Gianni Clerici, la Repubblica 16/10/2012, 16 ottobre 2012
GIOCO, SBAGLIO E SPACCO L’ISTINTO DEL TENNISTA FURIOSO
Nel corso della finale disputata domenica a Shangai, i due protagonisti, Nole Djokovic vincitore per 5-7,7-6, 6-3, e Andy Murray, hanno entrambi spaccato la racchetta. La notizia ha mosso qualche curiosità, soprattutto a chi ritiene la vittoria un fenomeno assoluto, e quindi si sorprende dell’equilibrio di vincitore e vinto nel furore distruttivo. Quanto a me, che mai avevo infranto racchette per pura avarizia, ho indagato sul costo dei due modelli la Head Speed MP del serbo, in vendita per 249 euro, e la Head Radical Pro dello scozzese, che costa venti euro meno. Ma, tenuto conto dei 669.450 dollari del primo premio, dei 328.260 del secondo e dell’indubbia generosità dello sponsor, questo problema non si pone. Mi è stato fatto notare che visto il punteggio, i due momenti di collera si erano verificati l’uno durante il break che era costato il primo set a Nole, l’altro nel tiebreak del secondo durante il quale Andy non ha concluso 4 dei suoi 5 match point.
La distruzione dello strumento che si potrebbe considerare un prolungamento del proprio corpo, secondo il mio consulente, lo psicoterapeuta Fulvio Scaparro, non è molto diverso dal pugno su un tavolo o dal lancio di un piatto, e rappresenta il disappunto contro se stessi per non essere riusciti in qualcosa di cui ci riteniamo capaci. Un simile fenomeno è molto meno insolito di quanto si possa ritenere. Un record di stravaganza spetta probabilmente allo svizzero Charles Aeschliman, buon amico di Suzanne Lenglen, che profittando della
contiguità di una segheria col Campo Centrale dell’Hotel Carlton di Cannes, lanciò la racchetta oltre il muro di confine, suggerendo di farla a pezzi, mentre un altro antenato, Cocò Gentien, si limitò a bruciarne le corde.
Per tornare a noi, in un mio pezzetto composto nel corso dell’ultimo Australian Open, davo conto di un possibile record di rotture, realizzato dal cipriota Baghdatis, frustrato da un break negativo contro lo svizzero Wawrinka. In soli 20 secondi Marcos Baggy riuscì a infrangere ben quattro racchette, incluse due ancora nuove e protette dalla fodera, contro il seggiolone arbitrale.
Non vorrei ora mi si prendesse per uno statistico, ma il mio amico Enzo Anderloni, direttore de Il Tennis Italiano, mi ha messo al corrente di una classifica di prossima pubblicazione, nella quale vediamo in testa quel russo matto di Safin, con 44 fusti sventrati nel 2005, e l’affermazione (incontrollata) di averne scagliati in cielo non meno di mille. Questa classifica vede Safin seguito nell’ordine da Ivanisevic, McEnroe, e - guarda guarda - Djokovic nel terzo turno 2011 di Wimbledon, proprio contro il recordman Baghdatis. Vengono poi Roddick, Fernando Gonzales e, prima tra le gentili signore, Vera Zvonareva.
Per concludere, non parrebbe possibile immaginare tra gli spaccatori quel modello di grande educazione di Federer, e tuttavia, forse a dimostrazione della sua umanità, anche il Gentleman ci si è provato, nella semifinale di Miami perduta nel 2009, proprio contro Djokovic. Tutto bene, dunque. Ma l’unico capace di spaccare la racchetta contro una testa, provocandosi tre punti di sutura, è il russo Youzhny, a Miami nel 2008, di fronte a Almagro. Altro che Baghdatis e compagni.