MARCO ZATTERIN, La Stampa 6/7/2012, 6 luglio 2012
È il turno di Christofias L’ultimo comunista alla guida dell’Europa - Spero di ottenere i soldi da tutti e due», confessa Demetris Christofias, un uomo il cui profilo è un prontuario di storia mediterranea
È il turno di Christofias L’ultimo comunista alla guida dell’Europa - Spero di ottenere i soldi da tutti e due», confessa Demetris Christofias, un uomo il cui profilo è un prontuario di storia mediterranea. Guida Cipro dal 2008, è l’ultimo leader comunista del nostro emisfero e, da domenica, è anche il nuovo presidente di turno dell’Unione europea. Il suo è un paese piccolo quanto complesso, culla e crocevia di culture, commerci e faide, diviso e conteso da 38 anni. Vive male la recessione, ha i conti in rosso profondo e i disoccupati alle stelle. La crisi l’ha costretto a chiedere aiuto per ricapitalizzare le banche esposte con la Grecia, 10 miliardi, pare. Lo ha fatto col partner naturale, l’Ue, e con la Russia, amico fedele degli ultimi lustri. Strano? Il comunista Christofias si difende con un versetto capitalista: «E’ normale andare sul mercato a cercare le condizioni migliori». Christofias è nato a Dhikomo, Cipro Nord, nel 1946. «Posso vedere la mia casa, quasi toccarla, tanto è vicina», racconta ora che c’è un muro taglia isola e la capitale. E’ così dal 1974. A settentrione i musulmani protetti dalla Turchia, a sud la gente di lingua greca socia del club di Bruxelles. Da ragazzo era garzone nel caffè del padre, il locale dove si riuniva la resistenza ai britannici che allora governavano l’isola. E’ entrato del partito comunista Akel come strillone e non si è più fermato. Quando di prima mattina incontra un gruppo di cittadini in teatro di Nicosia la prima domanda è sulla sua fede comunista, Inevitabile. «Mi spaventa questa definizione», dice un polacco. «Non c’è nulla di male», lo tranquillizza il doppio nocchiero delle molte tempeste, le relazioni con Ankara «l’intransigente», i rapporti strettissimi con Russia e Israele, le banche al tracollo, la fresca responsabilità dei Ventisette che pur mica se la passano bene. Ha ambizioni importanti e programma con metodo. Consapevole che la sua capitale è la più lontana da Bruxelles, ha spostato un team di 200 persone in Belgio per evitare un costoso e laborioso avantindietro. Non vuole fare la figura del topolino. La cerimonia ufficiale, ieri sera con Commissione e Consiglio al teatro di Kourion, è stata toccante. Orchestra sul mare, discorsi in inglese, «Inno alla Gioia», vento mediterraneo caldo, proteste dei turchi ciprioti che si sbracciano per reclamare attenzione. Per una volta non s’è parlato di crisi, delle banche da ricapitalizzare che Cipro porta in dote con la presidenza. Christofias ha comunque chiesto soccorso all’Ue e questa ha mandato la troika a fare i conti e vedere cosa chiedere in cambio. L’hanno accolta male. I quotidiani ha pubblicato in prima pagina la foto degli sherpa, una sorta di “Wanted” post moderno. Per far pagare al fondo salvastati Esm una somma di 5-10 miliardi, Bruxelles esigerà riforme e magari anche l’innalzamento della “corporate tax” al 10% che stimola ricchezza relativa di Cipro, insieme coi miliardi fluiti dalla Russia. Christofias giura che non se ne parla. «Così affameremmo il popolo», ha spiegato.E’ per questo che il “comunista” di Nicosia si è rivolto anche a Mosca, aprendo un’asta competitiva senza precedenti. Lo ha già fatto lo scorso anno (2,5 miliardi), sa che i tassi sono bassi e non ci sono condizioni. Gli osservatori temono che Cipro diventi una isola rossa dipendente da Mosca. «La Russia non è l’Urss di una volta - controbatte Christofias -. Sono amici che si occupano di Cipro senza chiedere nulla in cambio». Difficile credergli. Nella zona di Limassol abitano 40 mila cittadini della Federazione, vengono in cerca di affari. In primavera è girata la notizia di un traffico d’armi russo a largo della costa. «Si narrano molte favole sul nostro paese», ha smentito il presidente. Lunedì i ministri Economici dell’Eurogruppo parleranno dei denari per Nicosia. «Mosca non ha ancora risposto», precisa il presidente. Bruxelles dovrà decidere se ammorbidire le regole, oppure rischiare di perdere un cliente di casa, il che politicamente sarebbe una sconfitta. «Ho parlato dell’opzione russa al Consiglio Ue - ha rivelato Christofias - non hanno avuto nulla da ridire». I tempi devono essere brevi e tutto si intreccia. C’è lo sconto greco aperto, così come lo è l’intervento sul credito spagnolo. Qualcuno dice che anche la Slovenia è in arrivo. Renderebbe il caso cipriota meno grave, ma di poco. «Il caso cipriota», come lo chiama anche il presidente Christofias, è molto di più. E’ una mina economica e politica. Se Cipro cadesse, sarebbe un terremoto negli assetti politici mediterranei, con ripercussioni dalla Grecia alla Siria, passando per Ankara che ancora sogna l’Europa.