Paolo Festuccia, La Stampa 9/7/2012 (Dagospia), 9 luglio 2012
Ci ha pensato a lungo Michele Santoro prima di scegliere, se dove e come rifare, eventualmente, il suo «servizio pubblico»
Ci ha pensato a lungo Michele Santoro prima di scegliere, se dove e come rifare, eventualmente, il suo «servizio pubblico». Del resto il Michele nazionale non lascia mai niente al caso: dai successi di share alle polemiche. E quindi, prima di mettere nero su bianco l’accordo per la sua nuova sfida professionale sugli schermi di La 7 si è premurosamente assicurato di chiudere il tavolo di incontri, e possibili intese tenuto in piedi in questi mesi con Sky. MICHELE SANTOROMICHELE SANTORO Quindi la scelta definitiva annunciata nel Tg di Mentana. Con il no alla pay-tv di Murdoch per il sì a Ti Media, alla corte di Giovanni Stella. Il tutto, un anno dopo il gran rifiuto, in una scia di rumorose polemiche. All’epoca, infatti, le strade si divisero «perché Santoro chiedeva piena libertà autoriale, senza responsabilità» ha chiarito Stella, «oggi in cambio di quella libertà, Santoro si pagherà le querele». Ma per ora, comunque, a sborsare denari sarà Ti media. Perché il cosiddetto «effetto Santoro» - che pure si è già fatto sentire con un rialzo in borsa - non sarà certamente a costo zero per l’Ad di La 7. Anzi, a sentire i racconti nel quartier generale della Tv di Telecom pare sia piuttosto salato. Giovanni StellaGiovanni Stella L’intesa di massima, infatti, prevederebbe la realizzazione di 24 puntate del talk show santoriano affidate alla produzione di «Studio zero» per una cifra di circa 300mila euro a puntata (destinati a crescere in base allo share), che moltiplicati per 24 fanno oltre 7 milioni di euro, lira più lira meno. Questo per quel che riguarda la produzione. Quindi, per il conduttore, un compenso certamente vicino al milione di euro. Insomma, conti alla mano, l’arrivo di Santoro a La7 costerà parecchi milioni: certamente più di otto. Stella, naturalmente, non fa cenni a cifre né ingaggi. Ha solo osservato che si tratta di investimenti "normali, in linea con la rete". E ha aggiunto: "Pago in funzione degli obiettivi che raggiungo e ho stabilito una scaletta che mi consenta di renderlo un programma redditizio". Scelte, dunque, in linea con gli investimenti. Significativi proprio nei mesi in cui si tratta la vendita di Ti Media e che, quindi, in buona sostanza dovrà accollarsi il potenziale acquirente. Corrado FormigliCorrado Formigli 2 - SANTORO È FANTASTICO Filippo Facci per "Libero" Santoro è sempre fantastico, è un’icona, non riposa mai anche se ha l’aria scarica e demotivata che aveva giovedì sera da Mentana. Cioè: voi - voi teleutenti e voi lettori - non capite un tubo, voi avevate capito che lui va a La7 a fare la solita messa del giovedì: ma non è vero, il suo «è un esperimento di interazione tra un grande network e una produzione indipendente che ha una base sociale molto ampia». Non va «a La7», lui va «su La7»: lui prende un taxi, noleggia un moscone, fa transitare provvisoriamente una tappa del suo perenne «esperimento», usa l’emittente di Telecom come un moschettone per far passare la sua corda. Ma che vi pensate, che doveva soltanto fare un programma in staffetta con Formigli? Dico, lui ha una base sociale a cui rispondere, tutto un popolo oltretutto preoccupato «che quello che fa normalmente La7 non sia all’avanguardia», del resto «il nostro know-how può servire anche a questo, a migliorare il consumo sul web de La7». FILIPPO FACCIFILIPPO FACCI È il celeberrimo e innovativo know-how out di Santoro sul web: mandare in streaming le puntate. Per fortuna, giovedì, quando ha finito di tirarsela da Mentana, subito dopo è comparso in diretta alla mega-convention de La7, indi ha proclamato tutto il suo «entusiasmo » per questa «grande televisione ». Due pubblici, due registri: un grande, un’icona, un professionista 3 - PRENDI I SOLDI E SCAPPA: SANTORO E I 300MILA EURO CHE MANCANO ALL’APPELLO Paolo Emilio Russo per "Libero" Trecentomila euro, bonifico più, bonifico meno. Tanti sarebbero i soldi rimasti nelle casse di Michele Santoro e del suo Servizio Pubblico. La sottoscrizione old style avviata un anno fa dal conduttore ex eurodeputato aveva infatti fruttato un milione di euro. Gli aderenti alla raccolta - come vanta il conduttore - sono stati «centomila italiani e stranieri »: ciascuno di essi ha versato una quota di dieci euro per sostenere il progetto di una trasmissione libera in una piattaforma indipendente. Nessuno avrebbe pensato o voluto che, soltanto un anno dopo, il giornalista e tutta la sua squadra decidessero di traslocare su La7: addio syndacation tra tv locali, addio nuovo polo televisivo da contrapporre agli altri. Del milione raccolto, solo settecentomila euro sarebbero stati spesi per produrre le 27 puntate dell’ultima stagione della trasmissione. Il conduttore-guru, dopo le proteste on line dei suoi "azionisti", si era impegnato a chiarire con una intervista sul Fatto Quotidiano. Proprio il giornale che, guarda caso, detiene il 17,4% delle quote di Zerostudio’s, la società che produce Servizio Pubblico. Alessandro Forlani e Rodolfo De Laurentis CdA RaiAlessandro Forlani e Rodolfo De Laurentis CdA Rai L’intervista in edicola ieri, però, non è servita a diradare i tanti dubbi: «Vedi, i telespettatori ci versano ancora dieci euro per Servizio Pubblico: non celebriamo qualcosa che finisce, ma festeggiamo un progetto che avanza », esordisce il fu recordman degli ascolti in Rai. I soldi versati dai fan, dice, sono serviti per «avere un programma libero »; «non soltanto abbiamo fatto ciò che ci chiedevano, ma non abbiamo sprecato un centesimo ». La trasmissione, in effetti, non è costata molto. Sulla destinazione delle rimanenze economiche della sottoscrizione, però, Santoro resta sul vago: «Queste risorse restano nel progetto sociale di Servizio Pubblico che a luglio darà un premio ai giovani reporter, che avrà uno spazio su La7, che ha un sito, farà documentari e mi auguro anche film». Peccato che i sottoscrittori avessero in mente un’altra cosa; mai avrebbero pensato di finire a co-produrre una trasmissione diffusa da una emittente di proprietà di una multinazionale. Il Teletribuno ha già pronta la scusa: «La rivoluzione non era andare sulla piccola tv locale, ma conquistarsi autonomia», dice. Santoro, dunque, ora sperimenta La7; per il futuro si vedrà. A poche ore dal suo re-insediamento Rodolfo De Laurentis, consigliere d’amministrazione Rai in quota Udc, apre al ritorno del figliol prodigo: «Una trasmissione che fa gli ascolti e la raccolta pubblicitaria di Annozero in qualsiasi azienda si farebbe di tutto per mantenerla», confessa. Se ne riparlerà comunque dopo le elezioni Politiche di aprile.