Natalia Aspesi, la Repubblica 12/10/2012, 12 ottobre 2012
LA TERAPIA
del cuore –-
Come poeta (La confusione è precisa in amore,
nottetempo) cita Robert Frost, Un poema è l’arresto del disordine. Come psicoanalista (La personalità e i suoi disturbi, Il Saggiatore) cita film come Spider di David Cronenberg per illustrare ai suoi studenti la schizofrenia. Come autore di Citizen gay (Il Saggiatore), il saggio che viene ripubblicato alla fine di ottobre, cita Michel Foucault: “Se si vedono due omosessuali, o meglio due ragazzi che se ne vanno insieme a dormire nello stesso letto, in fondo si tollera, ma se la mattina dopo si svegliano col sorriso sulle labbra, si tengono per mano, si abbracciano teneramente e affermano così la loro felicità, questo non glielo si perdona”. Vittorio Lingiardi, 52 anni molto eleganti, medico psichiatra e psicoanalista,
direttore della Scuola di specializzazione in Psicologia Clinica alla Sapienza, darà una delle dieci “Lezioni d’amore” (ideate da Ginevra Bompiani e David Riondino), iniziate il 27 settembre al Teatro Tor di Nona.
«La mia lezione, dedicata all’amore platonico, sarà il 7 novembre e partendo dal Simposio tratterà il tema dell’omoerotismo. Si sa che nel Simposio è una donna-sacerdotessa, Diotima, a dare a Socrate lezioni d’amore, e io userò questo espediente narrativo per riflettere sui sentimenti di amicizia, e talvolta d’amore, che spesso uniscono donne eterosessuali e uomini anche apertamente gay. Una storia affascinante che ha per protagonisti per esempio, Maria Callas e Pier Paolo Pasolini, Dora Carrington e Lytton Strachey, Ingeborg Bachmann e Hans Werner Henze, Patti Smith e Robert Mapplethorpe.
«Strane coppie, di cui il cinema racconta spesso il legame di amicizia profonda e solidale, che può anche avere risvolti romantici se non addirittura sessuali, e portare pure al matrimonio, al diventare genitori, oltre la barriera delle preferenze sessuali.
«Penso al sadomasochismo di tenebra di
Riflessi in un occhio d’oro
tra Liz Taylor e Marlon Brando, ed era il 1967, quando l’omosessualità non veniva rappresentata apertamente, al triangolo di tormenti di
Domenica maledetta domenica,
1971, tra Glenda Jackson, Peter Finch e Murray Head, all’amicizia travolgente e un po’ frivola tra Ruzienti
pert Everett e Julia Roberts in
Il matrimonio del mio migliore amico,
del 1997. Queste coppie, poco studiate dalla psicanalisi, oggi sono popolari anche nelle fiction televisive, come “Commesse”, “Il bello delle donne”, “Girls who likes boys who likes boys”. Come scrive John Ramster nel romanzo
Un uomo per amica,
“Un uomo gay, single, non misogino, con un quoziente di intelligenza superiore a 95, trascorre la maggior parte del tempo con donne etero”. La strana coppia aiuta a riflettere su identità e sessualità che non seguono la regola patriarcale, e mette in crisi i ruoli di genere tradizionali,
il noto binarismo maschile/femminile, attivo passivo, contribuendo a raccontare le infinite pluralità della
femminilità e della mascolinità».
La relazione paziente-terapeuta, la necessaria costruzione di un’alleanza e di un legame tra di loro, può avere i tempi e modi di un innamoramento?
«Come tutte le relazioni a due, anche questa può sfiorare modi e ritmi del di-
scorso amoroso. Freud parlava di “forze assolutamente esplosive” alle quali dobbiamo “prestare un’attenzione scrupolosa, come un chimico”. Sono forze che possono esprimere sentimenti affettuosi ma anche affetti erotizzati che, se riconosciuti e non “agiti”, aiutano a capire anche bisogni e desideri attuali del paziente. La psicoanalisi è in parte nata sull’amore di pa-
donne per i loro analisti, come racconta
A dangerous method
di Cronenberg ».
Perché è proibito l’amore tra psicoterapeuta e paziente?
«Sarebbe un tradimento della psicoanalisi, l’azione che prende il posto dell’analisi dei sentimenti e delle loro ragioni. La stanza della terapia è un laboratorio per comprendere se stessi e la propria storia, non per vivere una vita parallela, alternativa a quella che non si riesce a vivere fuori dall’analisi. L’analista non deve “amare” il o la paziente, ma capire con lui o lei di che cosa parla quando parla d’amore. La psicoanalisi
è una “professione impossibile” che deve saper tenere insieme intimità e astinenza: se una di queste posizioni viene tradita, non siamo più nel
campo dell’analisi».
Se durante la terapia il paziente si innamora (non del terapeuta, ovvio), è un bene o un male?
«Un obiettivo del lavoro analitico è “imparare ad amare”. Spesso è “imparare
a lasciarsi amare” cosa forse più difficile. Si potrebbe dire che uno dei compiti dell’analisi è accogliere un amore prigioniero del passato per trasformarlo nell’amore per una nuova
relazione».
Cosa è la “terapia riparativa”?
«E’ una brutta espressione che descrive il lavoro di sedicenti terapeuti che vogliono “riparare” qualcosa che non è né rotto né sbagliato, il paziente o la paziente omosessuale, per farlo diventare eterosessuale. Si tratta di interventi basati su pregiudizi morali o religiosi che non hanno nulla di scientifico e che partono dalla convinzione che l’omosessualità sia una patologia da curare, mentre, come la definisce l’Organizzazione Mondiale della Sanità, è “una variante naturale del comportamento umano”. Tutte le associazioni scientifiche ne condannano la pratica che oltre a rivelarsi molto dannosa per la salute psicologica del paziente, non ha alcuna possibilità di successo. Il sito
noriparative. it
raccoglie le firme di migliaia di studiosi».
Alla sua formazione scientifica, fa orrore la cosiddetta “posta del cuore”?
«Leggo con curiosità la posta del cuore proprio perché psicoanalista. L’analista deve stare nella stanza di analisi, sapendo che la pratica si svolge lì e solo lì. Ma, come dice James Hillman, deve saper tenere una finestra sempre aperta sul mondo, stare in dialogo tra interno ed esterno. E poi si sa, il discorso amoroso è fatto di frammenti, e li possiamo trovare e decifrare ovunque. Anche nella posta del cuore o in una canzone di Mina».
Non pensa che si parli troppo d’amore?
«Forse sì. L’amore, che spesso ama il silenzio, sembra sempre più protagonista, forse sostituisce la povertà della politica di oggi. Ma pensandoci meglio, credo che il discorso che ora ci appassiona, al cinema come in psicoana-lisi, è un discorso amoroso e politico al tempo stesso. Basta pensare alla centralità che ha il tema dei diritti affettivi di gay e lesbiche, come coppia e come genitori. Quindi è su un tema “amoroso” che si gioca una grande partita politica e forse anche molte elezioni, e gli Stati Uniti lo dimostrano. Per dirla con la filosofa Martha Nussbaum, è il passaggio dalla politica del disgusto a quella dell’umanità».