Eugenio Bruno, Marco Mobili, Il Sole 24 Ore 16/10/2012, 16 ottobre 2012
TAGLI DI SPESA PER 6,2 MILIARDI - A
pagare il conto della legge di stabilità saranno ancora una volta i contribuenti. Anche se in misura inferiore rispetto ad altri provvedimenti del Governo Monti. Stando alla relazione tecnica della legge di stabilità la partita sulle coperture se l’aggiudicano le entrate con il 51,8% delle risorse necessarie a fare quadrare i conti. Dei 12,9 miliardi di «mezzi di copertura» conteggiati per il 2013 oltre 6,7 arriveranno infatti da «nuove o maggiori entrate». A fronte dei 6,2 miliardi di minori spese. Ma nel 2014 e nel 2015 la forbice è destinata ad allargarsi perché il peso delle imposte arriverà al 60% del totale.
Le tabelle allegate al Ddl varato martedì scorso dall’Esecutivo e oggetto di limature e riscritture fino a ieri sera (su cui si veda altro articolo a pagina 5) confermano che le tre voci più pesanti da coprire sono la riduzione delle prime due aliquote Irpef, che da sola vale 4,2 miliardi l’anno prossimo e 6,6 nel 2014, la sterilizzazione di un punto d’Iva, che ne richiede 3,2, e la detassazione da 1,2 miliardi del salario di produttività. A cui vanno aggiunti i circa 4 miliardi di maggiori spese, di cui 2,2 di parte corrente. E tra questi spiccano i 500 milioni per il nuovo fondo sul fitto degli immobili delle Pa, i 464 per il trasporto locale e i 900 del nuovo "contenitore" creato a Palazzo Chigi per alcuni interventi settoriali (università statali, social card, terremoto dell’Aquila).
Per farvi fronte, come detto, l’Esecutivo utilizzerà soprattutto la leva fiscale. In particolare dal giro di vite sulle tax expenditure. L’introduzione di una franchigia di 250 euro sulle deduzioni e detrazioni Irpef riconosciute ai contribuenti con un reddito superiore ai 15mila euro vale circa 1,7 miliardi sul 2013 e, grazie all’effetto retroattivo di cassa, sul 2012. Che diventano più di 2 se al conto si aggiungono i 300 milioni attesi dalla previsione del tetto di 3mila euro per le spese "scaricabili" degli stessi soggetti.
Sempre sul fronte delle maggiori entrate va poi segnalata la stabilizzazione dell’incremento delle accise sui carburanti per il sisma in Emilia. Che "getta" 1,1 miliardi dal 2013 in avanti. Su livelli analoghi dovrebbe attestarsi la Tobin tax. Dall’imposta di bollo dello 0,05% sulle transazioni finanziarie sono attesi infatti 1.088 milioni di nuovi introiti oltre che un calo del 30% delle compravendite azionarie e dell’80% di quelle dei prodotti derivati. Degni di nota, inoltre, sono i 623 milioni che arriveranno dall’aumento (da 0,35 a 0,5%) dell’acconto sulle riserve tecniche delle imprese di assicurazioni e i 412 provenienti dal giro di vite sulla deducibilità delle auto aziendali.
Poche novità invece sul fronte delle minori uscite. I 3,8 miliardi attesi quest’anno con effetto sul deficit (che in termini di saldo netto da finanziare diventano 6,2) arriveranno soprattutto dal taglio alle autonomie. Regioni ed enti locali lasceranno sul terreno 2,2 miliardi nel 2013, nel 2014 e nel 2015. Per i governatori la stretta sarà ancora più sensibile visto che il fabbisogno sanitario nazionale dovrà essere di 600 milioni l’anno prossimo e di 1 miliardo nel biennio successivo.
Completano il conto delle minori spese correnti i 631,7 milioni di riduzioni imposte al cosiddetto «Fondo Letta», i 300 milioni di sforbiciata ai fondi per i progetti speciali degli enti previdenziali, i 19,8 prelevati dall’Agea e i 16,1 contabilizzati per il taglio del 50% sulla retribuzione dei permessi per l’assistenza ai disabili. Una misura questa che potrebbe anche essere cancellata dal testo definitivo della legge di stabilità.
Decisamente più asciutto l’elenco delle minori spese in conto capitale. Che può contare solo sui 5 milioni di risparmi sull’acquisto di mobili e arredi nella Pa e i 25 milioni "rimodulati" nel bilancio della Difesa.