Giuseppe Marcenaro, il Venerdì 12/10/2012, 12 ottobre 2012
MALAPARTE SEGRETO NARRATO DA TAMBURI: QUANDO LA TRAGEDIA ERA SCAPESTRATA
Si erano conosciuti una sera d’estate del ’36, a Roma, da Dreher, birreria ritrovo di giornalisti, gente di teatro, pittori. Malaparte aveva trentotto anni. Al culmine della notorietà, avido di cose e persone, contemplava se stesso con indomito compiacimento. Già direttore della Stampa e amante della nuora del padrone. Autore di ispidi pamphlet. Confinato a Lipari per iperfascismo dai suoi compari camerati. Cacciato dall’ordine dei giornalisti. Poi perdonato. Orfeo Tamburi di anni ne aveva ventisei. Dalla natia Jesi, con la testa nei sogni, era approdato a Roma nel 1927. Voleva fare il pittore. Viveva in camere avventizie e ritraeva gli angoli della capitale, girando per le strade con il coetaneo Ennio Flaiano. Guardava agognante, come fossero dietro un vetro opaco, quanti erano già personaggi: Cecchi, Barilli, Aniante, Moravia, Gallian... Sbirciava la Galleria della Cometa con de Libero e Cagli. Qualche volta accompagnava a casa Vincenzo Cardarelli. Era anche riuscito a fare una scappata a Parigi, incontrandovi De Chirico, Campigli, De Pisis. Ma fu Malaparte la sua fortuna. Gli consentì uno stipendio fisso. Si sarebbe occupato della rivista Prospettive. Tamburi ne divenne l’art director. Doveva scegliere immagini, foto, dar tono alla grafica, eseguire disegni. Per vent’anni, mentre si stava affermando come pittore, Tamburi collaborò a tanti lavori di Malaparte: libri, commedie, film. Più tardi, a conti fatti, trasferitosi a Parigi, come un ex-voto sciolto a onore di chi gli aveva aperto una strada, Tamburi «dipinse», scrivendolo, un doppio ritratto. Quello dell’ineffabile Curzio sovrapposto al suo. Apparve nel 1979, in francese, con il titolo Malaparte à contre-jour. In italiano divenne Malaparte come me, con un testo di Montanelli «che colse l’occasione per ricordare i suoi incontri con lo scrittore toscano, che in realtà non amava e non aveva mai amato». Dicendo tuttavia che Malaparte era migliore del personaggio che di se medesimo aveva costruito. Adesso, con una prefazione di Francesco Perfetti, Malaparte come me torna in libreria (Le Lettere, pp. 104), con il suo fascino di narrazione in presa diretta. Il ritratto di Malaparte è di peculiare originalità. È una voce (il libro fu inciso a magnetofono) che evoca l’autore della Pelle e Kaputt. Ce lo mostra in aneddoti irriverenti. Tamburi evita la piaggeria e tira dritto sull’onda dei ricordi. Partendo dal tempo in cui incontrò l’avventuriero. Un «navigato» delle strategie della vita. Maestro di intrighi. Menzognero. Ma seducente e fraterno. Pagine fertili come il fervore della memoria, complesse e rivelatrici. Luci e ombre di una scapestrata grandezza umana e letteraria.