Giovanni Di Benedetto, L’Espresso 18/4/2012, 18 aprile 2012
Tre fascicoli separati, diversi nei contenuti, ma con un unico comune denominatore: comprendere fino in fondo quanto le valutazioni delle agenzie di rating, chiamate ad analizzare la solidità economica di uno Stato, possano manipolare (o siano già riuscito a farlo) il mercato finanziario
Tre fascicoli separati, diversi nei contenuti, ma con un unico comune denominatore: comprendere fino in fondo quanto le valutazioni delle agenzie di rating, chiamate ad analizzare la solidità economica di uno Stato, possano manipolare (o siano già riuscito a farlo) il mercato finanziario. E, soprattutto, quanto i risparmiatori siano vittime della speculazione sui titoli di Stato che crollano in seguito alla diffusione di giudizi spesso negativi, puntualmente smentiti dai vertici politici ed economici del Paese. La procura di Trani è stata la prima, "e l’unica fino a questo momento" aggiunge con orgoglio il capo Carlo Maria Capristo, ad aprire un’inchiesta sull’aggiotaggio informativo nei confronti delle agenzie di rating. Il loro sospetto è che queste, evidentemente in possesso di informazioni privilegiate, siano in grado di orientare gli investimenti su uno Stato piuttosto che su un altro diffondendo notizie "false, esagerate o tendenziose". IL GLOSSARIO. LE PAROLE DELLA FINANZA INTERNAZIONALE In principio fu Moody’s a finire sotto la lente di ingrandimento del magistrato Michele Ruggiero, destinatario di una denuncia da parte di Adusbef e Federconsumatori. Tra i depositari Rosario Trefiletti e il senatore dell’Italia dei Valori Elio Lannutti, già sentiti dal pm in qualità di persone informate sui fatti nel corso dell’inchiesta che, partendo da un sequestro di card revolving di Bank American Express, aveva finito per coinvolgere il premier Silvio Berlusconi accusato di aver esercitato pressioni sull’Agcom per bloccare la trasmissione "Annozero" di Michele Santoro. "Era la procura giusta", devono aver pensato le associazioni di consumatori, per cui anche se la condotta di reato si è consumata all’estero, procede comunque il magistrato che per primo ha aperto un fascicolo. E così, carte dopo carte, gli investigatori della guardia di finanza scoprono che il mercato italiano era stato messo a dura prova già il 6 maggio del 2010 da un comunicato di Moody’s che, a mercati aperti, parlò di un economia a rischio perché contagiata da quella greca ormai in crisi provocando un tracollo in Borsa dei titoli di Stato tra il 4 e il 7%. Le ipotesi di formulate sono quelle di market abuse, la manipolazione del mercato finanziario, e l’aggiotaggio, la divulgazione di notizie false o non completamente vere che turbano il mercato azionario, indagato è il legale rappresentante inglese della Moody’s Ross Abercromby. Delle due l’una, hanno sempre detto fonti di procura: o sbagliano le agenzie di rating che esprimono giudizi negativi sul sistema bancario italiano, oppure i vertici politici ed economici del Paese che parlano di sistema solido. Nel corso dell’inchiesta sono stati ascoltati l’ex premier Romano Prodi, l’allora governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, gli ex ministri dell’Economia, Giulio Tremonti, il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, e degli esteri, Franco Frattini, che avevano ribadito la robustezza degli istituti di credito italiani, senza mai condividere le analisi dell’agenzia di rating. Per sciogliere l’amletico dubbio la procura si è affidata ad una superconsulenza da parte di due economisti, Giovanni Ferri, dell’Università di Bari e Donato Masciandaro della Bocconi di Milano. Dovrebbe essere pronta per la fine del mese e dire se quel tipo di report avesse o meno fondatezza, in base allo stato patrimoniale delle banche e alla loro esposizione rispetto ai titoli pubblici della Grecia. In soldoni gli inquirenti chiedono di sapere se l’informazione di Moody’s fosse corretta oppure tendenziosa. Nel frattempo Ruggiero ha chiesto alla Consob una relazione su un’indagine dell’Alta corte di Madrid a cui si rivolsero alcune associazioni di consumatori perché valutasse se le informazioni diffuse da Moody’s sul debito sovrano in Spagna avessero determinato manipolazioni del mercato. La chiusura delle indagini è prevista nei prossimi giorni. Il secondo fascicolo, quello più corposo, riguarda gli altri due colossi statunitensi specializzati in report sugli Stati. Si parte, in ordine di tempo, da "Standard’s & Poor’s" che inizialmente per tre volte, il 20 maggio, il 23 maggio e 1 luglio del 2011, espresse giudizi negativi sul debito pubblico del Paese e sulla Finanziaria ancora in discussione. La manipolazione del mercato finanziario, l’abuso di informazioni privilegiate e la divulgazione di notizie false o non completamente vere che turbano il mercato azionario sono i reati per i quali procede l’inchiesta. Tre gli indagati, gli analisti Eileen Zhang e Frank Gill, entrambi dipendenti dell’agenzia con sede a Londra, e Moritz Kraemer, dipendente a Francoforte. Gli ultimi due rispondono anche in relazione alla fuga di notizie sul declassamento del rating italiano del 13 gennaio. La società "Standard & Poor’s" è indagata con riferimento alla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche. La chiave dell’inchiesta sulle valutazioni delle agenzie di rating che creano turbolenze sui mercati finanziari di tutto il mondo è tutta nella corrispondenza via mail, acquisita agli atti, tra alcuni analisti di Standard & Poor’s e persone ancora da identificare. La fuga di notizie sul declassamento dell’Italia da parte di Standard&Poor’s potrebbe anche essere opera delle autorità italiane che, 12 ore prima, sarebbero state informate dall’agenzia di rating dell’imminente declassamento del debito sovrano di due gradini, da A a BBB. Per questo la guardia di finanza ha sequestro documenti nella sede milanese di "Standard’s & Poor’s", gli stessi che ha acquisito in copia dalla Consob che sta seguendo la pratica della registrazione delle agenzie a livello comunitario da parte dell’Esma, l’Agenzia Europea per la sicurezza del mercato finanziario. Nell’inchiesta sono indagati tre analisti. Intanto da S&P ritengono che l’indagine di Trani non abbia alcun fondamento e parlano di una "metodologia pubblica e trasparente". Ma la convinzione degli inquirenti è che "oltre all’approssimazione ci sia stata anche una possibile manipolazione" nel formulare report da parte delle agenzie internazionali di rating, chiamate ad analizzare la solidità finanziaria di uno Stato. La procura di Trani vuole capire se le multinazionali abbiano o meno i requisiti per formulare giudizi. Perché se così non fosse in caso di "giudizi infondati e imprudenti" si darebbe il via a speculazioni e turbolenze sui mercati economici internazionali. Per far questo Ruggiero si è affidato direttamente all’Ocse, l’organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico dei paesi europei. Dovrà chiarire se (e quanto) i report dei declassamenti abbiano danneggiato o meno lo Stato. Nel corso dell’inchiesta il pm ha ascoltato diverse personalità del mondo economico tra cui Giuseppe Vegas, presidente della Consob, che aveva inviato una lettera al capo dell’Esma, l’autorità europea per la sicurezza dei mercati, Steven Major, per chiedere se l’operazione dell’agenzia non fosse stata in contrasto con le prescrizioni che vietano la diffusione di giudizi a mercati aperti. Poi Maria Cannata, responsabile delle aste dei Bot per il ministero delle finanze, Maria Pierdicchi, capo dei servizi finanziari del Sud Europa per Standard & Poor’s. In agenda potrebbe esserci anche l’audizione del premier Mario Monti. Contatti sono ancora in corso per ascoltare il giornalista americano Webster Tarpley e, molto probabilmente, anche il premio nobel per l’economia Paul Krugman, collaboratore del New York Times. Entrambi "nemici" giurati delle agenzie di rating. Il primo ha fatto sapere di essere pronto a venire in Italia, in procura a Trani, per essere sentito dal pm Michele Ruggiero. Non è escluso che convinca il secondo a seguirlo. I due hanno spesso contestato il comportamento delle agenzie di rating e criticato prima la politica economica del governo del presidente George W. Bush poi quella dell’amministrazione guidata da Barack Obama. Nei mesi scorsi, trapela da ambienti investigativi, gli Stati Uniti avevano negato al titolare dell’inchiesta l’autorizzazione alla rogatoria internazionale per ascoltarli oltre Oceano. La loro testimonianza sarebbe di fondamentale importanza per chiudere il cerchio sulla vicenda. Dovrebbero allargare, nelle intenzioni dei magistrati tranesi, il coro delle cosiddette "reazioni qualificate" alle "pratiche" delle agenzie che declassano l’Italia e creano turbamenti sui mercati finanziari, nonostante i loro giudizi siano spesso smentiti dai vertici economici del Paese. E veniamo al capitolo Fitch, la terza agenzia mondiale di rating, indagata per ultima. A gennaio la guardia di finanza ha perquisito la sede milanese dell’agenzia per acquisire documentazione cartacea ed informatica, anche scambi di mail tra analisti e persone da identificare. La procura indaga su quanto accadde il 10 gennaio scorso quando, si legge nei verbali, pochi giorni prima dell’ufficiale declassamento dell’Italia da parte dell’agenzia Standard & Poor’s (avvenuta il 13 gennaio e trapelata a mercati ancora aperti), Fitch da Londra lo preannunciava senza però mai decretarlo. Aggiungendo però, il 17 e il 18 gennaio, che questo dovrebbe avvenire entro la fine del mese. Secondo gli inquirenti i cosiddetti "preavvisi di declassamento" non solo turbano i mercati finanziari ma "nell’attuale delicata congiuntura di crisi economica amplificano significativamente e pericolosamente la volatilità dei mercati". Un singolare "tempismo", si legge, che non è sfuggito ad osservatori istituzionali come il direttore generale della Banca d’Italia Fabrizio Saccomanni il quale in ordine al declassamento di Fitch a ridosso di quelli delle altre due agenzie (Moody’s e Standard & Poor’s), affermava che le stesse "operano in branco e vanno tutte nella stessa direzione e nello stesso momento". Due, al momento, gli indagati: David Riley, capo rating sovrano dell’agenzia Fitch a Londra, e Alessandro Settepani, senior director dell’agenzia Fitch Ratings Italia.