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 2012  luglio 07 Sabato calendario

ROMA — Pene più severe per chi assume un immigrato irregolare. Permesso di soggiorno allo straniero vittima di “grave sfruttamento” che denuncia il suo datore di lavoro

ROMA — Pene più severe per chi assume un immigrato irregolare. Permesso di soggiorno allo straniero vittima di “grave sfruttamento” che denuncia il suo datore di lavoro. Due norme promettono di migliorare la vita dei migranti. Una terza, la norma transitoria, annuncia una rivoluzione: chi mette in regola il proprio dipendente extracomunitario stipulando finalmente un contratto alla luce del sole eviterà di incappare nelle nuove sanzioni. Lo chiamano “ravvedimento operoso”, in pratica è il via libera a una nuova regolarizzazione. È questo il risultato del decreto legislativo che il Consiglio dei ministri ha approvato ieri in via definitiva. Ed è proprio sulla norma transitoria che si scatena la polemica politica, con Pdl e Lega pronti a bollare come «una sciagura la sanatoria di clandestini». Il decreto recepisce la normativa comunitaria in materia: la direttiva europea 2009/52/CE, di cui fu relatore Claudio Fava. Nel nostro Paese impiegare chi non è in regola col permesso di soggiorno è già un reato, punito con l’arresto da sei mesi a tre anni e 5mila euro di multa per ogni dipendente. Ora le pene si fanno più severe: chi è stato condannato per aver dato lavoro a un immigrato senza permesso dovrà pagare una multa pari al costo medio del rimpatrio del lavoratore straniero. Pene aumentate di un terzo, poi, se i lavoratori irregolari sono più di tre, se sono minori di 16 anni e sono sottoposti a condizioni lavorative di grave sfruttamento. Non solo. In questi casi è rilasciato il permesso di soggiorno della durata di sei mesi, con possibilità di rinnovo per un anno o più, allo straniero che abbia presentato denuncia e cooperi nel procedimento penale contro il datore di lavoro. E ancora: il decreto nei fatti potrebbe dare il via libera a una piccola sanatoria. Una norma tran- sitoria permette, infatti, al datore di lavoro di “pentirsi” (entro una finestra temporale ancora da fissare e che si aprirà dopo la pubblicazione delle nuove norme), stipulando i contratti di lavoro e, dunque, avviando il processo di regolarizzazione. Il ministro Andrea Riccardi qualche mese fa aveva espresso l’opinione che fosse necessario accompagnare l’applicazione delle nuove norme con una breve fase transitoria che prevedesse la possibilità di un “ravvedimento operoso” per il datore di lavoro. Le stesse Commissioni della Camera e del Senato avevano espresso a larga maggioranza la volontà di prevedere questa fase transitoria. I tecnici dei ministeri interessati stanno ora lavorando agli ultimi dettagli: si tratterà di adempiere all’onere dei pagamenti retributivi e fiscali pari ad almeno tre mesi e pagare un contributo di mille euro per ciascun lavoratore. «Siamo di fronte a strumenti straordinari - esulta Filippo Miraglia, responsabile nazionale per l’immigrazione Arci - il provvedimento potrebbe riguardare non meno di 500mila persone e portare un gettito di circa 3 miliardi di euro di contributi previdenziali ». Per Susanna Camusso, segretario nazionale della Cgil, è «una delle pochissime notizie positive di questa stagione». Forti critiche arrivano invece dal centrodestra: «Non vorremmo sostiene il capogruppo al Senato del Pdl, Maurizio Gasparri - che dentro questa norma si celasse una qualche forma di sanatoria, che potrebbe attrarre addirittura ingressi di clandestini nel nostro Paese». Soddisfazione, invece, dalle fila del centrosinistra. Per Livia Turco (Pd) «si tratta di un provvedimento di buon senso, che non ha nulla a che vedere con una sanatoria». Un’altra notizia sul fronte