Lucrezia Dell’Arti, Io donna, 8 agosto 2012
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FERNANDA
PIVANO–
Incinta La prima esperienza con i maschi, a diciannove anni. Lui la bacia, lei corre a casa piangendo: «Mamma, sono rimasta incinta».
Mondovì «Qui soffro di freddo come a Mondovì, siamo in quattro in una casa, anzi cinque, tre uomini e due donne; viviamo studentescamente; si mangia non male; io giro tutto lacero e scalcagnato, e a Torino dovrò venire certo uno di questi giorni, non fosse che per rifornirmi di abiti. Da Torino passerei a Mondovì. Faccia sì che il primo incontro avvenga tra noi due soli, perché vorrò abbracciarLa e baciarLa. Ho deciso» (lettera di Cesare Pavese a Fernanda Pivano, 11 gennaio 1943)
Pavese Il primo incontro tra Cesare Pavese, supplente «giovane giovane», e la liceale Fernanda Pivano, avvenne nel 1935 a Torino, dove lui per alcuni mesi entusiasmò le classi del «Massimo D’Azeglio» prima d’essere arrestato e confinato. Si ritrovarono al suo ritorno, la Pivano già universitaria. Lui si innamorò. Lei invece pensava già al futuro marito Ettore Sottsass, per il quale, ben due volte (nel ’40 e nel ’45) disse no allo scrittore che la chiedeva in sposa.
Marito Il grande amore di Fernanda, l’architetto e designer Ettore Sottsass, cui chiese due volte di sposarla. Dopo il primo rifiuto si portò all’altare un ufficiale americano conosciuto lavorando alla radio. Nel 1949, stanca del matrimonio, telefonò a Sottsass proponendogli nuovamente le nozze. L’unione durò 27 anni, poi lui la lasciò con sua grandissima infelicità.
Lacrime Il viaggio di nozze di Enrico e Fernanda: in treno, diretti a Milano, dove li aspetta la nuova casa. Lui, appena entra, si mette a piangere al pensiero che dovrà vivere con lei tutta la vita.
Mestieri Fernanda Pivano, agli editori e ai direttori di giornale che, per pubblicarla, le chiedevano di fare l’amore, rispondeva: «O faccio la giornalista o faccio la puttana. Due mestieri insieme sono troppo faticosi».
Hemingway L’incontro tra Fernanda Pivano ed Ernest Hemingway, a fine novembre del 1948, sulle Dolomiti, presso l’Hotel Concordia. Lei arriva da Milano nera di fulligine. Lui, al centro di una tavolata di venti persone, si alza, l’abbraccia e le dice: «Tell me about the Nazi», raccontami dei nazisti (l’avevano arrestata per aver tradotto Addio alle armi). Nei giorni successivi resta seduta accanto a lui, che la chiama «my Giovanna D’Arco», ogni mattina dalle 5 alle 11 mentre scrive. Un giorno le chiede di sposarlo. Lei rifiuta, con pena e dolore, per non far soffrire la moglie del momento.
Notte Abitudine di Fernanda Pivano di scrivere la notte. «Di giorno rispondo al telefono e non posso lavorare».
Disastro Che cosa le è riuscito meglio nella vita? «Non mi è riuscito proprio un bel niente. Sono passata da un disastro all’altro. Diciamo che quel che mi è riuscito forse è resistere al disastro».
Perdente «Con molto dolore per i morti e per la tragedia devo dichiararmi perdente e sconfitta perche’ ho lavorato 70 anni scrivendo esclusivamente in onore e in amore della non violenza e vedo il pianeta cosparso di sangue» (dopo l’11 settembre)