Lucrezia Dell’Arti, Io donna, 8 agosto 2012
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TULLIA
ZEVI–
Giustizia «Penso che sia sempre meglio praticare la giustizia che predicare la carità»
Figlio Signora Zevi, si sente più italiana o israeliana? «È come chiedere a un figlio se vuole più bene alla mamma o al papà»
Whisky Quella volta che, pur di restare qualche ora in più con la nipote Nathania, la convinse ad invitare i suoi amici a casa per un drink, alle undici e mezza di sera, ma si rifiutò di servirgli mirto («roba da signorine»). Li ubriacò invece con whisky on the rocks.
Arpa In America, dove suonava l’arpa nell’orchestra di Leonard Bernstein prima e in quella di Frank Sinatra poi, ricevette una sera un bigliettino da un aiutante di Sinatra che le faceva sapere di trovarla «molto carina».
Aspetto Bella, esile, bruna, occhi viola-blu, portamento altero
Viola La sua casa al ghetto, arredata all’insegna del viola, il suo colore preferito.
Anagrafe Tullia Calabi maritata Zevi, nata a Milano il 2 febbraio 1919, tre fratelli. Il padre, Giuseppe Calabi, milanese, famoso avvocato antifascista, amico di Toscanini. La madre, Maria Bassani, ferrarese. Infanzia serena fino al 1938 quando Mussolini promulga le leggi razziali. La famiglia è in vacanza in Svizzera, il padre intuisce il pericolo e porta tutti in America («Qui vogliono farci fare la fine del topo, non si torna più a Milano»), con l’ultima nave in partenza da Le Havre. Genitori severissimi.
Diversità «Quel giorno (del 1938, ndr) abbiamo scoperto la diversità che cosa volesse dire essere considerati e apparire come ’diversi’. E direi che abbiamo misurato sulle nostre vite, quasi sui nostri corpi, questa sensazione: ci è entrata nella pelle»
Matrimonio Nozze con Bruno Zevi, grande architetto e storico dell’architettura. La cerimonia fu celebrata alla sinagoga spagnola che è nel cuore di New York, vicino Central Park, nel 1940: «matrimonio religioso in piena regola, anche se il vestito costava pochi dollari. Quando ti strappano alle radici e sei costretto a lasciare la tua terra, l’identità diventa fortissima».
Giovinezza Tullia Zevi, che «ha vissuto la vera giovinezza tra i 60 e gli 80 anni» (il figlio Luca)
Vecchi «È soltanto quando si è vecchi che si dice quello che si pensa e si fa quello che si vuole»
Benitu «Caro il me Benitu/te me cunscià pulitu/te me cala la paga/te me cresù l’affittu./Quando "Bandiera rossa"se cantava/trenta lirette al dì num se ciapava./Adeso inves se canta "Giuvinesa"/se crepa tùch — ahimè — de debulesa1 (poesia antifascista insegnata dal padre a Tullia).
Baldacci Lucia Bellaspiga, giornalista dell’Avvenire, cui Tullia Zevi, novantenne, telefonava ogni giorno: «Pronto, casa Baldacci?». E Bellaspiga, senza riconoscerla: «No, ha sbagliato». Però poi ascoltava le storie della vecchia signora («scusi sa, io sono molto anziana e a una certa età si rimbecillisce»), la sua vita: giornalista, ma anche arpista. Un marito conosciuto a New York («non so se ho fatto bene a sposarlo, forse sì, forse no»), due figli. Scoprì che si trattava di Tullia Zevi poco prima che lei morisse, il 22 gennaio del 2011, il giorno in cui aveva programmato di farle visita.