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 2012  luglio 08 Domenica calendario

LA FINTA NAZIONALE PAGATA PER PERDERE UN’AMICHEVOLE VERA


Undici divise da calciatori, undici attori arruolati per strada, un paio di dirigenti compiacenti e una partita internazionale da trasformare in una miniera d’oro a suon di scommesse. Non ci sono solo giocatori corrotti e criminali spietati nella piaga mondiale del calcioscommesse, ma anche autentici colpi di genio. Il più incredibile è finito agli atti della procura di Cremona, la stessa che in un anno di indagini ha messo a soqquadro il calcio italiano e ha decapitato a suon di arresti l’organizzazione più articolata (e pericolosa) del mondo.
Raccontata così, questa storia fa sorridere ma la sua importanza va oltre il suo folklore, perché rende perfettamente l’idea di quanto capillare e potente fosse il sistema che ha devastato l’intero movimento calcistico internazionale, Serie A compresa. Il protagonista è Wilson Perumal, un tipo sveglio. Adesso è in carcere in Finlandia,
ma prima del piccolo incidente che gli è costato la libertà era una delle persone più potenti del calcioscommesse mondiale. Di fatto era il numero due dell’organizzazione che faceva capo all’asiatico Den, l’uomo di Singapore che aveva come braccio operativo gli zingari del super latitante Hristiyan Ilievski. Questo Perumal era in grado di manomettere eventi di ogni tipo, dal calcio al basket, al cricket; e poi di guadagnarci sopra, attraverso le scommesse, quanto voleva, in ogni valuta, euro, yuan, dollari. Era considerato un fuoriclasse, nell’ambiente. Ma lo status della sua reputazione rasentò il livello di leggenda nel settembre 2010, quando fece il “big deal”, forse il colpo più eclatante che l’intera storia del calcioscommesse ricordi. L’organizzazione aveva bisogno immediato di molti soldi e lui decise, per una volta, di cambiare strategia: non avrebbe comprato due o tre giocatori, né una squadra intera, come si faceva di solito. Ma avrebbe “inventato” una partita.
Da zero.
Attraverso i suoi agganci negli uffici del potere calcistico mondiale mise in piedi un’amichevole tra Togo e Bahrein da disputarsi nello stadio di Manama. Il Togo era una nazionale di tutto rispetto mentre la squadra di casa era una piccola realtà. Le quote per le scommesse erano sbilanciate a favore del Togo. Lui scommise sulla vittoria del Bahrein, pure con molti gol di scarto. E, ovviamente, vinse: il Bahrein tritò gli avversari con un secco tre a zero. E a Singapore festeggiarono a champagne. Peccato che gli avversari non fossero affatto ciò che sembravano. In campo, quel giorno, non scesero i giocatori della nazionale, ma undici comparse arruolate chissà come e chissà dove da Perumal. Li aveva scelti lui, uno ad uno, fisico vagamente atletico e facce ordinarie. Aveva dato loro pochi dollari e la divisa ufficiale del Togo: maglietta gialla e pantaloncini bianchi, e aveva persino vestito con un bell’abito scuro un paio di persone più attempate, i finti dirigenti. La partita – le immagini sono su Youtube - fu una meraviglia, con i finti difensori togolesi che entrano scomposti in ogni parte del campo (il 2-0 è segnato su rigore) e quelli del Bahrein più stupiti che altro. «Mai visto giocare una squadra di pallone così male» fu l’unanime commento al termine dell’incontro. Il giorno dopo ministro dello Sport del Togo lesse sul giornale di quella partita e incredulo scrisse una lettera alla Fifa: la nazionale, quella vera, era impegnata in Botswana nelle qualificazioni della Coppa d’Africa. La Fifa aprì un’inchiesta ma era troppo tardi: Perumal aveva già incassato il frutto del suo capolavoro. E con i suoi amici stava preparando la campagna
d’Italia.