Deborah Ameri, Il Messaggero 13/10/2012, 13 ottobre 2012
TWITTER È DONNA E PARLA INGLESE
È donna, ha circa 20 anni, parla inglese. Ha un iPhone o un iPad e discute soprattutto di famiglia e moda. Signore e signori ecco a voi l’utente medio di Twitter, il sito di microblogging che oggi conta 500 milioni di account in tutto il mondo. Ormai con i cinguettii (i tweet) si informa, si insulta, si litiga, si corteggia. L’americana Beevolve, una piattaforma che monitora il traffico dei social media, ha eseguito il più vasto studio su Twitter mai realizzato spulciando ben 36 milioni di profili e raccogliendo tutti i dati possibili attraverso bio, tweet, retweet, nomi, foto e altri parametri, mescolando il tutto in algoritmi studiati per tratteggiare un identikit dell’utente medio. Che oltre a essere una giovane donna di lingua inglese, ha 208 follower, segue 102 persone e sceglie come colore di sfondo il viola o il rosa.
Il 53% degli iscritti infatti è donna, il 73% ha un’età compresa tra i 15 e i 25 anni e ben la metà vive negli Usa. Nella classifica dei Paesi più cinguettanti al secondo posto c’è la Gran Bretagna (con il 17% degli utenti), seguono l’Australia (4%) e il Brasile (3,4%). In Europa i più attivi sono i francesi (1,7%). L’Italia si piazza tra gli ultimi, dopo Indonesia, Iran e Irlanda.
Si consolino quelli che vorrebbero avere più seguito. L’80% dei tweeter (come vengono chiamati i fan del microblogging) ha da 0 a 50 follower. Solo una piccolissima percentuale può vantare dai 10.000 ai 100.000 fedelissimi. E sei persone su 100 non sono seguite da nessuno.
E’ interessante notare come nei Paesi in via di sviluppo ci sia una netta differenza dell’uso tra uomini e donne. In India per esempio oltre l’80% degli utenti è maschio e in Brasile il 60%.
Le donne scrivono più tweet, in media 610 contro i 567 degli uomini, e affrontano temi specifici: famiglia, arte, moda e intrattenimento in genere. Mentre lui preferisce discutere di tecnologia, sport e affari.
Nonostante Android sia prominente sul mercato dell’hi-tech chi twitta lo fa in genere con uno strumento Apple, un iPhone o un iPad, e per descriversi, nella breve biografia che si può presentare ai follower, la parola più gettonata è love.
La ricerca conferma anche quello che la pratica e il buon senso già avevano stabilito: più tweet = più follower. Se si vuole avere un ampio seguito bisogna essere attivi e postare messaggi, possibilmente che riguardino temi differenti. In tre anni un milione di utenti attivi ha invaso il sito con un miliardo di tweet, una valanga fatta di 140 caratteri alla volta.
E di questi tempi Twitter è diventato qualcosa di più di un micro blog. Ha avuto un ruolo centrale nella primavera araba, dopo il terremoto in Giappone, nelle denunce di attivisti in tutto il mondo. La regina d’Inghilterra posta i suoi annunci, Barack Obama i suoi commenti. E c’è persino qualcuno che lo ha proposto per il premio Nobel per la pace.