Lauretta Colonnelli, Corriere della Sera 19/06/2012, 19 giugno 2012
SONETTI DEL BELLI SU SESSO E MORTE
In che modo imbrattavano i muri i graffitari di due secoli fa, in assenza delle bombolette spray? Ce lo racconta Giuseppe Gioachino Belli : «Tutta la nostra gran sodisfazzione / de noantri quann’ èrimo regazzi / era a le case nove e a li palazzi / de sporcajje li muri cor carbone». Oppure «co un bastone, o un zasso, o un chiodo, / fàmio a l’ arricciatura quarche sseggno, / fonno in maggnèra c’ arrivassi ar zodo». Cioè sfregiavano con sassi e chiodi l’ intonaco. E quali soggetti disegnavano? «Zziffere o ppupazzi» (cifre e fantocci), «er nodo de Cordiano e Ssalamone» (l’ inestricabile nodo gordiano - reciso con un colpo di spada da Alessandro Magno - e la stella da Salomone), «o parolacce», sempre a tema sessuale. Furono queste parolacce, sparse a profusione in quasi 300 sonetti dei 2279 che il Belli compose, a provocare la censura sulla prima edizione dell’ opera, curata nel 1865, a due anni dalla scomparsa dell’ autore, dal figlio Ciro presso il principale stampatore romano, Salviucci. Qui i sonetti licenziosi furono del tutto eliminati. Vent’ anni più tardi, nel 1886, fu un ex garibaldino, Luigi Morandi, diventato nel frattempo precettore di Vittorio Emanuele III, a curare l’ edizione completa del capolavoro romanesco: cinque volumi più uno. Quest’ ultimo, sigillato in busta chiusa e venduto anche a parte a prezzo maggiorato, conteneva i sonetti più indecenti e sboccati, ma pur sempre censurati dai puntini di reticenza che velavano i termini più crudi. Nonostante ciò, il sesto fu il volume più venduto e più ristampato. Bisognerà aspettare il 1944 per vedere la pubblicazione integrale dei versi più scandalosi, nell’ antologia belliana «Er Commedione», curata da Antonio Baldini. Ora uno dei maggiori studiosi del Belli, Pietro Gibellini, ha selezionato un centinaio di sonetti erotici alternandoli ad altrettanti che hanno per soggetto la morte. Il risultato è un volume appena uscito da Adelphi, intitolato «Sonetti erotici e meditativi». La piccola antologia restituisce il grande affresco della plebe romana dipinto in età romantica da un poeta che rifiutò sempre l’ appartenenza al romanticismo, che del tema amore/morte aveva fatto il suo cavallo di battaglia. «Sonetti erotici e meditativi di G.G. Belli» (Adelphi) saranno presentati alle 17 alla Fondazione Marco Besso (Largo di Torre Argentina 11) insieme a «Belli senza maschere» di Pietro Gibellini (Aragno). Introduce Marcello Teodonio, intervengono, oltre a Pietro Gibellini, Massimiliano Mancini e Luca Serianni. Letture poetiche di Gianni Bonagura.
Lauretta Colonnelli