Federico Mastrogiovanni, il Fatto Quotidiano 13/10/2012, 13 ottobre 2012
IL RE DEI NARCOS MESSICANI FUGGE ANCHE DA MORTO
Nel pomeriggio di domenica, durante una sparatoria a Sabinas, nello Stato messicano di Coahuila, ha perso la vita Heriberto Lazcano Lazcano, il capo del cartello più sanguinario e potente del Messico, gli Zetas.
Il ministero della Marina e il Procuratore dello Stato di Coahuila, hanno confermato che il corpo di uno dei due civili abbattuti corrisponde a Heriberto Lazcano Lazcano, alias el Lazca o el Verdugo (il Boia), fondatore e leader del gruppo degli Zetas.
Lunedì sera sono circolate notizie incerte sulla presunta morte del capo degli Zetas, uno dei criminali più ricercati al mondo, su cui pendeva una taglia negli Usa di 5 milioni di dollari e in Messico di quasi 2 milioni di euro. È stata la Marina a diffondere la notizia che c’erano “forti indizi” che uno dei deceduti fosse proprio el Lazca.
LA NOTIZIA HA FATTO il giro della rete, trasformando in una burla l’incertezza delle istituzioni militari, che non avevano potuto identificare con esattezza il cadavere. La conferma ufficiale è arrivata solo la mattina di martedì: grazie alla comparazione di foto e impronte digitali, con le informazioni a disposizioni dei militari e della Procuraduría General de la República si è avuta la conferma che il corpo era proprio di Lazcano.
Però è stato impossibile procedere ad altre verifiche poiché il cadavere è stato rubato da un commando armato la sera di domenica, mentre era custodito in una camera mortuaria privata, abilitata al servizio di medicina legale, nel municipio di Sabinas. Né militari ne polizia statale erano di guardia. Lazcano è riuscito a fuggire anche da morto. La sua scomparsa ha riaperto anche il caso di Silvia Ortiz, 16enne scomparsa nel 2008, e ritratta accanto a Lazcano in una foto inviata dopo la morte del boss alla madre.
Giovedì è infine giunta l’ammissione da parte della Marina, che ha confermato quello che tutti pensavano e che ha ridicolizzato ulteriormente le istituzioni: l’uccisione del capo più ricercato del paese è avvenuta per puro caso. Nessuno sapeva che quello fosse il leader degli Zetas, né prima e né dopo la sparatoria. Per questo non è stato sorvegliato il suo corpo.
Heriberto Lazcano Lazcano, originario di Apan, nello stato di Hidalgo, era entrato nelle fila dell’esercito nel 1991, a 17 anni. Nel 1998, col grado di capo di fanteria, aveva lasciato l’istituzione militare dopo aver fatto parte del Grupo Aeromóvil de Fuerzas Especiales, un gruppo speciale dell’esercito addestrato per combattere la guerriglia e il narcotraffico in condizioni estreme. Il Gafe aveva assunto una certa rilevanza nella lotta all’Ejercito Zapatista de Liberación Nacional dopo il sollevamento del 1994 in Chiapas.
Insieme a Lazcano se ne andarono altri 40 ufficiali dei corpi speciali, che divennero i primi Zetas. Si misero a lavorare come guardie del corpo e sicari dell’allora leader del Cártel del Golfo, Osiel Cárdenas Guillén.
Dopo l’arresto e l’estradizione negli Usa di Osiel, nel 2003, el Lazca inizia ad accrescere il suo potere. Terzo nella linea di comando in pochi anni diventa il capo del gruppo di tagliagole, dopo che Arturo Guzmán Decena (“el Z-1”), viene ucciso in un attentato in un ristorante di Matamoros nel 2002 e Rogelio Gonzáles Pizaña (“el Z-2”) viene arrestato nel 2004.
Ma è solo nel 2008 che gli Zetas si trasformano in un cartello autonomo, contrapposto al Cártel del Golfo, siglando alleanze con altri gruppi criminali: il Cártel dei Beltrán Leyva e il Cártel di Juárez.
Il Lazca ha portato a termine importanti cambiamenti negli Zetas. Sotto il suo comando gli integranti del gruppo hanno cominciato a decapitare i cadaveri dei cartelli avversari e a introdurre un aumento della violenza e della crudeltà.
Inoltre il gruppo di sicari con Lazcano ha cominciato a “differenziare” gli affari: non più solo traffico di droga ma anche sequestro, estorsione, tratta di persone, di migranti, pirateria, furti d’auto, omicidi su commissione, traffico di prostituzione,
di minori, di armi, di organi. Gli
Zetas si sono strutturati sempre
più a imitazione della gerarchia
militare, includendo anche kaibiles, esperti tagliagole paramilitari provenienti dalle forze speciali del Guatemala.
L’organizzazione degli Zetas, conosciuta anche come la Compagnia, ha acquisito sempre più potere e la sua violenza e brutalità hanno dettato legge, costringendo gli altri cartelli a imitarli.
Oltre all’ironia sull’incapacità di proteggere il cadavere di Lazcano, l’opinione pubblica messicana mette in discussione anche la dinamica dell’uccisione. Accettando la versione che la Marina non sapesse chi fosse, ci si domanda come mai il grande capo del gruppo criminale più potente, armato e pericoloso del Messico viaggiasse solo con un luogotenente, con pochissime armi, senza alcuna protezione. In altri casi simili l’esercito ha dovuto sostenere sparatorie di ore, a fronte di decine di sicari pronti a tutto per difendere il loro capo.
È POSSIBILE che sia stato lasciato solo proprio dal suo cartello? Vero è che il governo di Felipe Calderón si è dedicato alla lotta a questo cartello in particolare (a volte trascurando gli altri). La morte di Lazcano farebbe pensare a una guerra di successione, anche se alcune fonti Usa informano che da mesi Lazcano era malato e aveva ridotto l’influenza sul cartello, lasciando sempre più spazio a Miguel Treviño Morales, alias el Z-40, il suo secondo e ora verosimilmente il nuovo capo.
Le elezioni presidenziali del 2 luglio hanno segnato l’inizio di una nuova fase anche negli equilibri della criminalità organizzata, legata a doppio filo ai partiti da una rete di corruzione e impunità. L’avvicendamento alla presidenza ha portato a riequilibrare i rapporti di forza tra i cartelli e i leader al loro interno. La “guerra al narco” inaugurata da Felipe Calderón nel 2006 continuerà con Peña Nieto, accusato, tra le altre cose, di aver finanziato la campagna elettorale con i soldi del narco. Altri leader cadranno finché si ristabilirà un equilibrio.