Antonio Castro, Libero 10/10/2010, 10 ottobre 2010
LA LEGGE SALVA-ESODATI COSTA PIÙ DELLA RIFORMA
[La Ragioneria dello Stato boccia il ddl bipartisan per ampliare la platea dei tutelati: «Mancano 25 miliardi»] –
A luglio il ministro del Welfare Elsa Fornero aveva assicurato che entro il 2020 la riforma del sistema pensionistico avrebbe portato a risparmi «per oltre 22 miliardi di euro». Ieri la Ragioneria generale dello Stato ha bocciato senza appello la proposta di modifica bipartisan - approdata questa settimana a Montecitorio - per l’allargamento della platea e l’anticipo dell’età pensionabile, visto che avrebbe comportato «maggior oneri per circa 30 miliardi di euro». Nel dettaglio: l’ampliamento della platea degli esodati costerà 10,476 miliardi cumulati tra il 2012 e il 2025; la deroga ai requisiti per andare in pensione avrà un onere di 16,842 miliardi cumulati tra il 2013 e il 2022; mentre circa 5 miliardi costerà l’estensione agli statali. Trenta miliardi a spanne.
Insomma, il disegno di legge (primo firmatario l’ex ministro del Lavoro Pd, Cesare Damiano) sarebbe costato più di quanto si era ipotizzato di risparmiare grazie alle riforme degli ultimi 10 anni. Scrive il Ragioniere generale dello Stato, Mario Canzio, nella Relazione inviata in Commissione Lavoro: «Si rileva che il complesso delle disposizioni in esame, dirette ad abbassare significativamente l’età media di accesso al pensionamento, determina oneri di rilevante entità, compromettendo non solo gli effetti della riforma operata con il decreto legge 201/2011 ma anche quelli del complessivo processo di riforma implementato negli ultimi 10 anni». Come dire: i signori deputati - che avevano stimato in “soli” 5 miliardi l’impatto finanziario - non sanno far di conto, o quantomeno fanno finta, a pochi mesi da un importante tornata elettorale, che il costo sia sostenibile.
Messa la parola fine con i numeri in colonna (dal costo insostenibile), adesso bisogna trovare una soluzione. Ma non sarà facile. Uno degli “azionisti di riferimento” del governo tecnico, il leader del Pd Pierluigi Bersani, è consapevole che sulla partita esodati si gioca buona parte del consenso che il sindacato potrà portare. Le promesse stanno a zero, e i fischi che hanno accolto ieri Raffaele Bonanni (Cisl) in Piazza Montecitorio, la dicono lunga sul clima. Comprensibile, quindi, che Bersani faccia la voce grossa: «Il governo dica qualcosa», incalza, «non può limitarsi a dire “questa legge proposta dal Parlamento non va bene perché non c’è copertura”. Dica qualcosa, nell’anno di grazia 2013 avremo alcune migliaia di persone senza salario, senza pensione e senza ammortizzatori. Vogliamo dire come si fa?».
La barricadera Susanna Camusso nega di aver pensato ad uno «sciopero generale», ma il numero uno della Cgil propone una bella patrimoniale per coprire non solo gli esodati lasciati nel limbo del: “senza lavoro, senza stipendio, senza pensione”. Ma anche tutti quelli che vorrebbero anni. E con il vecchio sistema.
Ma di quattrini, a parte i fantomatici 5 miliardi da rintracciare tassando ulteriormente giochi online e slot, ce ne sono pochi. Appena 130 milioni del Fondo Letta (come risulta dalla Bozza della Legge di stabilità da 11,6 miliardi). Un borsellino d’emergenza, il Fondo Letta, utilizzato a fisarmonica per coprire un po’ tutte le emergenze.
Alla fine, forse, bisognerà dare ragione a Giuliano Cazzola, esperto di previdenza e vicepresidente della Commissione Lavoro, che da settimane va gridando che «la copertura non c’è» e si tratta solo di fumo elettorale. In sostanza, ricorda Cazzola, «il problema degli esodati deve essere risolto nel solo modo possibile della gradualità». E si torna così alla proposta del governo di «esaminare caso per caso», come sommessamente suggerito dal viceministro al Lavoro, Michel Martone. Considerando che i garantiti sono 120 mila (anche se mancano 4 miliardi di copertura certa) e la platea Inps è in totale di 314.576 persone, ci vorrà qualche anno per esaminare «caso per caso». E poi la bacchettata della Ragioneria ai parlamentari è ben più dolorosa. Gli onorevoli ipotizzavano nel ddl che andrà profondamente riscritto di coprire i nuovi oneri con una tassa su giochi, slot e lotterie. Però Canzio e i suoi tecnici mettono le mani avanti: «Il reperimento nel settore giochi di ulteriori risorse», scrive nella relazione, «presenterebbe un margine troppo elevato di aleatorietà perché ulteriori elevazioni del livello di tassazione potrebbero determinare effetti dissuasivi sul gioco stesso». Mancano 80 giorni al 2013.