Mariolina Iossa, Corriere della Sera 12/10/2012, 12 ottobre 2012
STRETTA SULL’ORARIO DEGLI INSEGNANTI. MEDIE E SUPERIORI, SETTIMANA DI 24 ORE —
Il governo l’ha deciso martedì notte, inserendolo all’ultimo momento nel ddl di stabilità. Un pezzetto di intervento sulla scuola, probabilmente ottenuto con il pressing del ministero del Tesoro, che avrebbe chiesto ancora risparmi nel settore per 180 milioni di euro nel 2013. Come fare? La «voce», che già era arrivata a docenti e a dirigenti scolastici ma che il ministero dell’Istruzione per ora non conferma, parlando di «bozza» e di voler aspettare il «documento definitivo», è questa: si vuole innalzare l’orario di lavoro settimanale dei docenti di medie e superiori a 24 ore (attualmente sono 18) dando in cambio 15 giorni di ferie estive in più. Sei ore in più a settimana per uniformarlo a quello degli insegnanti delle elementari, che già adesso lavorano 24 ore, di cui 22 in aula e 2 di programmazione.
Un carico maggiore a titolo gratuito, cosa che consentirebbe di utilizzare il personale docente interno per le supplenze brevi e soprattutto per coprire i cosiddetti «spezzoni», cioè quelle ore di attività didattica che rimangono scoperte dopo aver completato l’assegnazione di ogni singolo docente alle classi per le ore previste dai programmi ministeriali. Pier Luigi Bersani ne aveva persino parlato nei giorni scorsi, anticipando ulteriori «tagli al comparto scolastico per oltre seimila posti di lavoro tra gli insegnanti». In realtà, dicono alla Cgil Scuola, il taglio sarebbe ben più consistente. Colpirebbe, ancora una volta, decine di migliaia di precari, perché sono loro che coprono gli «spezzoni» e le supplenze.
Fonti ministeriali avrebbero riferito ai sindacati che nella bozza (ma a quanto pare si tratta di una norma già pronta che solo una decisione in extremis potrebbe cancellare visto che la legge di stabilità deve essere presentata alle Camere entro lunedì) si prevede di fatto un taglio di circa 25 mila posti più 4 mila che riguarderebbero gli insegnanti di sostegno. In tutto 29 mila posti in meno.
«La legge di stabilità potrebbe contenere un ulteriore pesantissimo taglio alla scuola», s’indigna il segretario nazionale della Cgil Scuola Mimmo Pantaleo che per oggi ha proclamato uno sciopero generale al quale parteciperanno anche gli studenti con manifestazioni in 90 città. Le ragioni dello sciopero sono tante e tra queste il blocco contrattuale per i docenti. Anche Cisl, Uil e Gilda annunceranno la prossima settimana uno sciopero generale per protestare contro lo stallo degli scatti stipendiali.
Adesso si aggiunge la questione delle 6 ore in più gratis, che è probabile provocherà un sollevamento dei docenti interessati, circa 170 mila della scuola media e 238 mila delle superiori, considerando oltre ai docenti titolari anche gli incaricati annuali. Per Pantaleo, in questo modo, si va ben oltre i 180 milioni di euro di risparmio aggiuntivo chiesti dal Tesoro: «In termini economici ciò significa un intervento di oltre un miliardo a carico del comparto scuola. Non sono bastati gli otto miliardi della legge 133/2008 e i continui interventi legislativi, non è sufficiente il blocco dei contratti, degli scatti di anzianità e per ultimo la cancellazione della indennità di vacanza contrattuale: siamo all’accanimento e alla barbarie».
Il miliardo di risparmio, spiegano alla Cgil sottolineando che i conti li avrebbero fatti i tecnici del ministero, deriverebbe dalla somma di tutti gli spezzoni e le supplenze che equivalgono ad un monte ore annuo corrispondente a 25 mila, più 4 mila per il sostegno, posti di lavoro e quindi stipendi in meno. Lo stipendio medio si aggira attorno ai 3.500 euro lordi al mese. In verità al ministero dell’Istruzione i tecnici avrebbero sconsigliato il ministro Francesco Profumo di azionare questa leva: sembra che allo studio ci siano anche altre strade per risparmiare ancora.
«Se i sacrifici sono diffusi, anche la scuola deve fare la sua parte — commenta il presidente dell’associazione dirigenti scolastici, Andis, Gregorio Iannaccone —. Ma molto già è stato fatto direttamente sulle scuole. La questione è complessa ma si potrebbe pensare la norma non in via definitiva, come un contributo eccezionale una tantum per un anno. Oppure si potrebbe cominciare a tagliare i costi della burocrazia della scuola, tra ministero centrale, uffici regionali e provinciali». Il ministro Profumo, l’altro giorno a un meeting sull’istruzione tecnologica organizzato a Roma al quale hanno partecipato migliaia di studenti, ha solo detto: «Non sono previsti tagli diretti», solo un «contributo di solidarietà». Il resto lo sapremo lunedì.
Mariolina Iossa