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 2012  luglio 08 Domenica calendario

SCANDALO LIBOR, PARTE LA DIFFICILE RIFORMA

Il più importante strumento finanziario del mondo: per molte persone, questo è il Libor, quella serie di tassi interbancari che dà, dovrebbe dare, segnali precisi sull’offerta di credito a breve termine. Non è un’esagerazione: molti altri strumenti finanziari - per un valore, si calcola, di 360mila miliardi di dollari - vi fanno riferimento; e persino la Banca nazionale svizzera ne usa una versione, il tasso a tre mesi sul franco, come strumento per la sua politica monetaria.
Quel sistema, sotto accusa dal 2008, è ora in frantumi. Le riconosciute responsabilità della Barclays nella manipolazione dei Libor e degli Euribor (l’universo parallelo per Eurolandia) - con tutta probabilità, solo un primo caso - hanno eroso la credibilità di questi tassi di riferimento; e ancora una volta, come durante la crisi dei subprime, è sotto questione la capacità del sistema dei prezzi, così come è oggi costruito, di trasmettere le informazioni "giuste".
Non sorprende, allora, che molti concorrenti si siano candidati alla sostituzione. La European Banking Corporation, che calcola l’Euribor, ha tentato di lanciare un Euribor sul dollaro, ma lo scandalo Barclays sembra colpire anche questo sistema. La Icap di New York, uno dei maggiori broker, ha varato un proprio tasso. È stata anche avanzata l’ipotesi di ampliare l’esperienza dell’Eonia - un overnight, basato sulla media ponderata di tutte le operazioni e calcolata ogni giorno dalla Banca centrale europea - a più lunghe durate.
La competizione in ogni caso è aperta. Non sarà facile però conquistare il ruolo che ha e ha avuto il tasso calcolato dalla British Bankers’ Association (Bba): 15 scadenze per 10 diverse valute, espressione di un centro finanziario internazionale come Londra. Anche perché la Bba non intende cedere il campo. Se qualche commentatore inglese si spinge persino a difendere la Barclays («Alcune bugie sono mali necessari») facendosi scudo di un non confermato sostegno di Paul Tucker, vice governatore della Banca d’Inghilterra, l’associazione punta a riformare il sistema.
Oggi le banche possono informare la Bba del tasso praticato alle 11 di ogni giorno e subito dopo discostarsene; una proposta vuole che il livello indicato diventi obbligatorio per tutte le operazioni successive. Un’altra idea, avanzata da Rose Abrantes-Metx della Stern School alla New York University, chiede che si ampli il numero delle banche partecipanti alla rivelazione. Oggi - secondo Max Leung di BofA Merrill Lynch, intervistato dalla Reuters - «solo 10-15 banche possono contribuire regolarmente»: anche se il 25% delle indicazioni più alte e più basse sono escluse dal conteggio, la tentazione di manipolare il risultato può essere alta. Forse occorrono comunque più interventi: Mario Draghi, presidente della Bce, ha ricordato giovedì che il processo va migliorato «sia nel modo in cui i numeri sono indicati, sia nel modo in cui il tasso di riferimento è prodotto».
La riforma in ogni caso sarà complicata. Al punto che non è escluso che la Bba possa chiedere l’intervento del governo di Londra perché imponga regole su banche troppo riottose per poter autoregolarsi in modo efficiente.