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 2010  ottobre 12 Martedì calendario

L’ANTI-FIORITO STA A BOLOGNA “TUTTI GLI SCONTRINI SUL WEB”

[L’assessore Lepore: budget di 20mila euro, ne ho spesi] –
Anche nel tempio del peccato puoi trovare un sacerdote che predica la buona novella. Uno c’è. Fa il coordinatore della giunta, l’assessore al marketing e alle relazioni internazionali di Bologna, ha 32 anni, si chiama Matteo Lepore, gira in Panda a metano, non ha il pass per il centro, deve pagarsi i parcheggi di tasca sua (che poi è quello che facciamo tutti noi comuni mortali), e mette online i soldi pubblici che spende.

La prima buona notizia è che, nonostante siano affidate a lui le missioni all’estero della giunta, non è che ne sprechi troppi: «Fino adesso, dall’inizio dell’anno, 4500 euro su un budget di ventimila, che è già basso. E io sono stato in sei posti, a Utrecht, a Bruxelles, a Montréal...». La seconda è che è tutto certificato: quelli che chiede, quelli che prende e quelli che vanno, e se mancano i soldi li mette di tasca sua. Basta andare sul suo sito, creato apposta, sulle voci «Relazioni internazionali» e «Trasparenza», www.matteolepore.it. Oppure cercarlo su Facebook, dove non ci sono motti, non ci sono promesse, ma dove si segna qualsiasi cosa che si fa, anche un appuntamento in tour per Bersani, «ristorante a Bettola, menu fisso 15 euro, non siamo mica qui a...». Pure Franco Fiorito era su Facebook. Solo che non segnava mai le sue spese. E aveva il suo motto: «Memento audere semper», ricordati di osare sempre. Difatti.

Matteo Lepore anche lombrosianamente si discosta molto dai suoi colleghi finiti agli onori delle cronache con il loro pancione, le grandi mascelle da roditori, e gli sguardi a palla: è magro, capelli castani corti, faccia perbene, liceo Galvani di Bologna, laurea subito e poi Master del Sole 24 ore. Come diceva Italo Calvino nell’«Apologo dell’onestà nel Paese dei corrotti», «questierano onesti per abitudine mentale, condizionamento caratteriale, tic nervoso, insomma non potevano farci niente se erano così». C’erano nati. Lepore però è dalla parte dei rottamatori, chiede gente giovane al governo del Comune, e cambi di indirizzi. Qualcosa succede: Bologna non ha più neanche un’auto blu, e neanche un autista, «e non so quante siano in Italia le giunte che fanno così», dice lui. «Abbiamo chiuso il parcheggio dentro Palazzo d’Accursio, per gli assessori e i consiglieri. Chi sta fuori dal centro prende l’autobus o viene a piedi».

In giunta, ci sono 10 assessori: 5 sono giovani, trentenni appena, il sindaco solo è il più anziano, 58 anni. Tra tutti i tagli c’era quello delle missioni all’estero. «Ma per Bologna sono troppo importanti, perché noi abbiamo una grande immagine internazionale. Abbiamo deciso di non rinunciarci. Budget minimo: 20mila euro. E poi siccome predichiamo la trasparenza, ho fatto quello che predico. E ho messo on line tutto». Così scopriamo che per andare a Roma ha speso 118 euro, per Milano 84, che è andato a Bruxelles due giorni, 16 e 17 febbraio, ed è costato 819, 96 euro, Utrecht 751,66 e poi una settimana a Montréal, dal 19 al 25 maggio, 1174,70. Ma com’è possibile? E com’è possibile che non ci siano le spese degli alberghi, dei ristoranti? «Perché li metto io. E non mi pare opportuno evidenziare tutti i soldi che sborso di tasca mia. Però a Montréal ne è valsa la pena. C’era l’assemblea delle città creative dell’Unesco, solo 34 di tutto il mondo. Noi siamo la città della musica, perché Lucio Dalla s’era speso moltissimo come ambasciatore e aveva raggiunto questo risultato per noi. Diciamo che alla fine eravamo molto contenti. Soldi spesi bene». Anche i suoi. Che poi non è detto che basti un buon sacerdote, nel tempio del peccato. Contro Paflagone, l’odiato demagogo che adula il popolo rubando alle sue spalle, Aristofane si serve del Salsicciaio, che usa i suoi stessi mezzi per sconfiggerlo. Lepore è giovane e non ci crede. Come diceva Calvino nell’Apologo, forse basterà «vivere la propria diversità, sentirsi dissimile da tutto il resto, e a questo modo si finisce per significare qualcosa di essenziale per tutti, essere immagine di qualcosa che le parole non sanno più dire...».