Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  maggio 19 Sabato calendario

LE PROSSIME PARTITE AMERICANE DEL LINGOTTO

«Manterrò Fiat in Italia con i guadagni fatti all’estero». Questa dunque la strategia che ha in mente Sergio Marchionne per superare la tempesta che attualmente squassa il mercato europeo dell’auto. I guadagni di Fiat spa nel primo semestre 2012 sono arrivati principalmente da tre fonti: la Chrysler, le attività in Brasile e la Ferrari. Su 1,89 miliardi di Ebit, 1,42 sono da attribuire al Nordamerica, 473 milioni all’America Latina e 175 a Ferrari e Maserati; l’Europa ha perso 354 milioni.
Per quanto riguarda la parte nordamericana del gruppo, che pesa ormai per il 50% del fatturato, c’è un problema. Gli utili di Chrysler (di cui il Lingotto controlla il 58,5%) tengono sì a galla il consolidato Fiat, ma alla parte europea del gruppo è vietato accedere alla liquidità americana fino a quando la capogruppo non sarà salita al 100% (e anche allora, a certe condizioni). È anche per questo – ovvero per una questione di liquidità – che Marchionne ha bloccato gli investimenti in Europa.
Fiat dispone, lo ricordiamo, di varie opzioni per aumentare la quota Chrysler fino al 100%. La prima le consente di acquisire dal Veba (il fondo gestito dal sindacato Uaw che è l’unico azionista di minoranza) il 3,32% di Chrysler ogni sei mesi; tale opzione è stata esercitata per il semestre in corso, anche se il prezzo non è ancora stato definito. La seconda opzione riguarda l’intera quota del Veba, che Fiat può comprare in qualsiasi momento a un prezzo che ha un tetto prefissato e crescente nel tempo. È anche in vista di questa eventualità che Marchionne ha accumulato un consistente cuscino di liquidità.
Questa seconda opzione sarebbe la strada più rapida, ma va percorsa con cautela per non mettere a rischio il rating di Fiat. Anche il fondo Veba ha, in fondo, interesse a monetizzare la propria partecipazione, ma il negoziato non sarà facile: dall’altra parte del tavolo Marchionne ha Erickson Perkins, il membro del cda Chrysler nominato dal Veba, un esperto di finanza che ha lavorato per anni per la Uaw. Se le trattative andassero per le lunghe, dal prossimo 1° gennaio il Veba avrà il diritto di chiedere la quotazione dei titoli in Borsa, come canale alternativo per monetizzare. Una volta che la questione sarà definita, la strada per le due società è già stata tracciata da Marchionne: tappa finale sarà la fusione in una nuova entità che potrebbe anche non avere sede in Italia.
Una partita più a breve termine è quella sindacale, ovvero la vertenza con il sindacato canadese Caw: quest’ultimo ha firmato ieri un accordo di massima con la Ford. Per Chrysler (e Gm) l’alternativa è ora la firma di un’intesa simile o il rischio di uno sciopero.