Isidoro Trovato, Corriere della Sera 18/10/2012, 18 ottobre 2012
La battaglia per il diritto di esistere la conducono da anni ma adesso è arrivato il momento dei riconoscimenti
La battaglia per il diritto di esistere la conducono da anni ma adesso è arrivato il momento dei riconoscimenti. I professionisti senza Ordine attendono da tempo una regolamentazione: da mesi è in Parlamento il disegno di legge S3270, approvato dalla Camera in aprile e attualmente in discussione alla X commissione del Senato. Il testo si è arenato ma i lavoratori autonomi non mollano e domani a Roma il Colap (Coordinamento libere associazioni professionali) presenterà la prima indagine sulle professioni associative. Si tratta di un rapporto che cerca di far luce su un mondo che è sempre rimasto abbastanza nebuloso: parliamo di professionisti come tributaristi, amministratori di condominio, grafologi ma anche il popolo delle partite Iva. Una parte produttiva che non ha mai avuto organi di rappresentanza unitari e che quindi non ha mai fornito informazioni chiare sul suo impatto nel paese. Dall’indagine emerge un primo identikit dei professionisti non iscritti a Ordini: si tratta di una forza produttiva che vale il 4% del Pil e rappresenta circa il 14% degli occupati italiani. Realtà spesso alle prese con un sistema previdenziale molto più povero e incerto di quello delle professioni ordinistiche. Anche se il vero «nemico» di questi lavoratori è un altro: l’abusivismo. Per questo chiedono l’approvazione della legge che li regolamenti . In base al testo in approvazione al Senato, i liberi professionisti «non ordinistici» potranno confluire in associazioni professionali dopo aver terminato un percorso formativo e conseguito specifiche esperienze. L’associazione dovrà verificare e attestare le competenze acquisite, rilasciando un «certificato» a durata limitata. Ma non sarà che queste associazioni puntano a creare nuovi Ordini professionali? «Noi non vogliamo ingrossare le file degli Ordini professionali — ribadisce Giuseppe Lupoi, presidente del Colap — esistono differenze profonde tra noi e loro: gli Ordini sono enti pubblici, le libere associazioni sono organizzazioni private. Loro sono gli unici rappresentanti di una professione, le associazioni sono in concorrenza tra loro sullo stesso segmento professionale. Agli Ordini è obbligatorio essere iscritti per esercitare una professione, mentre nessun obbligo di iscrizione è previsto alle libere associazioni. Chiediamo un testo di legge che tuteli i cittadini da ciarlatani e presunti specialisti. Toccherà al ministero dello Sviluppo economico riconoscere le associazioni che dovranno poi certificare la reale competenza dei professionisti». Malgrado tutto però rimane alta la contrapposizione con gli Ordini professionali: inutile negare che ai commercialisti non piacerebbe un riconoscimento ministeriale dei tributaristi così come gli psicologi non vogliono alcun collegamento con i grafologi. «Per loro si tratta di problemi di business — obietta Lupoi — noi non vogliamo invadere il campo di nessuno, non cerchiamo equiparazioni ma regolamentazioni per evitare abusi. Siamo una forza attiva importante per il paese e i numeri lo confermano. Speriamo che la politica stavolta si accorga di noi». Isidoro Trovato