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 2012  luglio 08 Domenica calendario

APPUNTI PER GAZZETTA. SQUINZI A BRACCETTO CON LA CAMUSSO ATTACCA IL GOVERNO E MONTI GLI RISPONDE A BRUTTO MUSO


REPUBBLICA.IT
AIX-EN-PROVENCE - Parlando alla Conferenza economica di Aix-en-Provence 1, il premier Mario Monti si è tolto qualche sassolino dalla scarpa. E ha speso poche ma efficaci parole contro il presidente della Confindustria Squinzi e le sue ultime considerazioni negative sulla Spending Review: "Dichiarazioni di questo tipo, come è avvenuto nei mesi scorsi, fanno aumentare lo spread e i tassi a carico non solo del debito ma anche delle imprese, e quindi invito a non fare danno alle imprese".
Per Monti le critiche di Squinzi rappresentano la ciliegina sulla torta dopo una lunga serie di attacchi alla politica economica del Governo. "A fine marzo la Marcegaglia 2 aveva detto alla stampa internazionale che la riforma del lavoro è pessima, il 19 giugno Squinzi ha detto che riforma del lavoro è - cito - ’una vera boiata’. Ieri il medesimo presidente Squinzi si è associato ai commenti di un leader sindacale nel sottolineare i rischi di macelleria sociale e ha poi dato un voto al governo. E poi sempre Squinzi ha dichiarato che gli sembra pericoloso che l’Italia si avvii a realizzare il pareggio di bilancio nei tempi che il precedente governo aveva già fissato".
Monti condivide la quota 200 per lo spread, come indicato da Ignazio Visco, ma ricorda anche che quel livello "come sappiamo è più alto" e ne spiega le ragioni. "Credo che ci siano fattori di non ancora piena credibilità nel mercato e nei meccanismi a disposizione dell’Eurozona", da un lato, mentre "per quanto riguarda l’Italia c’è anche l’incertezza su quello che succederà nella politica italiana dopo le elezioni del 2013".
"Spero che l’Italia - aggiunge - riesca a dimostrare presto con le riforme politico-istituzionali che il ritorno a un normale processo elettorale sarà pienamente compatibile con la continuità delle politiche che l’Europa sta apprezzando".
Secondo il premier, in questi giorni alle prese con delicatissime operazioni di tagli alla spesa pubblica, le critiche da parte di figure istituzionali come Squinzi hanno effetti molto negativi sui mercati e sulle valutazioni delle organizzazioni internazionali. "Quindi - precisa - suggerirei di fare più attenzione non tanto per rispetto al Governo, che evidentemente non lo merita sulle basi di ciò che viene detto, ma per le imprese". Monti ha precisato anche che gli spread non scendono perchè "non c’è ancora piena credibilità nel mercato nei meccanismi a supporto dell’Eurozona e, forse, nel caso dell’Italia, c’è anche un po’ di incertezza su quello che succederà nella governance dell’economia o detto altrimenti nella politica italiana dopo le elezioni".
(08 luglio 2012)

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REPUBBLICA.IT MONTI A AIX EN PROVENCE
AIX EN PROVENCE - "Già nell’Eurogruppo in programma domani dobbiamo parlare subito di Unione bancaria e scudo anti-spread per aiutare chi, come l’Italia, ha un problema con la volatilità dei tassi". Il ministro francese delle Finanze, Pierre Moscovici, dopo l’incontro con il premier Mario Monti, ha detto che "le banche spagnole devono essere ricapitalizzate in fretta", annunciando che il prossimo Eurogruppo (dopo quello di domani) è programmato per il 20 luglio.
Anche il premier italiano, durante la conferenza degli economisti a Aix en Provence, è tornato a parlare di area euro, incoraggiando i Paesi membri a "una coesistenza armoniosa". Monti ha detto infatti che l’Europa pur avendo "una situazione macroeconomica migliore delle altre, a volte, a causa delle divergenze tra gli Stati, paradossalmente proietta all’esterno un’immagine che fa preoccupare, per esempio, gli Stati Uniti". Proprio come si è visto durante l’ultimo vertice del G20 dove l’Europa è stata messa, ha precisato il premier, sul banco degli imputati.
Parlando al "Circle des economistes", Monti si è detto anche incerto sul fatto di perseguire un’integrazione economica e politica basata solo sull’Eurozona. "So che questa, in Francia, è la visione più diffusa, ma io ho un po’ di remore su questo. Sarebbe meglio non isolarci troppo dal resto dei Paesi dell’Unione che non fanno parte dell’eurozona". Secondo Monti, se dobbiamo arrivare a una creditocrazia sarebbe poi molto difficile costruire la governance dell’Europa. "Attenti alle difficoltà dell’Europa a gestire le differenze di credito e di debito". E una parola il premier l’ha spesa anche per la Germania: "È importante che non sia legata a un senso dell’immediato, ma che lavori sul lungo termine", ha detto.
Monti è stato perentorio nel precisare che, sebbene l’Italia sia considerata dal Nord dell’Europa come un Paese debitore, essa non ha mai domandato un solo euro all’Efsf: "Abbiamo contribuito in proporzione in modo simile alla Francia e un po’ meno della Germania agli aiuti per Grecia, Portogallo, Irlanda e ora anche per le banche spagnole e nonostante questo continuiamo a essere considerati un Paese debitore", ha aggiunto. "Abbiamo chiesto di mettere in atto un meccanismo che limiti la differenza degli spread".
"È molto importante che l’Europa si costruisca sulla realtà e non sui pregiudizi - ha detto il presidente del Consiglio - l’Italia ha ancora un debito molto grande perché è un Paese che nei decenni ha accumulato un alto debito pubblico. Però questo debito pubblico non ha dato luogo ad aiuti da parte dell’Ue verso l’Italia, come è avvenuto per Grecia, Irlanda e Portogallo. Ma nel nord dell’Europa - ha aggiunto - c’è una specie di riflesso condizionato che porta a fare dell’erba un fascio".
Alcuni Stati del Nord Europa, ha aggiunto, minano la "credibilità" dell’Eurozona. Pur non nominando esplicitamente Olanda e Finlandia, che nei giorni scorsi si erano detti contrari allo scudo anti-spread 1, Monti fa un chiaro riferimento alle dichiarazioni espresse nei giorni scorsi dai loro rappresenti istituzionali.
Per la Merkel bisogna passare a unione politica. E intervenendo a Reims al fianco di Francois Hollande per i 50 anni della riconciliazione franco-tedesca, anche Angela Merkel non si è lasciata sfuggire l’occasione per tornare a parlare d’Europa. La cancelliera tedesca ha sottolineato che l’unione monetaria dell’euro non è abbastanza forte e per questo "bisognerà passare all’unione politica, anche se sarà una "fatica di Ercole". "La nostra chance è quella di essere uniti - ha detto la Merkel - L’Europa è molto più di una moneta e la relazione franco-tedesca è inevitabile avendo segnato fortemente l’unificazione europea". La Merkel ha inoltre sottolineato che questa relazione "non è esclusiva" e "ognuno può associarsi".
Almunia: "Crisi è occasione per rifondare unione monetaria". L’accordo di Bruxelles sullo scudo antispread è stato condiviso da tutti e non può dunque essere rimesso in discussione. Un’opinione condivisa anche dal commissario europeo alla Concorrenza Joaquin Almunia, che in un’intervista a Il Sole 24 Ore ha però spiegato che è inutile nascondersi le difficoltà insite nei dettagli dell’accordo: "Se vogliamo uscire dalla crisi non possiamo permetterci di far cadere gli Stati, ma nemmeno il sistema finanziario. Ma è difficile spiegare a un cittadino perchè il suo Paese deve dare un prestito ad un altro Paese. Non c’è ancora una cultura politica europea di questo tipo".
(08 luglio 2012)

