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 2012  luglio 07 Sabato calendario

A Parigi la farmacia diventa un pezzo da museo - La notizia è di quelle che colpiscono al cuore gli innamorati della vecchia Parigi (cioè tutti: chi non ama la vecchia Parigi, il cuore non l’ha)

A Parigi la farmacia diventa un pezzo da museo - La notizia è di quelle che colpiscono al cuore gli innamorati della vecchia Parigi (cioè tutti: chi non ama la vecchia Parigi, il cuore non l’ha). Sparisce la Pharmacie Lhopitallier di rue Soufflot, a pochi metri dal Panthéon, forse una delle più antiche, di certo la più bella della città. Il dolore è un po’ meno straziante perché i suoi magnifici arredi non saranno maliconicamente dispersi all’asta: l’ultimo titolare, Roger Lhopitallier, li ha regalati al Museo Carnavalet, dove faranno la loro figura fra la camera da letto di Proust e i decori art nouveau griffati Moucha della fu gioielleria Fouquet. Così finisce una storia lunghissima, iniziata nel 1746 quando un certo Joseph Bataille aprì una farmacia in rue MontagneSainte-Geneviève, così chiamata perché è lì la chiesa (oggi quasi schiacciata dalla grande mole del Panthéon) che custodisce le reliquie di Santa Genoveffa patrona di Parigi, o almeno quel che ne resta, perché i giacobini le bruciarono in piazza. Nel 1859, anno della Seconda guerra d’indipendenza, la farmacia traslocò dov’è rimasta fino ad adesso, pochi metri più in là, in rue Soufflot. Nel 1892, la comprò il nonno dell’attuale titolare, Octave Lhopitallier. Nel 1922 gli successe suo figlio Henri e nel 1972 il figlio di suo figlio, Roger, che a sua volta di figli ne ha quattro. Ma l’unico che fa il farmacista è andato a esercitare in Vandea. Da qui la decisione di monsieur Lhopitallier, che ha 76 anni, di chiudere bottega. Delusione dei clienti abituali: i due più celebri sono l’ex premier e attuale ministro degli Esteri Laurent Fabius e lo scrittore accademico di Francia Max Gallo. Però il farmacista ha salvato gli arredi, soprattutto il famoso retrobottega, un «preparatoire» fornito di tre fornelli antichi e due m e r a v i g l i o s i alambicchi di rame. Idem lo scrittoio con un grande crocifisso risalente all’epoca di Luigi Filippo. Naturalmente, da questa farmacia-museo sono passati tutti ed è successo di tutto. Lhopitallier ha raccontato al «Parisien» che fu lui a medicarci uno dei primi feriti degli scontri del Maggio (ovviamente Sessantotto), uno studente del vicino liceo Henri IV che, mentre cercava di portare la fantasia al potere, fu ferito in una parte del corpo poco nobile, «blessé è une fesse»: in una chiappa, insomma. La vetrina, nel 1977 eletta «più bella di Parigi», inconfondibile per la sua vernice «verde vagone», per fortuna resta dov’è e com’è. Benché l’insieme della farmacia non sia tutelato, la legge prevede che non si possano toccare le facciate degli immobili situati a meno di 500 metri da un monumento storico, nel caso il Panthéon. L’interno, invece, diventerà una delle solite oscene straccerie che infestano le strade francesi non meno che quelle italiane. «Per me è uno strazio - confessa il dottor Lhopitallier -. Avrei preferito che restasse una farmacia». Pazienza. Già quella farmacia sembrava un pezzo da museo: adesso diventerà un pezzo di museo.