immigrazione è arrivata ieri dal palazzo della Consulta: le badanti possono essere regolarizzate (in base alla sanatoria 2009) anche se condannate per reati come il furto. A patto che chi si è macchiato del reato non rappresenti una «minaccia per la sicurezza». (vla.po.) *** ROMA — Schiavi e caporali. Datori di lavoro opachi e immigrati invisibili. La nuova “legge Rosarno” mira a scoperchiare il mondo della clandestinità. Due le armi: permesso di soggiorno a chi denuncia lo sfruttatore e regolarizzazione per il datore di lavoro che esce allo scoperto. MEZZO MILIONE DI INVISIBILI Gli immigrati irregolari sono un esercito, anche se le loro fila si stanno sfoltendo. Stando al XVII rapporto Ismu (Fondazione di studi sulla multietnicità), al 1° gennaio 2011 non avevano un valido titolo di soggiorno 443mila stranieri, 11mila in meno rispetto al 1° gennaio 2010. Dove vivono? «Per lo più al Nord Italia, ma la loro incidenza percentuale raggiunge il record al Sud spiega Alessio Menonna, ricercatore dell’Ismu - in base a un nostro studio di qualche anno fa gli irregolari sono il 53% del totale degli immigrati a Cosenza, il 46% a Foggia e il 45% a Vibo Valentia. Sono impiegati in nero nell’agricoltura, nell’edilizia, ma il vero bacino della clandestinità è stato il settore domestico. Almeno fino alla sanatoria 2009». SANATORIE E CLIC DAY Per la sanatoria colf e badanti 2009 è arrivata al Viminale una valanga di domande (295.112) e sono stati firmati 173.997 contratti. Le nazionalità più rappresentate sono quella ucraina (37.211), seguita dalla marocchina (36.138), dalla moldava (25.685) e dalla cinese (21.633). «In questo modo - prosegue Menonna - si sono sanati molti irregolari impegnati nel lavoro domestico. Con due limiti: sono stati regolarizzati spesso i casi meno gravi, di chi aveva un sia pur minimo reddito. E molti lavoratori domestici lo erano solo di facciata: in verità facevano tutt’altro, basta vedere gli alti numeri delle domande di cinesi». Poi ad arginare in parte il fenomeno degli irregolari è arrivato il decreto flussi col clic day di gennaio 2011: a vincere un posto sono stati i più veloci, vista la scarsità delle quote in palio (86.580 nuovi ingressi). L’IDENTIKIT DELL’IMMIGRATO IRREGOLARE A fotografare l’opaco mondo degli invisibili è un’indagine condotta nel 2009 dall’economista Tito Boeri per la Fondazione Rodolfo Debenedetti. Cosa ne emerge? Gli irregolari lavorano di più e guadagnano di meno rispetto a chi ha i documenti in regola. Insomma, sono una risorsa per molti imprenditori privi di scrupoli. Il 66% degli irregolari, infatti, ha un lavoro, nonostante sia privo di un titolo legale per rimanere in Italia. È impiegato in nero e fa turni molto pesanti: l’80% non si ferma neppure il sabato, il 31,8% lavora di domenica e il 38% fa anche turni notturni (contro il 22% degli immigrati regolari). Lavorano tanto, ma guadagnano poco. «Il 40% di chi non ha il permesso di soggiorno - spiega Boeri - guadagna meno di 5 euro l’ora, mentre fra i regolari la percentuale scende al 10%». CAPORALI E SFRUTTATORI Stando alla Flai-Cgil, oggi ci sono 400mila lavoratori che vivono sotto il giogo dei caporali e (secondo i sindacati) 60mila immigrati vivono ancora in condizioni di degrado simili a quelle riscontrare a Rosarno nei giorni della rivolta di due anni fa. Gli sfruttati dell’agricoltura guadagnano (al netto della mazzetta al caporale) sui 20 euro per una giornata di lavoro. Il contratto nazionale parla di 36,30 euro per sei ore e mezza di lavoro? Troppo. Oggi un bracciante è fortunato quando prende 3,50 euro l’ora. O meglio il padrone dà al caporale 3,50 euro l’ora per ogni operaio che gli porta e lui trattiene almeno 70 centesimi. Nell’edilizia è invece di 200-300 euro al mese la “provvigione” che pretende il caporale.