Roberto Giardina, ItaliaOggi 11/10/2012, 11 ottobre 2012
Maschilismo contro le soccorritrici – Gli angeli non hanno sesso, o non dovrebbero. Ma quelli in giallo sì
Maschilismo contro le soccorritrici – Gli angeli non hanno sesso, o non dovrebbero. Ma quelli in giallo sì. Engel, angeli, sono chiamati i meccanici del pronto intervento dell’Adac, l’automobil club tedesco. Se sei socio ti vengono in soccorso ovunque ti trovi, senza farti pagare un centesimo. E sono anche veloci. Io non ho mai atteso più di mezz’ora, in difficoltà sempre a causa della batteria che mal sopporta i 20 gradi sotto zero di Berlino (la stacco, ma soffre lo stesso). Gli Engel sono per l’esattezza 1.700 sparsi per tutto il paese, notte e giorno, anche a Natale e Capodanno. Tutti uomini, tranne cinque donne. Se non faccio male i calcoli, dunque, ci sarebbe una possibilità su 340 di vedere apparire una Frau Engel in soccorso. A me non è mai capitato, ma a quanto leggo i colleghi automobilisti non apprezzano. «Ci capisci veramente qualcosa?», è la domanda più gentile che viene loro rivolta. Come fidarsi di una donna meccanico? Il loro intervento è visto con sospetto, e con una punta di onore virile umiliato. Una donna ci aiuta? Non sono capace di capire da solo qual era il malanno della mia vettura? Susa Bobke, 45 anni, è la veterana del manipolo femminile. Ha cominciato giovanissima, nel lontano 1993, e in quasi vent’anni ha «salvato» almeno 20 mila automobilisti in panne, in autostrada o su un sentiero nel bosco, nel cortile di casa o in un garage sotterraneo. Adesso si è vendicata scrivendo un libro, Männer sind anders. Autos auch, gli uomini sono diversi, le auto anche (Kinkle Edition, 8,65 euro). Quando si chiama la centrale di soccorso, sul display di Frau Bobke compare una sigla, a seconda del guasto. Se chiamo io, legge Sna, cioè springt nicht an, non parte. È quanto sanno riferire di solito i guidatori che all’improvviso scoprono che la loro auto non è un magico aggeggio che funziona da qui all’eternità. «Quasi sempre trovo gli uomini depressi», racconta, «se la loro auto non funziona, loro si sentono male». In vent’anni le cose sono cambiate. Ieri serviva un buon orecchio per capire quale fosse il guaio. Oggi, è quasi sempre il computer a dare indicazioni, e Frau Bobke si è dovuta riqualificare, imparando l’elettronica. Le auto moderne non si lasciano più rimettere in moto con facilità, e sempre più di sovente bisogna chiamare il carro attrezzi per il traino. Un evento che gli Engel vedono sempre come una piccola sconfitta personale, ma guai se è una donna ad arrendersi. «Non può chiamare suo fratello a darle una mano?», si sdegnano gli automobilisti. Che cosa c’era da attendersi da una donna meccanico? «Ma io me la cavo da sola nell’80% dei casi», scrive l’autrice. Per la verità anche le donne non vedono di buon occhio l’apparizione di una Engelin, un’angela, che siano sedute sul sedile del passeggero o che siano al volante. Gli uomini sospirano, le donne indagano: «Come mai l’Adac assume anche meccaniche? Ha studiato sul serio in un’officina? Non sarà una femminista?». Lei cerca di reagire con umorismo: «Sono la segretaria del meccanico, ma lui doveva finire la partita a scacchi». Qualcuno la prende sul serio. Altri arrivano a vietarle di mettere le mani nel «loro» motore, e pretendono che venga un collega al suo posto. Ci sono guasti tipicamente femminili? Le donne rovinano le loro auto, ritengono gli uomini. Non capita alle signore di fare il pieno sbagliato, gasolio al posto della benzina, o viceversa? «Questo capita più di sovente agli uomini», spiega Frau Bobke, «le donne stanno più attente proprio perché hanno sempre paura di sbagliare». E quando spiega all’automobilista che ha confuso la pompa della benzina, arriva quasi sempre la bugia: «Non sono stato io, questa è l’auto di mia moglie».