Ugo Magri, la Stampa 15/10/2012, 15 ottobre 2012
BERLUSCONI: FONDO UN NUOVO PARTITO
Al Cavaliere va tutto storto: il Milan, le aziende, per non dire del Pdl: dopo la resa nel Lazio sta per perdere la Lombardia e, quel che è peggio, gli elettori. I sondaggi sono in caduta libera, Berlusconi è il primo a non farsi illusioni. L’eco del passo indietro, che intendeva favorire un grande fronte dei moderati, è già spento nell’indifferenza dei centristi. Il «sacrificio» risulta vano, pure questa carta sembra bruciata. Come si regolerà adesso l’expremier? Che cosa matura nella sua mente? «Ovvio che ci stia lavorando, in caso contrario sarebbe un irresponsabile», banalizza la domanda il capogruppo al Senato Gasparri. «Secondo me tra poco qualcosa farà», si spinge avanti l’altro capogruppo Cicchitto, precisando burbero: «Ignoro che cosa. E comunque, anche se lo sapessi non lo racconterei certo ai giornali».
Scavando in giro, tuttavia, salta fuori che Berlusconi ha un ritorno di fiamma per la sua idea primigenia, che si riassume così: mollare il Pdl al proprio destino, come una zattera della Medusa tra i flutti, con a bordo l’intero equipaggio delle vecchie cariatidi, specie gli ex di An. E dare vita a una lista civica nazionale, dove potrebbe spendersi in prima persona. Il Cav progetta di candidare una folla di imprenditori, ma che sia gente già benestante di suo, che guardi alla politica come un servizio alle istituzioni e non come una fonte di arricchimento. Di imprenditrici nel Pdl ce ne sono già, dalla Santanché alla Brambilla. Berlusconi però non si accontenta. Pare stia esercitando le sue arti seduttive su alcuni grossi personaggi degli affari. E che abbia già strappato la disponibilità di un nome da Formula uno. Non è Luca Cordero di Montezemolo, come peraltro al Cavaliere sarebbe piaciuto, ma si tratta di Flavio Briatore. Il quale non ha certo bisogno di farsi conoscere dagli sportivi grazie alle sue gesta targate Benetton e Renault, né dagli amanti del gossip per via delle relazioni sentimentali tumultuose con supermodelle, e nemmeno dalla Guardia di Finanza per le tribolazioni col fisco del suo yacht. In questo momento conduce una trasmissione sul Canale 126 della piattaforma Sky, «The Apprentice», dove incarna il ruolo ricoperto nella versione Usa dal «billionaire» Donald Trump: la parte di un «boss» crudele e severo che seleziona un manipolo di apprendisti manager. A suo modo, un programma «cult». Ma la voglia di dedicarsi alla cosa pubblica contagia anche lui, che del Cavaliere è sempre stato amico (ne hanno parlato quando Silvio è stato suo ospite in Kenya un mese fa), e in fondo del berlusconismo Briatore rappresenta la prova vivente.
Di tutto ciò si è parlato venerdì a Palazzo Grazioli. Intorno al desco: Berlusconi, Gianni Letta, Alfano, il direttore del «Foglio» Ferrara e l’onnipresente svelta pragmatica Mariarosaria Rossi. Il padrone di casa dapprima ha subito le rimostranze del segretario Pdl che si lamenta del ruvido trattamento da parte del «Giornale» di famiglia. Poi è passato al contrattacco dicendo papale papale che il partito è alla canna del gas, «praticamente finito». Magari potrà ancora esprimere i candidati nelle regioni dove si voterà entro l’anno, ma per le Politiche urge pensare a qualcosa di diverso, alla lista civica degli imprenditori, eccetera eccetera. Discorsi ben noti ad Alfano, perché Berlusconi ne aveva parlato già nei mesi scorsi, salvo non farne nulla di fronte alle rimostranze dello stato maggiore. Stavolta però Silvio sembra più risoluto. Cerca al telefono la sondaggista di fiducia, Alessandra Ghisleri, perché gli sforni gli ultimi dati. A un certo punto, rivolto ad Angelino, gli fa: «Di questa nuova lista, perché non entri a far parte anche tu? Sei giovane, rappresenti il cambiamento, ci staresti bene».
Alfano, narra un testimone, l’ha presa come un attestato di stima. Salvo rispondere senza tentennamenti di no, «il mio posto rimane alla guida del partito, che ha ancora molto da dire». Se perfino il segretario seguisse l’esempio di Schettino, e desse l’impressione di salvarsi sulla scialuppa berlusconiana, allora sì che scatterebbe il fuggi-fuggi generale. E sulla zattera non resterebbe nessuno...