Bruno Ruffilli, Ia Stampa 13/10/2012, 13 ottobre 2012
LE MISSIONI IMPOSSIBILI DELL’UOMO DI AMAZON
[Incontro con Bezos, il più grande commerciante del mondo] –
Amazon è nata sui sedili di un’auto, nel lungo tragitto tra New York e Seattle, dove Jeff Bezos ha scritto un primo abbozzo di business plan. Al garage, luogo simbolo della nuova imprenditoria americana, c’è arrivata nel 1995, per vendere libri su Internet: oggi è il più grande negozio del mondo, virtuale e non.
E a 48 anni, con un capitale personale di oltre 23 miliardi di dollari, Bezos non è uno che si tira indietro di fronte alle sfide, come recuperare i resti dell’astronave Apollo 11 sul fondo dell’Atlantico o lanciare un tablet che rompa il monopolio dell’iPad. La prima missione partirà tra qualche mese, la seconda è già a buon punto: il Kindle Fire è la sola tavoletta che si è guadagnata uno spazio in un mercato dominato da Apple; in Italia arriverà il 25 ottobre in una versione riveduta e corretta. «Nel 2011 sono state lanciate due dozzine di tablet, ma nessuno ha avuto successo», riflette Bezos, camicia bianca e jeans, nella sede milanese di Amazon. «E questo perché? Perché sono dei gadget».
E il Kindle Fire cos’è?
«È il prodotto più venduto su Amazon, intanto. Ma noi puntiamo sul servizio. Non ci basta un ottimo apparecchio, con wi-fi superveloce, display di qualità, processore potente: il Kindle Fire è la porta verso il nostro negozio online».
Un approccio diverso rispetto ai concorrenti… «Non guadagniamo niente dai tablet, e nemmeno dai lettori eBook, come il nuovo Paperwhite che a novembre debutterà anche in Italia. Possiamo offrire tanta tecnologia a un prezzo basso perché i nostri profitti vengono dagli acquisti sullo store: libri, musica, film, giochi, giornali, ma anche altri beni di consumo».
Quindi per voi le specifiche tecniche non sono una priorità?
«Non è così importante che i clienti abbiano l’ultimo modello: chi acquista un libro con un Kindle di cinque anni fa comunque ci arricchisce. Abbiamo un nuovo lettore eBook, che è il migliore di tutti gli altri, ma non costringiamo nessuno a cambiare, mentre chi vende hardware punta sul costante rinnovamento (a questo punto Bezos guarda ironico l’iPhone 5 con cui è stata registrata l’intervista, ndr)».
Amazon ha cominciato vendendo beni di consumo, e ancora oggi è qui che trae gran parte dei ricavi. Ma col tempo i contenuti digitali sono diventati sempre più importanti, e oggi è in discussione il concetto stesso di possesso: a che serve avere un Mp3 sul computer se posso ascoltarlo in streaming quando voglio, senza occupare il mio hard disk?
«Qui farei una distinzione. Per i film ha più senso il noleggio e lo streaming, anche se il download è d’aiuto quando si è offline. Ma scaricare libri elettronici da 1 Megabyte non è un problema. Per la musica Amazon offre una soluzione ibrida: i file sono conservati nel cloud e quando servono è possibile ascoltarli in streaming su qualsiasi apparecchio o scaricarli di nuovo, naturalmente senza pagare».
Ma poi saremo costretti a vedere film sui sette pollici del tablet?
«Abbiamo trovato il modo di far dialogare il Kindle Fire con la XBox di Microsoft, la Playstation, le smart tv. E basta un semplice cavo per collegarlo al televisore».
E chi ha un iPad?
«Puntiamo molto sull’interoperabilità: chi compra un libro o una canzone sul nostro store può goderne su ogni apparecchio. Abbiamo app specifiche per iPad, iPhone e Android, ma anche per Blackberry e computer, sia Mac che Windows. È un caso unico; pensi agli eBook di iTunes, che si possono leggere solo sull’iPad: è un approccio completamente diverso, il nostro è un ecosistema molto più ampio...» Che però non sempre basta a garantire prezzi davvero bassi. Come mai i libri digitali costano tanto?
«Con il nostro programma Kindle Direct Publishing chi scrive può pubblicare libri direttamente, quindi di solito sono più economici di quelli delle case editrici tradizionali. Sono convinto che questo modello alla lunga farà vacillare il vecchio sistema di prezzi; d’altra parte le case editrici devono ancora familiarizzare col business degli eBook, ci vorrà del tempo».
Come si evolverà Amazon?
«Gli apparecchi mobili miglioreranno e si diffonderanno ovunque: più autonomia, più velocità, display migliori. Questo per noi significherà maggiori opportunità di vendita, perché su tablet e smartphone è ancora più facile accedere ai nostri store, sia digitali che fisici».
Quali sono le scelte di cui va più fiero?
«Sono fiero quando per Amazon scelgo la via più coraggiosa, magari più difficile e meno remunerativa, ma più innovativa. Fino a otto anni fa, ad esempio, eravamo solo esperti di vendite online, così quando abbiamo puntato sull’hardware e sui servizi, con il Kindle e il suo store siamo partiti da zero. Come bambini, abbiamo camminato e inciampato, ci siamo scottati, ma abbiamo seguito la nostra intuizione. È stata un’esperienza che ci ha fatto crescere».
Facebook cita la cultura hacker, Apple si pone al crocevia tra arte e tecnologia. E Amazon?
«Abbiamo tre principi fondamentali. Primo, l’ossessione per il cliente, anziché per i concorrenti, poi la continua ricerca dell’innovazione, e infine la pazienza: pensiamo sul lungo termine, sappiamo aspettare i risultati».
C’è chi vede in lei il nuovo Steve Jobs. Che ne pensa?
«Prima di tutto, è un grande complimento, che sinceramente apprezzo. Ma non è così che mi vedo io: ad Amazon abbiamo il nostro approccio, seguiamo una strada che è solo nostra».