Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  luglio 08 Domenica calendario

Il lavoro più bello del mondo? Per Ben era “una gran fatica” - Era davvero il lavoro più bello del mondo? Lo era

Il lavoro più bello del mondo? Per Ben era “una gran fatica” - Era davvero il lavoro più bello del mondo? Lo era. Tre anni dopo Ben Southall ha trovato anche moglie. Lei, The One, la donna della sua vita. E naturalmente, come ogni cosa nella sua inarrivabile storia cinematografica, è bellissima. L’ha incontrata mentre spiegava ai turisti i segreti della Grande Barriera Corallina. Si sono guardati da lontano. Senza capirsi. Ma sentendo qualcosa. Lei, Sofia, non era abbastanza giovane per essere ingenua, ma gli pareva troppo benestante per essere smaliziata. Sbagliava, lo era. Aveva i capelli di un nero petrolio, fini, i fianchi sottili, la pelle ambrata e questo sorriso bianco e irresistibile. Perfetta. Dunque impossibile da conquistare. Per chiunque non fosse lui, questo Gastone Paperone inglese di 37 anni, che nel 2009 fece domanda per diventare il guardiano dell’isola di Hamilton, nel Queensland. Non era tanto lo stipendio a essere da favola - 150 mila dollari australiani per sei mesi di lavoro l’anno - era la vita promessa ad esserlo. Sole, tartarughe, sabbia, mari incontaminati e come alloggio una simpatica e monastica villa da tre milioni e mezzo di dollari. Questa volta americani. Divani bianchi, bambù e vetrate vista oceano. Ci avevano provato inutilmente in 34 mila a convincere la commissione incaricata di scegliere l’uomo a cui consegnare l’arduo compito di sorvegliare, amare e valorizzare quell’angolo di Paradiso. Ma quelli avevano scelto lui, Ben Southall da Petersfield, di professione stuntman. Perché? Boh. Sapeva nuotare, andare in barca. E aveva coraggio. Come tanti. Ma in certi romanzi esistenziali si capisce bene dove stia la differenza del predestinato. In ogni caso fu assunto. «Pensavo che la mia vita sarebbe stata come quella di Tom Hanks in Castaway». Solitudine, lotta contro la natura selvaggia e infine doloroso ritorno al quotidiano? Il suo film era decisamente meglio. «Dovevo girare il Reef, passare da un’isola all’altra, scoprire luoghi inesplorati nella foresta. E poi documentare ogni cosa. Su un blog. Un modo per spingere i turisti a venire da queste parti. Non nascondo che ho sentito il peso dell’incarico. Ci sono 150 mila persone che vivono di turismo da queste parti. E di certo non le volevo deludere. Ho una precisa etica del lavoro, io. Ero indaffaratissimo». Si può dire una cosa così e crederci davvero. Da prenderlo a pugni per l’invidia. Con la camicia hawaiana, i capelli pannocchia, la mascella da Shaggy Rogers di Scooby Doo, Southall si era presentato a Hamilton Island con la sua fidanzata di allora, Breanna Watkins. «Troppo diversi. E’ durata poco». Lui continuava a cercare avventure, lei voleva il benessere. Almeno questa è la versione di Ben, che a un passo da restarci secco ci è arrivato davvero. Non in Africa, dove faceva spedizioni prima del bingo australiano, ma nello specchio d’acqua davanti alla sua villa. «Sono stato punto da una medusa Irukanji». In genere è letale. Con lui naturalmente no. Oprah Winfrey lo ha inviato al suo show negli Stati Uniti e quei 10 minuti di apparizione tv hanno fatto il giro di 140 Paesi. E’ diventato talmente popolare che l’ente nazionale del turismo australiano ha deciso di assumerlo in pianta stabile come testimonial delle bellezze Down Under. E’ stato a quel punto che ha trovato Sofia. «Una visione». Al primo incontro la voce gli si era ispessita, sembrava rincorrere se stessa con le parole che restavano incollate sulla lingua. Nemmeno l’Irukanji gli aveva fatto ribollire il sangue in quel modo. Era stata lei a sciogliere la tensione. «Non ti preoccupare, mi piaci anche tu». Ovvio. Nell’ultimo blog che ha messo in rete, Ben, l’uomo più fortunato del mondo, racconta della sua spedizione all’isola di Fitzroy. «Non c’ero mai stato, favolosa». E’ sceso giù come un Beatle, a bordo di un sottomarino giallo, poi ha messo le foto in rete, come fa sempre. Una galleria mozzafiato, che comunque non gli basta più. «Ho bisogno di viaggiare. E allora ho deciso di ripercorrere in kayak la rotta fatta dal capitano James Cook 240 anni fa». Quello, un connazionale, ci andò con un Brigantino a palo che si chiamava Endeavour e un sacco di marinai pelosi e nerboruti. Lui partirà con Sofia. Si sposano tra sei mesi. Per vivere per sempre felici e contenti.