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 2012  ottobre 15 Lunedì calendario

KOCH, FRATELLI MILIARDARI FRA SCANDALI E POLITICA


La denuncia di un ex manager che lamenta di essere stato «imprigionato» e «interrogato» in una cittadina del West riporta alla ribalta la famiglia Koch, titolare del secondo gruppo privato degli Stati Uniti nonché in prima fila fra i finanziatori di Mitt Romney. Il manager in questione è Kirby Martenson ed era il vicepresidente di «Oxbow Carbon & Mineral International», di proprietà dei Koch, quando fu convocato ad Aspen, Colorado, dal miliardario William Koch - uno dei quattro fratelli dell’impero fondato dal padre Fred - e trasferito nel suo Bear Ranch di Gunnison dentro il quale è stata ricostruita una cittadina del vecchio West che prima sorgeva nei pressi di Canon City. Nel testo della denuncia presentata al tribunale di San Francisco l’ex manager accusa William Koch si averlo rinchiuso in un locale per giorni interni contro la sua volontà, interrogandolo su presunti episodi di malagestione prima di licenziarlo e farlo accompagnare fino a casa sua, in California, da una scorta armata.

Le accuse di «maltrattamenti» e «sequestro di persona» che investono Bill Koch rimbalzano sulla campagna elettorale per la Casa Bianca perché i Koch sono fra i maggiori finanziatori del partito repubblicano e Bill, in particolare, è legato a Mitt Romney da una stretta amicizia personale. È stato proprio Romney, durante un evento elettorale estivo in agosto nel New Hampshire, a svelare di essersi formato da ragazzo sul libro «Men to Match My Mountains» di Irving Stone, scoprendo di recente «a casa di un caro amico» che il titolo viene da un poema di Sam Walter Foss. Si tratta di un testo che evoca lo spirito inarrestabile dei pionieri Romney ne cita le strofe a memoria - ed il fatto che quel «caro amico» è Bill Koch testimonia un legame cementato da una comune visione dell’America come terra dove «gli uomini eguagliano le montagne» perché portatori «di una nuova era nelle loro menti» come scrisse Walter Foss.

Bill, Frederick, Charles e David sono i quattro fratelli che hanno ereditato l’impero della Koch Industries - nato grazie alla scoperta di un nuovo metodo per raffinare il greggio pesante - anche se a gestirlo sono rimasti solo David e Charles, entrambi protagonisti della Fondazione di famiglia al centro di una capillare rete di finanziamenti a centri studi conservatori e libertari. Grazie a profitti annuali stimati in cento miliardi di dollari, dal quartier generale di Wichita in Kansas, David e Charles gestiscono una rete di raffinerie, oleodotti e investimenti in una miriade di altre aziende che fanno di Koch Industries la seconda azienda privata non quotata in America dopo Cargill e di loro i titolari della maggiore ricchezza nazionale dopo quelle di Bill Gates e Warren Buffett.

Libertari per tradizione, convinti sostenitori dell’abbattimento delle tasse e della riduzione al minimo degli aiuti sociali, i Koch avversano le energie rinnovabili, tentando costantemente di spingere il Congresso a favorire le industrie petrolifera, del gas e dei prodotti chimici. Per questo donano ingenti fondi ai centri studi conservatori - dalla Heritage Foundation all’American Enterprise Institute - per promuovere tali idee e, pochi mesi fa, hanno tentato di assumere la gestione del Cato Institute. Sostenitore di Romney dal 2008, in luglio David Koch ha ospitato una raccolta fondi elettorale a suo favore che ha visto versare 50 mila dollari a ogni invitato mentre il fratello minore Bill ha donato almeno un milione di dollari a «Restore Our Future», uno dei super-Pac che affiancano la campagna repubblicana. Ma si tratta solo della cima dell’iceberg perché ben l’80% dei versamenti elettorali di Koch Industries dal 2011 è andato ai repubblicani, trasformando la famiglia in uno dei principali forzieri del Team Romney. Anche se ciò, a volte, può comportare qualche imbarazzo al candidato Mitt.