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 2012  luglio 09 Lunedì calendario

CONTROLLARE LA RAI, OSSESSIONE RISCHIOSA

Se lo spread è alle stelle e lo spettro del default non ci abbandona, eppure i partiti, esautorati dalle funzioni di governo assunte dai tecnici, si estenuano nella loro occupazione preferita: spartirsi ossessivamente la Rai. Non fanno altro, ma lo fanno con enfasi e con commovente dedizione. Per loro la Rai è l’inizio e la fine della loro fissazione. E pensare che il controllo della Rai, lungo tutto l’itinerario della Seconda Repubblica, non ha portato loro nemmeno un voto. Anzi, Libero potrebbe applicare alla tv di Stato uno dei titoli della sua top ten: «La Rai (elettoralmente) porta sfiga».
E certo, è inconcepibile per gli ossessionati del «decide tutto la tv», «è la tv che determina le sorti politiche della Nazione», ma un minimo, solo un minimo di aderenza ai fatti dimostra che il controllo più o meno soffocante della Rai non ha mai favorito il partito dei controllori. Ricapitoliamo? Ricapitoliamo. Nel ’94, con la Rai «dei professori» spostata a sinistra, le elezioni sono vinte dalla destra di Berlusconi. La quale destra di Berlusconi, conquistata la Rai manu militari, perde nel ’96 le elezioni in favore della sinistra. La quale sinistra, riconquistata la Rai manu militari, perde nel 2001 le elezioni contro Berlusconi. Il quale Berlusconi, occupata militarmente la Rai, perde le elezioni a favore della sinistra di Prodi. La quale sinistra di Prodi, riaggiustato l’equilibrio (per la conquista manu militari non c’è stato il tempo), perde le elezioni del 2008 a favore di Berlusconi. Il quale Berlusconi eccetera eccetera.
La Rai porta male? No, ma non porta voti. Ovviamente quelli che fingono di saperla molto lunga e con aria assorta spiegano che è la tv a decidere le sorti elettorali, potrebbero domandarsi con ficcante perspicacia: e allora, perché i partiti sono così infervorati per conquistare la Rai, o almeno smembrarla secondo la logica lottizzatoria che imperversa da sempre? Perché la Rai non porta voti, ma potere. Non porta consenso, ma clientela. Perché permette di esercitare il comando, di assumere amici, parenti e sodali con i soldi pubblici del balzello altrimenti detto «canone», mostrando così forza e influenza.
Ecco perché sono così assatanati. Ecco perché i partiti (tranne i Radicali) si risvegliano dal loro torpore ogni volta che all’orizzonte si staglia la sagoma di qualche cda, di qualche direzione, di qualche capostruttura. La Rai è un simbolo, una bandiera da strappare e da esibire, non un mezzo per creare consenso elettorale. Che qualche secondo in più di una nota politica di qualche telegiornale sia sufficiente per generare seguito elettorale è solo una superstizione. O una giustificazione. O al massimo una speranza, una promessa mai realizzata. Ma dietro questa superstizione si sprecano manovre, conciliaboli, spartizioni, guerre di cartapesta. Con i soldi pubblici, si intende. L’unica cosa copiata dalla Bbc: il canone.