EGLE SANTOLINI, La Stampa 6/7/2012, 6 luglio 2012
L’Italia neosobria riscopre l’orto e la cucina di casa - Il pane impastato in casa, le colazioni in cucina a scodellone di latte e biscotti, le polpette e i canederli ricavati dagli avanzi: la nostra dieta è sempre più fai-date
L’Italia neosobria riscopre l’orto e la cucina di casa - Il pane impastato in casa, le colazioni in cucina a scodellone di latte e biscotti, le polpette e i canederli ricavati dagli avanzi: la nostra dieta è sempre più fai-date. La crisi ci sta dunque facendo tornare agli Anni 50? Sì, ma. Se l’Istat racconta un Paese in cui una famiglia su tre nel 2011 ha ridotto la spesa per generi alimentari (la spesa media delle famiglie è stabile, a 2.488 euro al mese, ma l’aumento dei prezzi fa sì che si rinunci anche a riempire il frigorifero), bisogna fare attenzione alle generalizzazioni. Il rapporto presentato da Coldiretti («La crisi cambia la spesa e le vacanze degli italiani») evoca un modo di consumare responsabile, attento agli sprechi, fatto di orti coltivati sul terrazzo, gruppi di acquisto solidale e materie prime comprate sfuse per risparmiare sull’imballaggio. Secondo la relazione del presidente Sergio Marini sulla base dei dati dei primi cinque mesi del 2012 elaborati da Coop Italia, abbiamo mangiato di meno (1,5% in meno), risparmiando su carne (-6%) e pesce (-3%) e abbondando con la pasta (+3%). Quando è possibile, consumiamo i pasti in casa: tagliati gli aperitivi (-4%) e le colazioni col cornetto al bar, con il trionfo dei breakfast casalinghi e il conseguente incremento negli acquisti di caffè macinato (+1%), latte (+2%), biscotti (+3%), miele (+4%), fette biscottate (+5%, addirittura). E poi un gran impastare pizze per la cena e torte per la merenda dei bambini, con la farina a +8%, le uova a +6%, il burro a +4% (e qui il nutrizionista non sarebbe d’accordo), più tutto un rispolverare di ricette della nonna, tra spezzatini e polpette, col pane avanzato che finisce in panzanella e le zuppe saggiamente composte con le verdure avanzate in frigorifero. Abituiamoci a vedere sempre meno happy hour e sempre più colazioni al sacco: sì, torna pure la frittata di maccheroni in spiaggia, come in «Domenica d’agosto» di Luciano Emmer. Al di là dei numeri, una vita familiare impostata sul contenimento degli sprechi (anche le caramelle sono a meno 6%), certo con un’attenzione maniacale alle offerte del supermercato e del discount, con i buoni sconto nel borsellino e l’occhio fisso ai prezzi da comparare. Ma se si compra meno spesso si compra meglio, niente fragole a Natale o arance a Ferragosto: più frutta e verdura di stagione (50% dei consumatori) e maggiore attenzione ai prodotti locali (40%). La spesa è diventata un’attività complessa, a cui dedicare cura: il 57% degli interpellati dichiara infatti di metterci più tempo, perché gira più negozi alla ricerca del prodotto migliore e conveniente, e quando centra l’obbiettivo ne pesa la quantità per evitare sprechi, e se può compra sfuso e senza imballaggio. Il dato più clamoroso è quello sui nuovi contadini: il 30% delle famiglie ha un orto, ma il 13% degli altri coltiva qualcosa in terrazza o sul balcone, dal basilico ai pomodori ciliegini, e basta leggere un libro appena uscito da Orme, «L’orto diffuso» di Mariella Bussolati, per saperne di più sulla sorprendente mappatura degli appezzamenti urbani. Si va meno nei negozi tradizionali (-43%) e più al discount (+29%); e se il 57% dei clienti conserva un rapporto con il supermarket, aumenta la rete di chi compra in gruppo, contando più su quel che c’è che su quello di cui si ha voglia. Con la crisi arriva dunque anche qualche opportunità. Il presidente di Coldiretti segnala che «ricostruire il rapporto che lega il cibo in tavola con il lavoro necessario per coltivarlo, è un passo importante per un Paese che ha bisogno di riscoprire la propria identità per tornare a crescere».