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 2012  luglio 08 Domenica calendario

SE “PAOLETTO” IL TUTTOFARE CONTA PIÙ DEL SINDACO

Una volta hanno perfino minacciato di uccidermi”. Addirittura? “In quel periodo eseguivo controlli in via Monserrato. Sono un consulente tecnico ambientale della Regione, prima di andare in pensione sono stato ispettore ambientale anche della Provincia. Il mio lavoro è preservare il patrimonio pubblico da scempi edilizi che violino norme norme di sicurezza ambientale”. Antonio Panci è un tecnico scrupoloso, quando arriva nei cantieri non è una festa. In via Monserrato sicuramente non lo fu. Lo stilista Ungaro stava ristrutturando un intero stabile, a curare i lavori era la ditta di Carlo Valentini, un tipo tosto. “Ti ammazzo, mi disse. Per fortuna era presente anche l’ingegner Fasolo che ha già testimoniato a mio favore. Il palazzo era sventrato, in terra c’erano cumuli di macerie, mi sono infortunato e si sono rifiutati di risarcirmi. Da quel giorno i vigili dell’Undicesimo, non mi hanno dato pace. Sono ancora vivo, ma la mia vita è distrutta”.
QUANDO l’ispettore parla dell’Undicesimo la sua faccia si oscura come un giorno di pioggia. Ha una casa alla Garbatella, di proprietà del Comune, dove i vigili sono entrati più volte, obiettivo dichiararlo “occupante abusivo”. Quando ha dimostrato che l’abitazione gli era è stata regolarmente assegnata, non si sono rassegnati. Sono andati di notte quattro volte, hanno buttato giù la porta, dopo aver accertato la sua assenza per dimostrare che non era “residente”. Esposti, denunce, processi. Il tecnico va dai carabinieri di via Inselci a chiedere protezione. Il giorno dopo viene convocato in caserma e gli mostrano un querela nei suoi confronti che risale a 4 anni prima.
NON È la Garbatella è l’87° distretto di Ed Mc Bain, i vigili che controllano il settore edilizio nel centro storico una Spectre all’amatriciana che raccoglie dossier, premia i buoni e punisce i cattivi. Dica la verità Panci lei ha fatto piangere gente importante?
“Via Monserrato, via Giulia, via del Melone, siamo a piazza Navona, lì ci sono i più bei palazzi di Roma, fanno gola ai ricchi. Prima i vecchi residenti si tramandavano le case di generazione in generazione, poi sono arrivate le Immobiliari, li hanno sfrattati per assegnare le case del Comune a clienti importanti che ora la fanno padrone: ristrutturano, ampliano, abbattono senza che nessuno li ostacoli”.
Al numero 119 di via Monserrato ora ci abita Roberto Massimo Pallottini, commissario dell’Arsial, l’agenzia agro-alimentare della Regione Lazio, amministratore delegato della Cargest di Guidonia. Ha sventrato il secondo piano e ricavato una casa di 350 metri quadri provocando danni al primo e al terzo piano. Panci fece rapporto. Roberto Sciò, il proprietario dell’Hotel Pellicano, ha affittato lo stabile di via Giulia 64, attaccato alla Chiesa San Biagio della Pagnotta per fare un albergo dove prima c’era l’Ospizio armeno. Il nome dell’albergatore è rimbalzato di recente agli onori delle cronache per aver ospitato nell’hotel di Porto Ercole l’ex sottosegretario Carlo Malinconico: 19mila euro per una settimana, ma a provvedere è stato Francesco De Vito Piscicelli l’imprenditore ridens del terremoto in Abruzzo. A dire di Panci nel vecchio ospizio sono stati rialzati i tetti e sulla cupola della chiesa è stata installata una veranda che mette a rischio la navata sottostante. “Ho cercato di mettermi in contatto con Alemanno, ma sono riuscito a parlare soltanto con Lucarelli che gli fa da scudo. Non ho più la residenza a Roma, sto lottando per non perdere la casa. L’Undicesimo è il quartier generale del Comando dei Vigili, lì c’è il Circolo che gestisce Giuliani. Ornello Merosi, il suo braccio destro, sapeva dei vigili a casa mia. Ma il sindaco non vuole sentirci, ho la sensazione di vivere in un città in guerra dove a vincere sono soltanto i potenti”. Quanto racconta Panci coincide in molti punti con la denuncia di Paolo e Silvio Berna-bei, uno dei vigili è lo stesso. Anche nello scandalo dei Punti verdi Qualità, che ha portato all’arresto di due architetti del Comune e coinvolto Lucia Mokbel, sorella dal faccendiere fascista coinvolto nell’inchiesta Telecom-Sparkle, Lucarelli si è assunto tutte le responsabilità.
SONO TANTI i fili invisibili che dal “racket delle licenze” portano al Campidoglio. Tutti sanno che non si rilasciano licenze a Roma senza l’intervento di Paoletto, nome che evoca il maggiordomo del Papa ma è solo una coincidenza. Paoletto è uno di quei “praticoni” (contro i quali il sindaco di Roma si è scagliato) che pilotano le pratiche e impedisco che i vigili nel frattempo facciano controlli. A fargli da spalla è un esponente del Pdl ben inserito al primo Municipio.
A furia di procurare licenze per gli altri, hanno deciso di mettersi in società e di aprire un ristorante nei pressi di piazza Mignanelli. Paoletto, abruzzese come Giuliani, ha il fiuto degli affari, e ha finito per convincere il Comandante ad acquistare una cava di pietra nei pressi di Avezzano, sono soci al 50 per cento. Niente di illegale per carità, ma in questo clima di grande famiglia è più facile che le “mele marce” non vengano scoperte. E che il “sistema”, di cui tutti parlano e nessuno fa niente, dilaghi.