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 2010  ottobre 12 Martedì calendario

MA IL GIUDICE HA SEGUITO LA LEGGE

Vedere un bambino braccato dalla Polizia, caricato a forza su una macchina mentre cerca di scappare, davanti ai suoi compagni di scuola, è agghiacciante. Ma come si può arrivare a questo risultato applicando una legge dello Stato? Come può l’interesse del minore passare attraverso un simile strazio? Se un giudice ha ordinato l’allontanamento di un bambino dalla sua casa, ciò è avvenuto sulla base della valutazione di gravi comportamenti tenuti dalla madre e dell’accertamento che questa ha ostacolato i rapporti fra il bambino e il padre. Generalmente si arriva a questo risultato dopo che una serie di misure meno severe sono state disattese. Il problema non nasce dunque dall’ordine del giudice, ma dalle modalità della sua esecuzione. La responsabilità per quanto accaduto non è neppure degli agenti che si sono trovati a fronteggiare una situazione ingestibile.

Il dramma vissuto da questo bambino pone invece sotto gli occhi di tutti una grave lacuna legislativa: il nostro diritto di famiglia non si occupa dell’esecuzione dei provvedimenti relativi alla potestà dei genitori. L’esecuzione - anche forzata - degli ordini che riguardano la vita dei bambini è affidata alle regole generali previste dal codice di procedura civile, come se i bambini fossero delle cose, una merce da consegnare. In Italia non esiste un’autorità, un’agenzia territoriale specializzata, incaricata di verificare l’attuazione dei provvedimenti del giudice relativi ai minori e di garantirne con mezzi adeguati l’esecuzione in caso di conflitto fra i genitori. Il giudice è invece solo. Quel bambino doveva essere seguito da psicologi e assistenti sociali preparati a fronteggiare queste situazioni, preparati a spiegargli che, per il suo bene, dovrà passare un po’ di tempo lontano da casa. Possiamo immaginare come si sarebbero comportati degli operatori qualificati. Avrebbero parlato con gli insegnanti e avrebbero cercato il loro sostegno. Poi avrebbero detto al bambino che la mamma è buona e gli vuole bene e anche il papà è buono; il problema è che litigano per stare più tempo possibile con lui e sbagliano – perché qualche volta anche i genitori sbagliano! – ma presto tutto tornerà a posto. Gli psicologi avrebbero potuto riferire al giudice le reazioni del bambino; il giudice avrebbe così potuto modulare il suo provvedimento alla luce della relazione degli psicologi. Questo accade negli Stati con i quali siamo abituati a confrontarci per livello di civiltà. Invece da noi si mandano i poliziotti con i lampeggianti.