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 2012  luglio 01 Domenica calendario

Monti contro i gelatai italiani La tassa sui loro locali in Germania colpisce l’amor di patria– I gelatai italiani di Germania sono disperati per colpa di Monti

Monti contro i gelatai italiani La tassa sui loro locali in Germania colpisce l’amor di patria– I gelatai italiani di Germania sono disperati per colpa di Monti. A tal punto che minacciano di prendere la cittadinanza tedesca, e sarebbe la fine d’una lunga gloriosa storia: la cucina fa parte della cultura, non occorre ricordarlo, e della gastronomia; allora, i gelati sono la poesia. La scritta Italienisches Eis campeggia in ogni quartiere di Berlino e nel più sperduto villaggio della Foresta Nera. È garanzia di qualità e nessuno può issare il cartello sulla sua gelateria se non è veramente italiana. Ma, come scrive il Corriere d’Italia, l’unico periodico nella nostra lingua che si stampa in Germania, l’Ivie, inventata dal professor Monti, rischia di porre fine alla tradizione. La sigla indica la tassa introdotta da Roma sugli immobili posseduti all’estero dagli italiani. Non da quelli, ovviamente, che risiedono regolarmente oltreconfine. I gelatai che battono il tricolore saranno puniti per il loro amor di patria. Si ostinano in gran parte a non iscriversi all’Aire, cioè al registro degli italiani residenti all’estero, forse perché all’inizio i loro padri e nonni erano stagionali, salivano al Nord in estate e tornavano a svernare in Italia in inverno. Ma oggi i gelati si consumano anche a Natale, e parecchi specialisti del sorbetto restano in Germania stabilmente. Ora dovrebbero pagare a Monti le tasse anche sulla gelateria che hanno comprato ad Amburgo o a Monaco (le imposte sul reddito, invece, le continueranno a versare a Frau Angela). Hanno fatto ricorso alla Commissione europea per possibile infrazione al diritto comunitario. Forse non hanno tutti i torti, ma che ottengano ragione è, temo, improbabile. I primi gelatieri italiani giunsero da queste parti oltre 160 anni fa, quando l’Italia unita non esisteva. E neppure la grande Germania. Oggi sono almeno 3 mila le famiglie italiane che vivono producendo gelati. Nell’Ottocento i primi gelatai furono venditori di marroni del Veneto, e di mele e pere cotte. Impararono il mestiere da un siciliano e se ne partirono per l’estero, prima per Vienna e da lì per l’impero di Francesco Giuseppe, invadendo la Mitteleuropa, seguendo nel loro peregrinare le linee ferroviarie: a ogni fermata offrivano ai passeggeri la loro tentazione meridionale. Il successo della leccornia esotica, fino ad allora conosciuta solo nelle corti, fu immediato. La Germania di Guglielmo II fu conquistata del tutto alla vigilia della prima guerra mondiale. Tra le due guerre i gelatai italiani si insediarono ovunque, superarono indenni le bufere della storia, rivoluzioni, inflazioni, l’avvento di Hitler. In inverno tornavano a casa, e oggi centinaia di loro si ritrovano per ricordare nonni e bisnonni, compiendo il percorso in bicicletta, come una sorta di pellegrinaggio alla rovescia. La gelateria Mino, in Kölnerstrasse 429 a Bonn, fece fortuna con i sorbetti, finché un giorno si aprì un locale concorrente dall’altra parte della strada. Italienisches Eis, prometteva l’insegna dipinta con i colori nazionali: il rosso, il bianco e il verde (fragola, limone, pistacchio). Mino fece causa. L’avversario, sosteneva, è turco e quindi non può vendere gelati italiani. Dopo una lunga vertenza il giudice gli diede ragione. Una sentenza che potrebbe fare scuola, ma che non è chiara, o che va chiarita. In un processo simile, nella vicina Colonia, un altro gelataio della penisola ha invece perduto. Il concorrente è sì libanese, ma ha sposato una giovane del Veneto, conquistando il diritto di vendere gelati italiani. Anche se la consorte, magari, ignora i segreti zuccherini della granita al limone. Da domani, a causa di Monti, vantare Italienisches Eis sarà lecito per tutti?