Giorgio Napolitano, La Stampa 16/10/2012, 16 ottobre 2012
LETTERA DI GIORGIO NAPOLITANO
“CARO DOTTOR D’AMBROSIO, COLPISCONO LEI PER COLPIRE ME” –
Caro dottor d’Ambrosio,
l’affetto e la stima che le ho dimostrato in questi anni, sempre accresciutisi sulla base dell’esperienza del rapporto con lei, restano intangibili, neppure sfiorati dai tentativi di colpire lei per colpire me. Ce ne saranno ancora, è probabile: li fronteggeremo insieme come abbiamo fatto negli ultimi giorni. E la sua vicinanza e collaborazione resterà per me preziosa fino alla conclusione del mio mandato. Preziosa per sapienza, lealtà e generosità.
Ciò non significa che io non comprenda il suo stato d’animo e la sua indignazione (dire amarezza è poco). Le sue condotte, così come le ha ricostruite nella sua lettera sono state, e non solo in questi 6 anni, ineccepibili; e assolutamente obiettiva e puntuale è la sua denuncia dei comportamenti perversi e calunniosi -funzionali a un esercizio distorto del proprio ruolo - di quanti, magistrati, giornalisti e politici, non esitano a prendere per bersaglio anche lei e me.
Non posso, però, che invitarla a uno sforzo di rasserenamento e di ferma, distaccata predisposizione a reagire agli sviluppi della situazione. Traendo conforto anche dall’apprezzamento e dal rispetto che nutrono per lei tutti i galantuomini che operano nel mondo della giustizia o hanno comunque avuto modo di conoscerla e seguirla. Lo sforzo a cui la invito non è facile; e lo so perché non solo a esemplari servitori dello Stato, ma anche a politici impegnati in attività di partito e nelle istituzioni, possono toccare amarezze e trattamenti tali da ferire nel profondo. Lo potrà rilevare leggendo qua e là la mia autobiografia politica, che le invio - pur avendone lei forse già copia - come segno di amicizia e fiducia. Con viva cordialità