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REPUBBLICA.IT - L’INCONTRO A SERRAVALLE PISTOIESE TRA CAMUSSO E SQUINZI
DAL NOSTRO INVIATO ROBERTO MANIA 8SU REP DI STAMATTINA)
SERRAVALLE PISTOIESE
— Governo rimandato, anzi praticamente bocciato. Giorgio Squinzi, presidente della Confindustria, parla alla festa della Cgil di Serravalle Pistoiese, nel suo primo faccia a faccia pubblico con il segretario della Cgil, Susanna Camusso, e prende solo applausi. Dà un voto «tra il cinque e il sei» al governo dei tecnici dai quali — ammette — «mi sarei aspettato di più», rilancia la concertazione, avverte, d’intesa con la Camusso, che la spending review non può assolutamente tradursi in un’operazione di «macelleria sociale», spiega che non si può uscire dalla recessione solo con il rigore che comprime la domanda mentre servono gli investimenti, soprattutto in ricerca, per far ripartire lo sviluppo. E a sorpresa (perché nessun suo predecessore l’aveva mai fatto) dice che «se per salvare il Paese, in una situazione di emergenza, dovesse servire la patrimoniale, facciamola pure!». «Purché non riguardi il patrimonio delle
aziende, ma quello delle persone. Mi sono sempre dato una regola guidano il mio gruppo: azienda ricca e famiglia povera». Apprezzano i sindacalisti. E, va da sé, Susanna Camusso che solo poco prima aveva riproposto la “ricetta Hollande”, perché se si ricerca l’equità si deve chiedere di più a chi ha di più anche per evitare di avvitarsi dentro la recessione.
Da anni la distanza tra la Cgil e la Confindustria non era così breve. Nessuno ha ora voglia di scontri o di «revanche», come dice Squinzi. Altro che Marchionne: «Il mio modello è diverso», sottolinea il patron della Mapei. Tornerà la Fiat in Confindustria? «Non lo so. Non ho mai incontrato Marchionne, ma lui mi ha fatto sapere che non ha interesse a farlo ». Fiat e Confindustria, destini separati.
Susanna Camusso e Giorgio Squinzi, intervistati da Massimo Giannini, vicedirettore di
Repubblica,
rappresentano interessi che non sembrano affatto lontani, nemmeno più contrapposti. Li ha drammaticamente avvicinati la crisi, perché le aziende non possono più reggere comprimendo i margini ai livelli minimi, perché il lavoro che si decompone poi non si recupera più. Proprio per questo la Cgil si prepara a imporre nell’agenda della politica la questione della «creazione del lavoro» e per farlo arriverà a settembre allo sciopero generale,
con l’intenzione di farlo insieme a Cisl e Uil. Molto più, dunque, di una critica alla spending review, che nell’analisi della Camusso si riduce a meri tagli lineari che produrranno soltanto «meno servizi per i cittadini». Politica sbagliata quella di Monti e metodo sbagliato. Lo dice nettamente la Camusso,
lo ripete solo con qualche lieve differente sfumatura Squinzi. Per entrambi il governo dei tecnici è una parentesi. Insieme a Cisl e Uil hanno preparato un pacchetto di emendamenti al decreto sviluppo per modificare la riforma del lavoro. Quella che Squinzi definì una «boiata» e che — sempre
parole di Squinzi — «non si capisce che riforma sia se già bisogna cambiarla». E dal lavoro, quindi, può ripartire la concertazione. «Per invertire la tendenza», chiude la Camusso. Perché quel 36 % di disoccupazione giovanile è la vera emergenza.