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 2012  luglio 07 Sabato calendario

ANTONELLO VENDITTI


«Dodo sta’ attento che così ti fai male». Il giardino è una piccola oasi verde nel centro di Roma: intorno a una vasca a fontanile si svolge una scena surreale. Pieno di attenzioni, Antonello Venditti parla ad un enorme cucciolo di gabbiano come se avesse di fronte un bambino ai primi passi: «Dodo è caduto in giardino dal nido su quella torretta. Ogni tanto la madre lo viene a consolare». E infatti una femmina di gabbiano vola giù dal tetto, alza un grido che sembra una voce umana, il piccolo tenta il decollo, sbatte, rinuncia. «Ormai i gabbiani presidiano il centro di Roma: a Trastevere ho visto due gabbiani che sbranavano un piccione: raccapricciante». Dovremmo parlare di donne e di come parlare alle donne, e ci ritroviamo invece a parlare di cuccioli che stentano a volare e di mamme apprensive e onnipresenti: una metafora che potrà tornare utile.
«Per parlare alle donne bisogna capire chi eravamo, chi siamo, e cosa siamo diventati », dice Venditti che alle donne ha dedicato il suo album più recente,
Unica,
e alle donne tornerà anche per il concerto di dopodomani, lunedì 9 luglio all’Arena di Verona intitolato “Io, l’orchestra, le donne e l’amore”. Con molte ospiti.
In 40 anni di musica, Venditti ha cantato il femminismo di Marta, l’eroina di Lilly, la scelta di maternità della liceale Sara, l’omosessualità di Giulia. Ma i suoi ritratti di donne hanno sempre raccontato qualcosa in più sulle trasformazioni della società italiana: «Più che come parlare alle donne oggi bisognerebbe chiedersi come far parlare le donne, e non c’è altro modo che interpretarne i desideri, se davvero le si ama: è il problema cardine della vita, e credo anche di tutta la civiltà. Il maschile nei millenni ha prevalso e ha prodotto guasti, mentre il matriarcato è ridotto ai minimi termini: per questo proprio ora sarebbe necessario che fossero le donne a prendere la parola». Venditti divaga: «L’idea dell’uomo è granitica, uguale a tutte le latitudini e per tutte le religioni: l’uomo è il padrone che porta a casa le cose. In nessuna Costituzione occidentale è purtroppo stabilito che le donne hanno diritto al lavoro, e allora per colmare il vuoto ci si inventa le quote rosa. Sta in questa mancanza di attenzione il principio della di-
scriminazione nei confronti delle donne, questo è il microchip inconsapevole che gli viene inculcato sull’obbligo di essere madri. Ancora oggi in Italia le donne vengono spinte al matrimonio, in teoria un atto di libertà che diventa invece difficile per una donna che si senta discriminata». Nel giardino di Dodo si materializza così la gabbia della famiglia, «in realtà più importante per una donna che per un uomo, anche per la figura dell’altra madre, la suocera, che le insegnerà ad accudire il bambino, suo figlio».
Ma cos’è questa voglia di uscire, di andare via,
cantava Venditti in
Modena
mentre il sassofono di Gato Barbieri strideva come un gabbiano: «Era una canzone che sognava un mondo rivoluzionario, ma era ancora da fare. Poi tutti noi ci siamo misurati con il matrimonio, abbiamo divorziato, abbiamo provato la convivenza. Eravamo convinti di andare oltre il matrimonio senza dover per questo cadere nell’ambiguità. Invece ha vinto la cultura cattolica che vede nella famiglia una persona sola, una cultura che nega, cioè, che quel padre, quella madre e quel bambino sono tre individui che chiedono felicità. Nella famiglia cattolica la donna diventa l’ultima, anche se lavora per due, per tre. Tutto congiura contro quel nucleo e la vita che esprime. Oggi la donna di servizio arrivata dall’estero è più libera della madre che non sa dove mettere i figli». Mentre tutto questo avveniva abbia-
mo subito un ribaltamento di valori, «anni in cui alle donne hanno parlato le persone sbagliate e anche le donne sbagliate, perché il modello per essere davvero efficace doveva trovare una condivisione plastica attraverso alcune figure di donne. Eccola la chiave: per parlare a una donna devi saper parlare ad un’altra donna». Il buio per le donne era cominciato a scendere già negli anni 80: «È lì che diventarono mercato: dopo l’orgoglio femminista c’è stato il cordoglio femminile, l’addio alle armi, la resa nei confronti del potere economico e politico. Iniziava l’era dell’apparire: donne e uomini sono stati reclutati per affermare il modello consumista e pubblicitario, un esercito di promotori finanziari selezionati e arruolati in due minuti».
L’amore resiste, ma come sono cambiati lessico e sintassi dell’amore? «L’uomo cerca parole, la donna chiede fatti e protezione» dice Venditti, «una donna perdona anche il tradimento in nome di un progetto, il suo amore finisce se smette di crederci. Per un uomo l’amore ha più sfumature, è più sentimentale e romantico, non a caso nei grandi drammi della gelosia i protagonisti sono uomini. Ci si sposa per grandi progetti, ci si separa per un capriccio. Il segreto per un amore duraturo? L’uomodevesaperviveremoltiruoli,ladonnadevepurtroppo saper mettere in campo la consolazione. Perché se la donna ha bisogno di cose e progetti, l’uomo ha bisogno solo di attenzione».