Gianfrancesco Turano, l’Espresso 12/10/2012, 12 ottobre 2012
MATTONE FOOTBAL CLUB
Luca Parnasi ha 35 anni. L’età ideale per essere il profeta dell’illusionismo palazzinaro datato secolo XXI. Costruisce, inaugura, progetta per milioni di metri cubi. In realtà, è una proiezione della banca edificatrice. Per l’esattezza, di due banche. La Bnl francesizzata, fino a un certo punto, in Bnp Paribas e l’ex Banca di Roma che, prima di milanesizzarsi fino a un certo punto in Unicredit, ha accompagnato la carriera del capostipite Sandro Parnasi (non Alessandro, proprio Sandro), 82 anni. Il rampollo ha preso le redini del gruppo Parsitalia in un momento di massima esposizione mediatica. Il nuovo stadio dell’As Roma e la nuova sede della Provincia di Roma sono l’esame di laurea per il giovane imprenditore, così credente e praticante del culto romanista da convocare gli ex campioni giallorossi Odoacre Chierico e Giuseppe "er Principe" Giannini per trionfare nei tornei amatoriali.
Ma per vincere il campionato dei palazzinari, che non è sport per signorine, ci vuole altro. Intanto, le buone relazioni con il generone romano, ospitato in blocco venerdì 5 ottobre dall’avvocato di Unicredit e vicepresidente romanista Roberto Cappelli nella sua dimora in via dei Monti Parioli. Alla cena in onore di Jim Pallotta, il paisà di Boston alla guida della Roma, Parnasi ovviamente c’era accompagnato dalla moglie, l’attrice tedesco-napoletana Christiane Filangieri sposata nel settembre 2010. L’imprenditore ha trascorso parte della serata in colloquio cordiale con il sindaco Gianni Alemanno. Senza trascurare gli altri invitati, fra i quali spiccava la crème degli avvocati della capitale: Francesco Carbonetti, Attilio Zimatore, Mario Tonucci, Francesco Gianni.
Per il settore finanza, erano presenti Paolo Fiorentino (Unicredit), Piergiorgio Peluso (Unicredit, Fondiaria-Sai e oggi Telecom), il presidente di Bnl Luigi Abete con il fratello Giancarlo, numero uno della Federcalcio. Fra gli ultras di Calabria Giallorossa, immancabili Pippo Marra (Adn Kronos) e Antonio Catricalà (governo Monti). Presente anche Claudio Toti, costruttore della Lamaro e proprietario con il fratello Piergiorgio di una delle tre aree in lista per lo stadio della Roma (Bufalotta).
Ma i Toti non sono i veri rivali di Parnasi. Otto anni fa, Lamaro e Parsitalia acquistarono assieme la Tenuta Leprignana dall’allora proprietario della Roma Franco Sensi, già avviato verso la rovina. Sempre insieme, Parnasi e Toti hanno costruito Porta di Roma, uno dei maggiori centri commerciali a nord della città.
Con buona pace dei Toti, Parnasi è il favorito con l’area di Tor di Valle. Lo vuole Unicredit. Lo schema, tutto sommato, è semplice. Tor di Valle non è di Parnasi ma di Gaetano Papalia. Il re degli ippodromi (Tor di Valle, appunto, Le Cascine a Firenze e Agnano a Napoli), figlio dell’ex proprietario del Plaza in via del Corso, è stato il candidato perdente a sindaco di Rieti per il centrosinistra nel 2007. Papalia è indebitato, impiombato da una cartella Equitalia da 17 milioni di euro e in crisi di liquidità, tanto che fatica a pagare gli stipendi ai lavoratori di Agnano. La famiglia Papalia è esposta con Unicredit e Bnl, le stesse che finanziano Parsitalia e che attraverso le loro fiduciarie Cordusio e Servizio Italia sono intestatarie al 100 per cento del gruppo Parnasi. Con la moral suasion dei creditori, lo scorso aprile Papalia ha firmato un accordo con cui cede a Parsitalia l’uso dell’area di Tor di Valle, che sia per costruire il nuovo stadio al posto dell’ippodromo o per farci edilizia commerciale-residenziale se il Comune concederà la variazione d’uso.
Unicredit è anche azionista della Roma e preme sui soci americani per favorire Parnasi. Ma Pallotta non ha alcuna intenzione di correre al bancomat. Sebbene abbia dichiarato che punta al 2016 per il nuovo stadio, fonti accreditate dell’As Roma parlano di 2017-2018 al più presto.
