Ivo Caizzi, Corriere della Sera 12/10/2012, 12 ottobre 2012
TOBIN TAX, ESENTI I TITOLI DI STATO. IL REBUS DI CHI PAGA —
Le emissioni di Bot, Btp e Cct non saranno soggette alla tassa sulle transazioni finanziarie, che potrebbe essere approvata già nel prossimo Ecofin in programma il 13 novembre e passare subito dopo alla negoziazione per la definizione tecnica. Nell’ultima riunione, lunedì e martedì scorsi a Lussemburgo, la rassicurazione sull’esenzione del mercato primario dei titoli di Stato dalla Tobin tax ha favorito la decisiva adesione di Italia e Spagna alla proposta della Francia e della Germania, che chiedono di introdurla inizialmente solo per i Paesi membri aderenti (con il meccanismo Ue della «cooperazione rafforzata»). L’accordo informale degli 11 Stati favorevoli (gli altri sono Austria, Belgio, Portogallo, Slovenia, Grecia, Slovacchia ed Estonia) si basa sulla proposta di tassa sulle transazioni finanziarie elaborata dal commissario Ue per la fiscalità, il lituano Algirdas Semeta, per conto della Commissione. Il testo limita la Tobin tax solo alle transazioni tra istituzioni finanziarie su azioni e obbligazioni (0,1%) o su derivati (0,01% perché hanno volumi molto più ingenti) per colpire principalmente l’operatività speculativa. Gli 11 Paesi vogliono una tassa da non applicare, appunto, alle emissioni di titoli di Stato, ma anche ai cittadini e alle imprese. I mutui per la casa, gli altri prestiti bancari, i contratti assicurativi e tutte le normali attività finanziarie individuali e di piccole aziende dovrebbero essere esentati.
La Tobin tax europea parte da due presupposti. Il primo è che i debiti pubblici dei Paesi Ue sono esplosi durante la crisi soprattutto a causa degli oltre 4.600 miliardi (dei contribuenti) risucchiati dai salvataggi del sistema bancario. Il secondo è che le attività finanziarie e gli enormi profitti degli speculatori hanno beneficiato di una tassazione ridotta. La tassa sulle transazioni finanziarie si propone quindi di far pagare alle banche e alla finanza una parte dei costi di una crisi da loro stessi provocata. Proprio da questi principi nasce l’ampio consenso registrato tra i cittadini sulla Tobin tax, che non è comune quando si parla di una tassa. Resta però il rischio che alcune istituzioni finanziare possano poi scaricare il prelievo sulla clientela.
L’accordo degli 11 Paesi include contromisure per evitare l’evasione della Tobin tax e il trasferimento delle transazioni finanziarie nei Paesi dove non sarebbe applicata. La proposta di Semeta riduce il rischio di fuga di capitali estendendo la tassa a tutte le operazioni in cui figuri una istituzione finanziaria con residenza negli 11 Paesi europei favorevoli. Non sarebbe così sufficiente spostare la transazione in un paradiso fiscale. Per evitare la Tobin tax bisognerebbe rinunciare a controparti degli 11 Paesi della «cooperazione rafforzata», che però rappresentano circa il 90% del Pil dell’eurozona.
Ivo Caizzi