Nicola Porro, il Giornale 7/7/2012, 7 luglio 2012
Occhio alla maledizione d’agosto - Quello fu un agosto in cui non ci si rese bene conto che il raffreddore del paziente zero in realtà era una malattia micidiale e molto contagiosa
Occhio alla maledizione d’agosto - Quello fu un agosto in cui non ci si rese bene conto che il raffreddore del paziente zero in realtà era una malattia micidiale e molto contagiosa. Era il 2007. Bear Stearns era una di quelle banche d’affari che si pensava avrebbe resistito a qualsiasi crisi. E invece non fu così. Morta. Sepolta. Una malattia brevissima consumata nel giro di poche settimane estive, e il cui primo sintomo si manifestò nella richiesta di un prestito per uno dei suoi fondi speculativi. È il paziente zero della crisi finanziaria che ci portiamo appresso anche oggi. Sempre in quell’agosto un’altra regina dell’ investment banking , come Lehman Brothers, annuncia di voler chiudere la sua controllata nei prestiti subprime . Il mercato balla. Ma si deve aspettare l’anno dopo, il 2008, per capire che la cosa era seria. Spunta un’áncora di salvataggio da parte di una banca coreana: i titoli,in quell’agosto,volano in Borsa. Passano poche settimane e si verifica il più grande crack della storia finanziaria americana. Agosto è mese delicato per la finanza. E anche quello di quest’anno rischia di essere bollente. Ci sono vari ingredienti che possono rendere il cocktail indigesto.L’Europa, come si è capito bene in questa settimana post vertice di Bruxelles, è nel pallone. Le sue ricette sono confuse, i suoi leader divisi. La speculazione ha una montagna di liquidità che a ondate entra ed esce dal mercato. I cosiddetti scudi (quello salva spread è solo l’ultimo in ordine di tempo) sono deboli. Le più importanti banche del vecchio continente hanno capitalizzazioni che, sommate, non valgono quelle di una singola blue chip americana. Insomma in queste settimane le praterie della finanza sono più aperte che mai. Basta una piccola miccia per appiccare un incendio. I vertici e gli uffici Tesoreria delle grandi istituzioni finanziarie di tutto il mondo sono state messe in preallarme: le ferie estive ve le scordate e se proprio si debbono fare siano a portata di clic . Il presidente del Consiglio italiano ha già detto ai suoi ministri che per quest’estate le vacanze verranno ridotte al lumicino: certo ci sono i decreti legge che debbono essere convertiti, dunque trattasi in fondo di attività ordinaria. Ma a Roma brucia ancora il ricordo del caos estivo dell’anno scorso: in cui il governo Berlusconi dovette fare e rifare una serie di manovre d’urgenza. Monti& Co. non hanno alcuna intenzione di farsi trovare impreparati. Paolo Panerai, editore e direttore di Milano Finanza , racconta da 25 anni le cronache finanziarie con i suoi quotidiani e non ha dubbi: «Mi pare che la situazione oggi sia già sufficientemente in tensione. Non credo proprio che la speculazione vada al mare. Ma ci sono due rischi aggiuntivi questa estate. Il primo riguarda le scelte economiche e di finanza pubblica. Se i mercati dovessero accorgersi che i politici e i burocrati europei non faranno anche quel poco che hanno annunciato ci sarà un diluvio. Ad agosto i mercati sono più sottili (hanno meno scambi, i volumi sono più contenuti) e dunque più facilmente manovrabili. Provi a immaginare cosa potrebbe accadere, ad esempio, se uscisse un inatteso brutto voto da parte di un’agenzia di rating : la speculazione volerebbe». Proprio l’estate scorsa è stata un incubo per le banche. I tesorieri dei principali istituti di credito furono precettati al lavoro. La crisi dei debiti sovrani stava partendo. Per un attimo si temette la chiusura vera e propria del mercato interbancario, modello Lehman. Si intrecciarono le manovre del governo Berlusconi in un saliscendi dei mercati da brivido. Agosto non porta consiglio alle operazioni di finanza pubblica. È ancora nell’immaginario collettivo la manovra del 1992 di Giuliano Amato per salvare la lira e rispettare i parametri di Maastricht. Fu fatta in fretta e furia e conteneva anche cose più che accettabili. Ma fu quella manovra che decise il prelievo nottetempo del sei per mille dai conti correnti. E che poi si rivelò, dal punto di vista macroeconomico, del tutto inutile. Agosto è il mese delle manovre di emergenza, ma lo era anche delle grandi scalate. Per citare solo le più recenti. Fu alle fine del luglio del 2001 che Marco Tronchetti Provera acquistò la maggioranza di Telecom dai bresciani di Gnutti e dal mantovano Roberto Colaninno. Le scalate bancarie dei furbetti del quartierino si consumarono nell’estate del 2005. E andando indietro la lista diventerebbe lunghissima. Uno che di scalate se ne intende, come Francesco Micheli, getta però acqua sul fuoco: «Ai tempi di Cefis, Gardini e Cuccia l’estate era il momento buono per scalare a sorpresa. Fino al 1985 in Mediobanca non avevano un telefax e in Cariplo, dove lo avevano, non c’era nessuno che sapesse comporlo in inglese. Agosto era il mese perfetto dei blitz. Oggi con la tecnologia è tutto cambiato. Si può scalare e difendere una banca anche da un’isola deserta nel Pacifico». Micheli non pensa che i valori delle nostre società quotate in Borsa, ridotti ai minimi termini, possano essere da stimolo per qualche mossa a sorpresa (speriamo che lo stesso Micheli non ci-si smentisca presto): «Il tema non sono più i fondamentali di Borsa, qua il problema è di classe dirigente che non è all’altezza. Siamo come ai tempi del Barocco: sta per cambiare tutto». Ma non è detto che ciò avvenga in agosto.