Paolo Fallai, Corriere della Sera 7/7/2012, 7 luglio 2012
Brucia e sconvolge. Tra gli effetti collaterali del premio Strega non c’ è l’ indifferenza. L’ attacco parte con Luigi Spagnol, del gruppo Gems che ha candidato Emanuele Trevi (Qualcosa di scritto, Ponte alle Grazie) finito secondo a soli due voti dal vincitore, Alessandro Piperno (Inseparabili, Mondadori) e con sole cinque schede di vantaggio sul terzo, Gianrico Carofiglio (Il silenzio dell’ onda, Rizzoli): «Qualcosa non funziona - dichiara al sito Affari italiani - se nelle ultime sei edizioni dello Strega per ben cinque volte alla fine ha vinto il candidato del gruppo Mondadori»
Brucia e sconvolge. Tra gli effetti collaterali del premio Strega non c’ è l’ indifferenza. L’ attacco parte con Luigi Spagnol, del gruppo Gems che ha candidato Emanuele Trevi (Qualcosa di scritto, Ponte alle Grazie) finito secondo a soli due voti dal vincitore, Alessandro Piperno (Inseparabili, Mondadori) e con sole cinque schede di vantaggio sul terzo, Gianrico Carofiglio (Il silenzio dell’ onda, Rizzoli): «Qualcosa non funziona - dichiara al sito Affari italiani - se nelle ultime sei edizioni dello Strega per ben cinque volte alla fine ha vinto il candidato del gruppo Mondadori». Molto più duro Vincenzo Ostuni, editor di Ponte alle Grazie, che nella sua pagina Facebook spara: «Finito lo pseudo fair play della gara, dirò la mia sul merito dei libri. Ha vinto un libro profondamente mediocre, una copia di copia, un esempio prototipico di midcult residuale. Ha rischiato di far troppo bene anche un libro letterariamente inesistente, scritto con i piedi da uno scribacchino mestierante, senza un’ idea, senza un’ ombra di "responsabilità dello stile", per dirla con Barthes». Al telefono Ostuni conferma: «I libri migliori erano quelli di Trevi e Fois. È chiaro che se Trevi fosse stato un autore Mondadori avrebbe stravinto. Invece ha pubblicato col gruppo Gems, che non è piccolo, ma non ha relazioni paragonabili con i colossi. Chi ha votato per lui ha apprezzato il libro. Sono persuaso che non sia così per chi ha votato Piperno o Carofiglio». «È una posizione poco elegante e ideologica - gli risponde Antonio Franchini, responsabile narrativa della Mondadori - allo Strega sono i giurati a decidere liberamente per chi votare. Li conosco bene, le loro personalità, il meccanismo per cui molti promettono a molti. È un mondo piccolo: se so che un votante è amico di un concorrente io il voto non glielo chiedo proprio». Le polemiche «sono» il premio Strega. Questa volta, con tre scrittori in sette voti, si infiammano le illazioni sulle scelte dei «piccoli», esclusi dalla cinquina, sui quali avrebbe pesato il potere del colosso mondadoriano; sul ruolo della Fondazione Bellonci, che non avrà più i 30/40 voti che spostava Anna Maria Rimoaldi, ma con queste classifiche anche pochi diventano decisivi. Meno misterioso il voto dei 60 lettori indicati dalle librerie indipendenti: una mini giuria popolare in una platea oligarchica. Tutti d’ accordo che abbia pescato lì molti voti proprio Carofiglio, che prima dello Strega aveva già venduto 250 mila copie e che ha guardato la competizione dall’ alto di questa cifra. Piperno partiva da 60 mila, Trevi ne aveva vendute 20 mila. Non partecipano allo scontro i duellanti. Il vincitore si è svegliato con un gran mal di testa: «Ma dev’ essere stato il troppo liquore, erano vent’ anni che non mi ubriacavo». Alessandro Piperno definisce la serata «sceneggiata da un Hitchcock sadico». «Non me l’ aspettavo più, per me era chiaro che avevo perso. Ma se non fossi stato parte in causa credo che mi sarei divertito». E adesso? «Scrivo, come ho fatto sempre. Sfruttando il premio per mettermi ancora più al riparo. Certo, rispetterò gli impegni istituzionali del premio, ma niente tv e niente presentazioni». Il 19 luglio tornerà in libreria con un saggio su Proust Contro la memoria, ma stavolta pubblicato da Fandango Libri. Dopo la notte del Ninfeo è stato a lungo festeggiato nel cortile della palazzina liberty che ospita la sede romana della Mondadori in via Sicilia, con l’ amico regista Saverio Costanzo a filmare la scena, e Marcello Fois (in finale con Nel tempo di mezzo, Einaudi) a prendersi gli auguri per il Campiello. Tutt’ altro il risveglio di Trevi: «Non sono felice, mi sembra normale». «Per me è la seconda delusione - aggiunge - nel 2010 avrei dovuto essere candidato con Il libro della gioia perpetua, ma Rizzoli scelse Silvia Avallone e il suo Acciaio. Questa volta invece siamo arrivati a un soffio». Piuttosto l’ autore romano, che pubblicherà il prossimo romanzo con Einaudi Stile libero e nella sua carriera ha collezionato otto case editrici su nove pubblicazioni, insiste sui meccanismi del premio: «I giurati dovrebbero riappropriarsi delle candidature. Oggi gli editori scelgono i libri e trovano due presentatori. Il voto poi è una democrazia, io ho sempre scelto chi volevo, il problema sono le primarie». Chiude in positivo Franchini: «Lo Strega è un premio morboso, capita che ti trovi di fronte da avversario un amico che hai pubblicato: è il caso di Trevi, quindici anni fa ha pubblicato con noi Musica distante: meditazioni sulle virtù. In questa edizione è stato sostenuto da un lavoro molto professionale. Si parla spesso di strapotere Mondadori, ma è un’ espressione che ha senso quando vinci di 40 voti. Se ti imponi per uno, due voti, vuol dire che hai avuto anche una buona dose di fortuna». RIPRODUZIONE RISERVATA **** Accuse Vincenzo Ostuni (Roma, 1970) è editor di Ponte alle Grazie, la casa editrice di «Qualcosa di scritto» di Trevi, secondo allo Strega Ieri, su Facebook, Ostuni ha attaccato il romanzo di Piperno, definendolo «modestissimo», e quello di Carofiglio (sopra: Ostuni in una foto da Facebook)