Pietro Del Re, la Repubblica 8/7/2012, 8 luglio 2012
NESSUN “SANTUARIO” PER MOBY DICK IL GIAPPONE BOICOTTA L’AREA PROTETTA
Anche stavolta hanno vinto i giapponesi, bocciando la sacrosanta proposta di creare un vasto santuario per cetacei nel sud dell’Oceano Atlantico. Nessuna pietà per le balene, dunque. Al congresso annuale dell’International whaling commission (la Commissione sulla caccia alla balena) di Panama city, i delegati di Tokyo hanno formato un compatto schieramento che ha reso vano ogni tentativo di istituire una ampia riserva per permettere a megattere e capodogli, balene e balenottere di sguazzare al riparo dai micidiali arpioni con cariche di esplosivo (così, in questo modo più “umano”, da qualche anno si uccide Moby Dick).
L’iniziativa era già stata lanciata una decina d’anni fa da alcuni Paesi sudamericani, tra i quali Brasile, Argentina e Uruguay, ma fu respinta due volte. Gli stessi Paesi l’hanno riproposta qualche giorno fa, sostenendo che il santuario avrebbe favorito la salvaguardia dell’ambiente marino e insieme incrementato l’eco-turismo e il whale-watching. A Panama solo 38 Paesi (su 61) hanno votato a favore, e il regolamento della Commissione prevede che per essere approvate le proposte necessitano del consenso di almeno due terzi dei suoi membri.
Slitta così la creazione di una zona protetta che doveva coprire quasi l’intero Oceano Atlantico a sud dell’equatore, dalle coste occidentali dell’Africa fino a quelle orientali del Sud America, e che si sarebbe saldata con i due micro santuari già approvati dalla Commissione
nell’Oceano Indiano e
nell’Oceano Australe.
Il Giappone ha nuovamente dimostrato che non intende indietreggiare di un millimetro sulle sue prerogative di primo massacratore di cetacei (il commercio delle carni di balenottera minore, la più cacciata, genera circa 2 miliardi di dollari l’anno). Ed ha perciò
“convinto” diversi membri, tra i quali alcuni Paesi africani che non hanno alcun interesse per le balene, a far mancare il quorum dei due terzi. Come unica difesa alle critiche che sono piovute addosso ai delegati nipponici, questi hanno replicato che già esiste una moratoria sul commercio delle balene, e che quindi un santuario
sarebbe stato inutile, come «costruire un tetto sul tetto di una casa ». Una moratoria che però viene completamente ignorata in casa loro, dove al contrario la carne delle balene cacciate solo per scopi “scientifici” si vende a prezzi d’oro.
Grande la delusione delle organizzazioni ambientaliste che da anni sottolineano come questi prelievi da parte delle baleniere giapponesi siano sempre più numerosi e soprattutto
incontrollabili, e che chiedevano perciò la creazione di una riserva
per impedire
cacciatori di uccidere
impunemente.
Paesi che da ieri sono uno in più. Infatti, oltre a Giappone, Norvegia, Islanda, anche la Corea del Sud da ora in poi caccerà un certo di numero di balene l’anno. E che anch’essa lo farà, sia ben chiaro, per motivi “scientifici”.
Negli ultimi secoli ne abbiamo massacrate milioni, eppure le balene continuano a guardarci senza odio. L’abominio fu raggiunto nel 1937, quando solo nell’Artico ne furono catturate quasi cinquantamila. L’unico risultato delle passate mattanze di cetacei potrebbe essere quello di aver creato una sensibilità moderna nelle coscienze, per cui ammazzare una balena è per molti un inviolabile tabù. Purtroppo, non lo è per tutti.