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 2012  luglio 07 Sabato calendario

Tagliati mille uffici Si risparmieranno 51 milioni in tre anni - Come annunciato, il ministro della Giustizia Paola Severino ha tagliato via un sacco di sedi giudiziarie

Tagliati mille uffici Si risparmieranno 51 milioni in tre anni - Come annunciato, il ministro della Giustizia Paola Severino ha tagliato via un sacco di sedi giudiziarie. Eccome, se ha tagliato. Sono 37 i tribunalini, 38 le piccole procure e 220 le sezioni distaccate che vengono accorpate al tribunale maggiore. Se si considera che ha appena cancellato anche 674 sedi dei giudici di pace, in tutto sono 969 sedi giudiziarie che nel giro di qualche mese scompariranno. «Una riforma epocale», dice lei. «Questo provvedimento aveva e ha come primo obiettivo quello di rendere efficiente la giustizia italiana anche attraverso una redistribuzione geografica». Ed è in vista un’imponente ridistribuzione del personale: 2454 tra magistrati ordinari e onorari e 7603 unità del personale amministrativo vanno a rafforzare gli organici delle sedi maggiori. Di qui un diluvio di proteste: degli avvocati, dei sindacati, degli enti locali. Anche di una parte dei giudici, di cui si rende portavoce Cosimo Ferri, il segretario della corrente Magistratura Indipendente. Lei è piccata di tante proteste, dopo che tutti ammettevano la necessità di questa riforma (peraltro impostata con criteri molto rigidi dalla maggioranza di centrodestra un anno fa): «Gli avvocati scioperano senza sapere quali e quanti tribunali e sezioni distaccate saranno tagliati. Mi dispiace che una categoria interessata all’efficienza della giustizia abbia preso questa posizione con pregiudizio». Potrebbe in effetti sembrare un inutile esercizio che fascicoli e personale si spostino da qua a là. Invece no, perché l’arcaica distribuzione delle sedi giudiziarie non è soltanto un costo insostenibile per le casse dello Stato (e si risparmieranno 51 milioni in tre anni), ma un clamoroso esempio di inefficienza. Spiega il ministro: «Abbiamo visto che nei tribunali sottodimensionati la produttività media è bassa e questo è mortificante sia per i magistrati sia per il personale amministrativo». Già, la produttività. «Ci sono casi clamorosi di inefficienza», dice al termine del Consiglio dei ministri. «Un tribunale troppo piccolo produce infatti sotto la media di efficienza ed è carente di specializzazione». A scorrere le tabelle ministeriali, in effetti s’incontrano sprechi clamorosi. A Guastalla, per dire, 28 chilometri dal capoluogo Reggio Emilia, c’è una sede distaccata con 5 unità di personale amministrativo, spese vive (di bollette, affitto dei locali e pulizia) per 50mila euro all’anno e appena 127 procedimenti iscritti nel corso di un anno: dieci processi al mese. A Sorgono, sezione distaccata del tribunale di Oristano, si tengono 287 procedimenti all’anno. A San Vito al Tagliamento, 19 chilometri dal capoluogo Pordenone, si gestiscono 463 procedimenti all’anno con 5 impiegati amministrativi e 62 mila euro di spese vive. E lo stesso capita in molti uffici del giudice di pace che maneggiano poche decine di procedimenti all’anno, ma con un organico di 6 unità in segreteria e spese di decine di migliaia di euro. Accade a Laurenzana (Potenza) o Santo Stefano Belbo (Cuneo). Con la riforma delle sedi giudiziarie, i futuri tribunali si avvicinano a dimensioni standard per numero del personale (in media devono essere 28 magistrati, ma si scende a 20 per mantenere i presidi nelle aree a forte criminalità mafiosa), un bacino di utenza di 380mila cittadini, un’area di 2mila chilometri quadrati, un carico di lavoro da almeno 18mila procedimenti all’anno. Si pensi che 10 tra i tribunali più piccoli, 9 dei quali in via di accorpamento, servono un bacino inferiore agli 80mila abitanti. Conclusioni di Paola Severino: «Impensabile e anacronistico mantenere una geografia giudiziaria che risale ai tempi dell’Unità d’Italia, quando si girava con le carrozze e non con i treni ad alta velocità».