Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2012  luglio 07 Sabato calendario

QUEL FIGLIO DELL’ÉLITE FRA DIVISA MIMETICA E GUSTI OCCIDENTALI


Del legame tra i due amici d’infanzia e compagni di accademia militare resta una foto di vent’anni fa, in divisa mimetica, in cui, bello come un attore del cinema, Manaf Tlass sta in piedi al fianco di Bashar Assad, futuro presidente siriano. Tlass ha continuato la carriera militare, diventando generale della Guardia Repubblicana. Ma proprio lui, che avrebbe avuto il compito di difendere la capitale e il suo amico presidente, è fuggito nei giorni scorsi dalla Siria, diventando il disertore di più alto rango in 16 mesi di rivolte contro il regime. Tlass sarebbe scappato dal confine turco. Era diretto a Parigi, ha detto ieri il ministro degli Esteri francese Laurent Fabius alla riunione dei cosiddetti «Amici della Siria» (i Paesi favorevoli alla caduta di Assad), ma poi s’è rimangiato tutto dichiarando di non conoscerne la destinazione finale.
Mentre non è chiaro se il generale sia solo fuggito o se sia pronto a lavorare con i ribelli, la sua defezione alimenta negli oppositori varie speranze: che lo seguano i suoi ufficiali e soldati, che sia un segnale che la cerchia di fedelissimi del presidente possa disintegrarsi, e che altre famiglie benestanti sunnite di Damasco possano abbandonare gli Assad. Il sito web pro-regime Syria Steps conferma la defezione ma la sminuisce come «insignificante», pur ammettendo un certo effetto psicologico: «è uno shock per i siriani che credevano nella lealtà dei Tlass».
Il legame di amicizia, potere e interessi tra le due famiglie ha radici nella generazione precedente. L’ex presidente Hafez Assad conobbe Mostafa Tlass, il padre del generale disertore, all’accademia militare e furono insieme di stanza in Egitto durante la breve durata della Repubblica Araba Unita. Dopo che Hafez prese il potere nel ’70, l’amico divenne ministro della Difesa, fino alla pensione nel 2004.
Ma la fuga di suo figlio non è una totale sorpresa. Da mesi i rapporti tra Manaf e Bashar s’erano deteriorati. «Manaf non ha voluto usare la forza contro gli oppositori», dice al Corriere una fonte di Damasco che conosce il generale. Nel marzo 2011, fu mandato come una sorta di ambasciatore di Assad tra i manifestanti a Rastan (a nord di Homs), zona sunnita di cui la famiglia Tlass è originaria, e a Douma, vicino a Damasco. Tlass facilitò incontri col presidente e il rilascio di manifestanti arrestati. Secondo l’esperto di Siria Joshua Landis, la leadership militare (dominata dagli alauiti, la minoranza etnico-religiosa cui appartengono gli Assad) si oppose però a quella strategia, preferendo la repressione. Ambiguo è il ruolo del fratello di Manaf, Firas, imprenditore accusato di corruzione, che nel 2005 diceva di credere nelle riforme di Bashar, ma dal 2011 avrebbe finanziato i ribelli: alcuni dicono che giocava su due tavoli, altri che avrebbe fornito armi alla rivolta spingendola a diventare violenta per scopi poco chiari. Ma a distruggere la fiducia tra le due famiglie sarebbe stata la defezione a Rastan, lo scorso anno, del luogotenente Abdel Razzaq Tlass con 400 soldati: è un cugino, oggi leader della nota brigata ribelle Farouq. Era stato Manaf Tlass a raccomandarlo per l’esercito.
Da gennaio il generale non usciva più dalla casa di Damasco, sorvegliata dall’intelligence. A Parigi vive la sorella, vedova di un ricco commerciante d’armi saudita, raggiunta a marzo dal padre ottantenne Mostafa Tlass. Firmò lui, nel 1982, i documenti in cui si ordinava il massacro di Hama, anche se c’è chi dubita che la decisione fosse solo sua. Invece in Libano, nel 1983, disse di aver evitato gli attacchi contro i peacekeeper italiani per amore di Gina Lollobrigida. Fu anche grazie al suo appoggio che Bashar divenne presidente alla morte del padre nel 2000. Quando l’erede designato di Hafez, Basil, morì in un incidente, il ministro disse di vedere negli occhi di Bashar la luce del fratello. Ma stavolta la sua famiglia ha scommesso contro il regime.
Viviana Mazza