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 2012  ottobre 15 Lunedì calendario

AUTO. A TUTTO GAS PER DRIBBLARE (UN PO’) LA CRISI

Se ne vendono più che in Germania, Francia e Gran Bretagna. In un mercato che sprofonda sotto i colpi della crisi ? in calo del 26% nell’ultimo mese ? l’Italia si «consola» con il primato europeo per le vetture a gas. Nel tentativo di tagliare la spesa per benzina e gasolio ? la voce carburanti è quella che incide di più sui 4.600 l’anno necessari a mantenere un’automobile ? decine di migliaia di automobilisti si sono «convertiti» al Gpl e al metano.A settembre le vendite di nuovi prodotti sono schizzate alle stelle, rispettivamente +136,4 e +30,8%. Nei primi nove mesi il bilancio è ancora più netto: si parla di quasi 130 mila vetture bi-fuel (delle quali più di 90 mila sono a Gpl). Se non è un record poco ci manca, soprattutto in confronto alle 67 mila unità dello stesso periodo del 2011. Poca roba, invece, rispetto alle 500 mila unità del 2009, quando c’erano gli incentivi. Il fenomenoOra a sostenere la domanda sono principalmente i prezzi elevatissimi dei carburanti tradizionali. Passati i tempi nei quali con i maxi-bonus statali si portava a casa un’utilitaria a gas naturale con 5 mila euro, i listini sono mediamente più alti di 2 mila euro rispetto a quelli di una vettura normale. Anche se a colpi di promozioni la forbice si restringe sempre di più. Ecco perché il fenomeno merita di essere osservato con attenzione.C’è chi lo considera un piccolo «miracolo» italiano che altrove è già diventato un caso di studio: a parte pochi paesi come Polonia, Olanda e Turchia dove si registrano crescite importanti grazie a politiche fiscali favorevoli, all’interno dell’Unione Europea la quota di vetture a gas è ancora marginale. La stessa Volkswagen, dopo anni di scarso interesse nel settore, ha deciso di accelerare il passo e non solo sulle citycar, ma anche su modelli di fascia più alta, come le nuove Golf e Audi A3 a metano, in arrivo l’anno prossimo. Anche la Mercedes ha investito sdoganando il tabù del gas nell’alto di gamma. In un terreno ostico come quello europeo, offrire una gamma completa di alimentazioni e appetibile per il portafogli torna utile, eccome. Specie in tempi duri come questi. In Italia non c’è solo la Fiat che guida il mercato interno, altre case hanno imparato presto la lezione: sulle vendite Opel la percentuale del Gpl pesa per il 17% contro il 4,5% di un anno fa. Discorso simili per Ford, Peugeot e Citroën anche se in misura minore, mentre i giapponesi hanno scelto la strada dell’ibrido per poter competere a livello globale su tutti i mercati con uno standard unico. Filiera italiana Dietro alla battaglia del gas c’è sia la volontà di non lasciare spazio alla concorrenza sia la necessità di abbattere le emissioni inquinanti complessive, in vista dei nuovi severi parametri sulla CO2 imposti da Bruxelles. Una partita nella quale il nostro paese parte avvantaggiato. Avendo accumulato conoscenze grazie a una rete di piccole e grandi aziende specializzate da anni nel «gasauto». «È una filiera tutta Made in Italy ? spiega Alessandro Tramontano del consorzio Ecogas ? che crea posti di lavoro sul territorio ed esporta all’estero». I numeri delle «conversioni», cioè delle trasformazioni di vetture a benzina (quelle a gasolio non sono economicamente convenienti) parlano chiaro: da inizio anno sono state 125 mila, con la previsione di chiudere a fine dicembre a quota 160 mila. A trainare non solo il caro-benzina e diesel. «Molti li scelgono per poter circolare liberamente durante blocchi del traffico e targhe alterne. E siccome la macchina si tiene di più perché non ci sono i soldi, costa meno trasformarla che cambiarla», aggiunge Tramontano. Ma è un mercato ancora sottodimensionato per le reali possibilità, circa 250 mila pezzi l’anno. Nostalgia degli incentivi? «Non per quelli esagerati del 2009, ma se lo Stato optasse per modesti aiuti fra i 300 e i 1.000 euro sarebbe ampiamente ripagato dall’aumento degli introiti dell’Iva e di altre tasse. Inoltre, darebbe una boccata d’ossigeno ai concessionari in fortissima difficoltà».Negativo infine il giudizio sui bonus approvati in Parlamento per i mezzi al di sotto dei 120 g/km di CO2, in vigore da gennaio: «Serviranno solo alle flotte aziendali e rischiano di creare confusione fra i clienti privati». Si parla di misure che prevedono contributi fino a 5 mila euro per le elettriche con obbligo di rottamazione di un veicolo vecchio dieci anni. Secondo i concessionari di Federauto: «Soldi buttati, che non aiuteranno il settore a risollevarsi».
Daniele Sparisci