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 2012  ottobre 16 Martedì calendario

MA C’È UN LIMITE ALLE LEGISLATURE?

Walter Veltroni ha annunciato che non si ricandiderà alle prossime elezioni. Ma esiste un limite al numero di legislature per deputati o un senatori?

L’onorevole Veltroni è in parlamento dal 1987, quando la legislatura si concluderà, ci sarà stato - complessivamente - 26 anni. Potrebbe starcene, teoricamente, altrettanti, perché non esiste una legge dello Stato che impedisca di ricandidarsi e di essere rieletti oltre un certo numero di volte.

Ma non c’era una norma che limitava a tre le legislature per i parlamentari del Pd?

Sì, esiste, ma è una norma interna al partito e non una legge dello Stato che valga per tutti. Il limite di tre legislature imposto ai parlamentari del Pd, peraltro, è da intendersi come «il tempo di tre legislature complete», il che vuol dire che non può essere candidato chi abbia seduto sui seggi della Camera o del Senato per oltre 15 anni (pari, appunto, a tre legislature intere).

Ci sono delle eccezioni a questa norma interna al Pd?

Sì, ci sono: il Partito può decidere di ricandidare personalità di spicco o dirigenti investiti di rilevanti incarichi, anche se hanno alle spalle più di 15 anni di attività parlamentare. Ci vuole un voto della Direzione nazionale per ciascun candidato fuori quota, ma l’insieme delle deroghe non può superare il 10% delle candidature. Oggi, ad esempio, solo 25 dei parlamentari del Pd non potrebbero essere ricandidati senza deroga.

E per quanto riguarda gli altri partiti?

Al loro interno non sono state stabilite norme restrittive delle candidature.

Chi è candidabile al Parlamento nazionale?

Può essere candidato alla Camera dei deputati qualunque cittadino che abbia compiuto il 25° anno di età, e al Senato chiunque ne abbia almeno 40.

Chi, invece, non è candidabile?

Ci sono delle norme che stabiliscono in maniera minuziosa le cosiddette «incandidabilità», e riguardano alcune cariche pubbliche sia elettive che amministrative. Alcuni esempi: non sono candidabili al Parlamento i sindaci delle città con più di 20 mila abitanti e i presidenti delle giunte provinciali, a meno che non si dimettano sei mesi prima dell’appuntamento con le urne (ed è quanto hanno fatto alcuni presidenti di province destinate a scomparire). Inoltre non sono candidabili i capi di gabinetto dei ministri, il capo e il vice-capo della Polizia, i commissari straordinari di governo, più altri dirigenti pubblici ma con una serie di specificazioni.

Il fatto che non esistano vincoli normativi al cumulo delle legislature significa che c’è anche chi siede in Parlamento da vari decenni?

Assolutamente sì. Ci sono due senatori ultranovantenni - Giulio Andreotti ed Emilio Colombo - che sono in parlamento dall’Assemblea costituente. Ora sono senatori a vita, ma prima si erano fatti dieci legislature ciascuno, con regolare elezione.

E a parte i senatori a vita?

L’ex ministro Beppe Pisanu è quello che ha più legislature alle spalle: 11 per la precisione, pari a 40 anni tondi di vita parlamentare, essendo stato eletto nel 1972. Ma i plurilegislatura sono moltissimi: Mario Tassone, dell’Udc, ne ha nove, come Francesco Colucci che da 26 anni è anche deputato-questore. Ne hanno otto all’attivo anche gli ex ministri Giorgio La Malfa, Altero Matteoli e Anna Finocchiaro. È in parlamento dal 1972 anche Antonio Del Pennino, ma con un break di tre legislature. Sono a quota cinque mandati anche politici di più recente esordio, come Umberto Bossi, Roberto Maroni e lo stesso Silvio Berlusconi.

Nessuno ha mai pensato a mettere un tetto al numero dei mandati?

In Italia le proposte di legge non mancano mai. Sono le leggi regolarmente votate e pubblicate sulla Gazzetta Ufficiale, semmai, a fare difetto. E così anche in questa legislatura ci sono state lodevoli iniziative per evitare che la carica di deputato si potesse trasformare in posto fisso. C’è, per esempio, la proposta del senatore di prima nomina del Pdl, Raffaele Lauro, che ha chiesto di porre il tetto di tre legislature, senza ulteriori specificazioni. E poi ci sono i giovani, come il quarantenne del Pd Dario Ginefra, che vuole tre legislature e non più. O la giovanissima deputata del Pdl Gabriella Giammanco, che fa una concessione ulteriore: si può stare in Parlamento massimo cinque legislature di cui almeno tre complete.

E allora?

Allora nulla. Nessuna di queste istanze ha la benché minima speranza di essere discussa, votata e approvata in tempo utile da incidere sulle prossime liste elettorali: i partiti accolgono queste istanze per poterle poi esibire nei dibattiti televisivi («Noi, per la verità, avevamo proposto... eccetera, eccetera»), ma si guardano bene dal dar loro seguito.