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 2012  luglio 07 Sabato calendario

“LA MIA SERATA DAL PARADISO ALL’INFERNO”

Il fuoco amico di Piperno ha funzionato: su Inseparabili sono convogliati i voti della sorellina Einaudi e di Newton Compton (favore che verrà ricambiato in qualche modo). Mentre Antonio Franchini, responsabile della narrativa di Mondadori, rilascia una dichiarazione che ha tutta l’aria di una excusatio non petita (“Sfido chiunque a dimostrare che da Mondadori, siano arrivate telefonate che forzassero i giurati”), lo sconfitto Emanuele Trevi risponde al telefono con tono stropicciato.
Trevi, tutti dicono che lei è il vincitore morale.
Ma va, il vincitore è uno solo.
Andarci vicino vale solo a boccette?
Esatto.
Come dovrebbe cambiare lo Strega?
Mettiamola così: lo Strega è una democrazia ateniese. Una democrazia d’élite, con tutti i pregi e tutti i limiti della democrazia. Da giurato – lo sono da quando ero ragazzino – posso garantire di non avere subito pressioni gravi.
Non vorrà dire che si gioca lealmente?
Invece sì. Si può fare con onestà e competenza. Non vedo uno spazio di riforma del premio Strega in sé.
Perché?
Sono quattrocento preferenze con il voto segreto: il meccanismo è perfetto.
Quindi, nulla quaestio?
No. Restando sulla metafora della democrazia, ciò che è proprio marcio sono le primarie. Che, si badi bene, non sono responsabilità del premio Strega.
Ma degli editori.
Sì, perché lo Strega accoglie le candidature delle case editrici.
Troppe pressioni?
Le pressioni sono legittime. É la dinamica che non va e io lo dico da sempre: ogni editore deve avere un libro e a questo punto i giurati sono obbligati a scegliere tra i titoli.
Come la vedrebbe un’ipotetica riforma dello Strega?
Ci sono trenta giurati che sono proprio critici militanti. Dovrebbero essere loro a decidere qual è il libro chiave della stagione, così potrebbero risultare delle finali in cui combattono per lo Strega tre autori Mondadori o tre autori Einaudi. Molto meno monopolistico di quella agghiacciante giustizia distributiva che fa arrivare in finale cinque autori di cinque editori.
Lei è stato primo per quasi tutto lo spoglio...
...brutto, davvero brutto.
La rimonta di Piperno è avvenuta alla fine, con gli ultimi voti che poi sono quelli che arrivano via fax o per telegramma.
Non facciamo dietrologie. Io stesso, quando ero fuori, ho votato in questo modo. E poi in quella tornata ho preso voti anch’io.
Com’è stata questa serata dal Paradiso all’Inferno?
Sinceramente? Durissima. Eravamo sempre in vantaggio. Alla fine dello spoglio, alle ultime cinque schede, mi sono girato verso Luigi Spagnol: l’ho visto rabbuiarsi. Non capivo perché e però lì ho cominciato a pensare che le cose andavano male. Posso paragonarla alla finale degli Europei del 2000, quando dopo una partita eccellente fummo sconfitti dalla Francia con un Golden gol.
Non c’è più il Golden gol...
Già. Però quando vinci la partita e poi va così, che perdi per un soffio, ti brucia. Però la vita è bella e si va avanti. Sto già pensando alle prossime cose che farò.
Il suo libro per certi versi assomiglia a Storia della mia gente di Edoardo Nesi.
Eh, quello ha vinto però.
Era per dire: né un saggio, né un romanzo.
Il libro di Nesi a me è piaciuto molto. È una narratività che si sposa con tratti saggistici. Non penso che sia un caso che Nesi sia il traduttore di David Foster Wallace.
Due stili diversi.
Sì, ma per esempio Infinite jest è un libro con le note, che ha poderose divagazioni saggistiche.
Il futuro della narrativa è questo?
Non c’è dubbio.
Piperno ha detto che non ha letto nessuno dei libri in corsa allo Strega. Lei?
Confesso di averli letti alla mia maniera: raramente finisco un libro. Piperno l’ho letto tutto: non è una sorpresa, è un eccellente scrittore. Fois a me sembra letteratura di Serie A. Quello di Carofiglio è un ottimo personaggio, un uomo in crisi che può creare forte identificazione. Su loro tre non avevo dubbi: sanno fare il loro mestiere. La sorpresa è stata la Ghinelli: una ragazza che si farà strada.
Cosa farebbe che non ha fatto per lo Strega?
“Solo” trovare altri due voti.