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 2012  luglio 09 Lunedì calendario

I tagli ridisegnano la geografia della Difesa - Innanzitutto vanno ricordati i numeri. Il decreto sulla «spending review» ha imposto alla Difesa un’ulteriore cura dimagrante: taglio di 100 milioni quest’anno, 500 milioni per il 2013 e altri 500 per il 2014, a cui vanno aggiunti i risparmi derivanti dalla cessione di tutti gli immobili della Difesa al fondo del Demanio e dalla decurtazione del 10% del personale

I tagli ridisegnano la geografia della Difesa - Innanzitutto vanno ricordati i numeri. Il decreto sulla «spending review» ha imposto alla Difesa un’ulteriore cura dimagrante: taglio di 100 milioni quest’anno, 500 milioni per il 2013 e altri 500 per il 2014, a cui vanno aggiunti i risparmi derivanti dalla cessione di tutti gli immobili della Difesa al fondo del Demanio e dalla decurtazione del 10% del personale. I tagli riguarderanno sia il settore dell’acquisto di beni e servizi sia quello degli investimenti. Questo intervento - sottolineano mestamente le fonti della Difesa - si va a sovrapporre a quanto deciso già dal precedente governo, che aveva previsto una riduzione di 1,5 miliardi nel 2012, 700 milioni nel 2013 e 800 nel 2014. Se poi si va a leggere il capitolo sulle missioni internazionali, che è una voce extra bilancio, si scopre che per il 2013 si prevede la spesa di 1 miliardo di euro. Ma siccome negli ultimi due anni si stanziavano 1,4 miliardi, ciò significa un altro risparmio da 400 milioni di euro. Ecco, fatta questa premessa, è comprensibile che al ministero retto dall’ammiraglio Giampaolo Di Paola si siano messi al lavoro con il machete in mano. L’indicazione che viene dall’alto è di anticipare con tutta fretta quello che era previsto dalla legge di revisione sullo strumento militare. Le strutture di comando dovranno snellire di un terzo. La strada è tracciata, insomma, e si tratta solo di percorrerla ancora più rapidamente di quanto prevedesse lo stesso ministro. L’Aeronautica militare dovrà rinunciare a una serie di basi aeree e concentrare le sue forze tra Amendola e Grottaglie, che ospiteranno i famosi contestatissimi Jsf, i cacciabombardieri del futuro, più Gioia del Colle, sempre in Puglia, che un tempo era la sede dei caccia intercettori F-104, ormai in pensione, e oggi ospita gli Eurofighter. Il Sud è in tutta evidenza la nuova Maginot delle nostre forze aeree. L’aeroporto militare di Trapani, che oggi è ancora sede di uno stormo, sarà ridimensionata a base virtuale: senza aerei fissi di stanza, ma pronta a tornare in prima linea come è stato con la guerra in Libia. Al Centro-Nord restano per ora le basi di Grosseto, Istrana, Ghedi e Piacenza: la prima è base di Eurofighter, le altre ospitano gli Amx e i cacciabombardieri Tornado. Entro il 2015, ma forse anche prima viste le decisioni sui tagli, Piacenza sarà chiusa e i velivoli concentrati nelle basi restanti. Parlando di basi, però, è ovvio parlare anche degli aerei da guerra. L’Aeronautica due anni fa ha già rinunciato - e forse non se n’è parlato abbastanza - a una consistente tranche di Eurofighter. Fu una decisione di Ignazio La Russa. Con questi jet da “caccia” è organizzata la difesa dello spazio aereo. Ci sono poi i jet da “attacco”, che sono appunto gli Amx e i Tornado. Negli hangar ce ne sono, almeno sulla carta, 250. Verranno sostituiti da 75 Jsf (anziché i 100 previsti). Viste le polemiche, però, non è escluso che il programma di acquisizione possa essere rimodulato, quantomeno sui tempi. «Se il sistema è efficiente - ha spiegato il capo di stato maggiore dell’Aeronautica, generale Giuseppe Bernardis - il numero elevato non ci interessa». La Marina, a sua volta, si sta restringendo. Dimagrirà la flotta, che passerà in breve tempo da 165 a 137 navi, concentrando le forze della squadra navale su tre soli porti: La Spezia, Taranto e Augusta. Anche la componente aerea si restringerà: al posto di 30 aerei a decollo verticale Harrier, di stanza a Grottaglie, e imbarcabili sulle portaerei “Garibaldi” o “Cavour”, lo stormo di piloti di Marina dovrà fare affidamento su 15 Jsf. L’Esercito dovrà dimagrire. Si profila la chiusura di 2 brigate operative su 11: probabile lo smantellamento dell’ultima brigata corazzata, la “Ariete”, travolta dalla fine della Guerra Fredda, e dell’unica brigata aeromobile, la “Friuli”, che verrà fusa con la brigata paracadutisti “Folgore” per dare vita assieme a una divisione pronta per impieghi all’estero. E qui si viene anche al discorso del ridisegno delle strutture di comando. Attualmente l’Esercito ha un capo di stato maggiore e 5 posizioni di vertice. Dopo la riforma, ci sarà un Comando di Corpo d’Armata, dislocato a Solbiate Olona e convalidato a livello Nato per ricoprire incarichi di comando internazionale, e un Comando di divisione proiettabile all’estero.