Nel frattempo, Parnasi deve muovere la classifica. Come sponde politiche, è ben coperto sulle ali. Con il centrosinistra romano i rapporti sono buoni. Al contempo, ha puntato su Fare Futuro di Gianfranco Fini, che ha finanziato. E da qualche giorno ha ingaggiato un lobbista di vaglia, Riccardo Pugnalin, che lavora con Sky Italia e si è formato con Marcello Dell’Utri.
Gli affari in ballo sono tanti. Parnasi ha 814 villette in vendita a Montalto di Castro. Altre ne ha costruite a Fregene abbattendo la villa di Federico Fellini. Si è buttato nelle energie alternative con altri due nomi illustri dell’impresa capitolina come Alfio Marchini e la famiglia Jacorossi. Annuncia investimenti da 5 miliardi di euro nei prossimi cinque anni. Ma il mercato è quello che è e Parsitalia deve lottare partita per partita.
La holding dei Parnasi ha un debito netto superiore a 400 milioni a fronte di 150 milioni di ricavi. La torre Eurosky, colosso alto 120 metri costruito nella zona del Torrino a sud della capitale, è ancora per metà deserta. Il nuovo progetto catanese di San Berillo, in partenza dopo anni di rinvii, è molto ambizioso e molto dispendioso (oltre 200 milioni). E le banche, di questi tempi, ci vanno coi piedi di piombo.
Come nella Prima Repubblica, quando papà Sandro Parnasi vendeva l’invendibile agli enti pubblici, il sostegno al gruppo arriverà dalla Provincia di Roma che si è impegnata ad acquistare entro fine anno la torre costruita da Parsitalia a poca distanza dal grattacielo Eurosky. Il prezzo per i 67 mila metri quadrati di uffici è fissato in 263 milioni. Significa 4 mila euro al metro quadro, non pochissimo per un acquisto in blocco, sulla carta e in una zona periferica.
La Provincia, che sarà assorbita nell’area metropolitana di Roma alla fine del 2013, ha approvato l’acquisto per unificare le dodici sedi sparse dell’ente. Avrebbe potuto prendere un’area del Comune a Pietralata, risparmiando 100 milioni. Ma il problema risparmio, paradossalmente, è secondario. La Provincia non ha 263 milioni e neppure 160. Né può chiederli. Allora ha stabilito di pagare il nuovo immobile con il ricavato dalla cessione di vecchi immobili. Come? Conferendoli a un fondo imobiliare. Il fondo sarà gestito da una sgr scelta tra due offerte presentate pochi giorni fa. Una sgr fa capo alla Banca Popolare di Bari. L’altra ai soliti noti di Bnp Paribas Real estate e Unicredit.
In sintesi, da Papalia al palazzo della Provincia, dall’ippodromo alla lupa romanista, le stesse banche dettano lo spartito. Gli imprenditori ballano.
Non proprio tutti, s’intende. Come in tutte le vicende romane, c’è un convitato di pietra. Alla cena dell’avvocato Cappelli non c’era Francesco Gaetano Caltagirone. L’ex scalatore di Bnl e attuale azionista di Unicredit è sospettato di essere l’animatore poco occulto della campagna sul grattacielo della Provincia lanciata dal "Messaggero", dal "Mattino" e dal free-press "Leggo" (tutti di Caltagirone editore). Vecchie ruggini con Sandro Parnasi, dicono gli orfani della vedova Angiolillo, compianta maestra di cerimonie nel suo salotto romano frequentato fino alla fine anche da Parnasi junior.
Tra palazzinari, chi è senza peccato scagli la prima cazzuola. Ma la torre Europarco, sotto il piano finanziario, non si regge in piedi. L’incasso di 220 milioni con cui Zingaretti conta di pagare, in parte, la torre di Parnasi è legato alla vendita di immobili di indubbio pregio e appetibilità incerta come la sede dei carabinieri in piazza San Lorenzo in Lucina. La vicenda ha anche una tinta politica. L’operazione risale al 2005 quando il presidente della Provincia era Enrico Gasbarra, un possibile candidato per il Campidoglio, e sarà portata a termine da Zingaretti, in corsa per la Regione Lazio. Attaccando la torre, Caltagirone attacca entrambi. E, di conserva, anche Luca Parnasi che finora non ha replicato per timore di aizzare un avversario potente. Nel caso del giovane Luca, però, le vecchie ruggini non c’entrano. Tra le finaliste per il nuovo stadio della Roma c’è anche l’area di Tor Vergata, che è nella disponibilità dello stesso Caltagirone. Vallo a spiegare a Jim Pallotta da Boston. Nella cena a casa Cappelli non ci hanno nemmeno provato.