Stefano Feltri, il Fatto Quotidiano 11/10/2012, 11 ottobre 2012
ALTRO CHE GAFFE, POLILLO È IL VENTRILOQUO DI MONTI
Monti? No, non mi ha chiamato. E perché poi? Ho soltanto detto che poteva esserci il taglio dell’Irpef nella legge di stabilità, e il taglio è arrivato”. Nessun membro del governo è finito tanto sui giornali per dichiarazioni poco felici quanto Gianfranco Polillo, sottosegretario all’Economia poco incline alla perifrasi. L’accento romano, la fama di gaffeur, l’onnipresenza televisiva, la pensione a 20 mila euro da ex barone universitario, aiutano chi vuole presentare Polillo come la macchietta del governo (lui colleziona le vignette più feroci che gli vengono dedicate). Ma non è proprio così.
QUELLE DI POLILLO non sono gaffe in senso tecnico, diciamo che sono messaggi montiani depurati da quella retorica di origine gesuitica che permette al premier di spalmare concetti semplici quanto sgradevoli su decine di subordinate, così da neutralizzarli.
Se Polillo continua a resistere, sostanzialmente impunito, è perché le sue intemerate non sono gaffe, ma la versione volgare (nel senso di tradotta per il volgo) del montismo accademico. La settimana scorsa il premier aveva detto in Parlamento: “Non escludo che si possa individuare un percorso, anche soltanto per una prima tappa, di riduzione del carico fiscale”. Giovedì il Consiglio dei ministri, il più lungo dell’era tecnica nella quale la democrazia è diventata prevalentemente notturna: riunioni alle sei del pomeriggio, comunicati all’una di notte, conferenze stampa tra le due e le tre del mattino, quando i giornalisti dormono e non possono fare domande sgradite (tanto Monti e il suo staff hanno imparato che è facile conquistarsi le prime pagine, basta anticipare a turno ai quotidiani amici le bozze delle misure e la riconoscenza è garantita).
NELLA NOTTE può succedere tutto e niente: a ogni sessione di bilancio sono circolate voci di taglio delle tasse, grazie al mitico fondo che dovrebbe raccogliere i proventi dalla lotta all’evasione fiscale (nessuno ha mai capito come si distingua l’extra-gettito da quello normale). E anche questa volta poteva rimanere solo una lista di buone intenzioni. Polillo si è mosso perché sapeva che alcuni ministri erano entrati in Consiglio pronti a opporsi al taglio delle tasse, tipo Renato Balduzzi che a ogni giro si vede limate le risorse per la Sanità. “Non ci credo a quello che ho letto sui giornali”, dice il sottosegretario, che nel governo si considera vicino soprattutto a Corrado Clini ed Elsa Fornero, i due che secondo alcuni retroscena avrebbero chiesto al premier le sue dimissioni .
Pochi minuti dopo che Polillo ha annunciato a Ballarò, su Rai3, il taglio dell’Irpef per il 2013, arriva la nota di Palazzo Chigi che definisce priva di fondamento ogni indiscrezione sulla legge di Stabilità, “anche se proveniente da ministri o sottosegretari, anche nel corso di trasmissioni radiotelevisive”. Ma ormai il danno non è rimediabile: il governo abbandona in un attimo l’obiettivo più annunciato degli ultimi mesi – quello a cui il ministro dell’Economia Vittorio Grilli ha dedicato più dichiarazioni – cioè evitare l’aumento dell’Iva a luglio prossimo. E lo sacrifica per tagliare di un punto l’aliquota più bassa dell’Irpef. Grilli, che è il capo di Polillo, non ne esce benissimo, ma almeno così può scaricare sul sottosegretario la responsabilità di non aver mantenuto l’impegno. Polillo si pente, si scusa di aver dato l’impressione di usare Ballarò per influenzare la riunione del Consiglio dei ministri? Macché. Anzi: “Per la prima volta, avendo aggiunto la stabilità strutturale, possiamo fare politica economica pura”. E spiega che solo con questo impianto la legge di stabilità può funzionare: sale l’Iva per fare un po’ di svalutazione interna e scoraggiare le importazioni, il taglietto all’Irpef darà almeno la sensazione di avere più soldi in tasca a chi può spenderli. Nella speranza che aumentino i consumi.
IN FONDO POLILLO ha sempre detto in modo ruvido quello che il governo cercava di sfumare: “Meno vacanze per lavorare di più e far salire il Pil” (poi il governo prova ad accorpare le festività e negozia coi sindacati aumenti dell’orario di lavoro), “gli accordi che hanno prodotto esodati si possono annullare” (la Fornero si infuria, ma ora Grilli annuncia un fondo per aiutare i lavoratori scoperti). Polemica dopo polemica, Polillo si sente addirittura più forte: “Il futuro? L’unica cosa che non posso fare è fondare un partito, quello lo lascio a Giulio Tre-monti. Troppo faticoso”.