13 ottobre 2012
DAL NOSTRO INVIATO
TOKYO — L’alto debito non è solo un problema italiano, ma «è il maggiore ostacolo» alla crescita delle economie avanzate. Christine Lagarde, direttore generale del Fondo monetario, apre l’assemblea annuale lanciando l’allarme sul grande affanno dell’economia. Il debito — dice — ha raggiunto nei Paesi industrializzati nel loro complesso il 110% del Pil, che è «il livello più alto dalla seconda guerra mondiale». E se c’è una «lezione chiara della storia» è che «ridurre il debito pubblico è incredibilmente difficile senza crescita». Di contro «un debito alto rende più difficile crescere». E allora, secondo Lagarde, «non dobbiamo illuderci», perché «se non c’è sviluppo il futuro dell’economia globale è in pericolo». Un pericolo reale visto che la crisi ha già prodotto secondo l’Ilo (Organizzazione internazionale del lavoro) 30 milioni di disoccupati che, in mancanza di iniziative concrete ed efficaci dei Paesi più industrializzati, potrebbero salire di molto.
Lagarde insiste: l’eccessivo livello del debito, dice, «lascia i governi altamente esposti alle rapide oscillazioni della fiducia». Inoltre, «lega loro le mani, specialmente se cercano di costruire le infrastrutture del ventunesimo secolo nel rispetto delle promesse sociali». Ma «non ci sono scorciatoie», per uscire dalla crisi, osserva Lagarde, «la strada che abbiamo davanti è stretta e lunga», ed è fatta di una «politica monetaria accomodante; di un giusto ritmo di risanamento dei bilanci, tale da non compromettere la crescita e ridurre il debito nel medio termine; di riforme strutturali e di risanamento, dove necessario del settore bancario». Che non sia facile ridurre il debito lo testimonia il ministro dell’Economia, Vittorio Grilli: nell’aggiornamento del Def, dice, «il dato del debito è cresciuto perché è diminuito il Pil, è aumentato il fabbisogno visto che non siamo ancora in pareggio e hanno pesato gli aiuti dei Paesi nel programma di aiuti europei». Sull’altro fronte «è quasi conclusa» la vendita di Sace, Simest e Fintecna per 10 miliardi. Ma non è che si risolve tutto vendendo, non è che si cambierebbero di molto le cose «se il prossimo governo» vendesse per esempio Enel e Finmeccanica, cosa oggi «non all’ordine del giorno». Per ridurre il debito, «ogni piano di dismissioni per essere consistente e credibile deve avere un respiro di medio e lungo periodo». In ogni caso, per il governatore della Banca d’Italia Ignazio Visco, che ha dato un’intervista al quotidiano finanziario giapponese Nikkei, «la situazione dell’Eurozona è migliorata rispetto ad un anno fa» e «la ripresa in Italia si avrà durante il 2013».
Secondo Grilli però «restare immobili è impossibile», «non si può smettere di essere rigorosi sui tagli alla spesa se si vuole essere più dolci sul fronte delle tasse», non si può andare più lentamente nel risanare i conti pubblici perché i mercati reagiscono male come si è visto fino a luglio. Grilli dice così la sua sul dibattito in corso a Tokyo fra chi, Lagarde in testa, chiede di dare più tempo ai Paesi in difficoltà, Grecia in testa, per non aggravare la recessione e impedire sine die la ripresa. E chi invece, come la Germania, insiste sul rigore senza cedimenti. Uscire dalla crisi «è una maratona, non uno sprint: potrebbero volerci dieci anni» dice per esempio Lagarde parlando della Grecia. «Quando si corrono 42 chilometri non ci si può semplicemente girare e andare in un’altra direzione», risponde il ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble mantenendo il paragone podistico.
Stefania Tamburello