Dino Pesole, Il Sole 24 Ore 6/7/2012, 6 luglio 2012
L’IMPATTO DEI TAGLI SUI CONTI 2012 È NULLO
L’impatto sui conti del 2012 della prima tranche di «spending review» è sostanzialmente nullo, come del resto ha anticipato il presidente del Consiglio Mario Monti nel negare che quella in atto sia una manovra correttiva. Non per questo la partita è meno impegnativa: tagli alla spesa corrente per sostituire i 4,2 miliardi già iscritti in bilancio per effetto del prospettato aumento di due punti delle aliquote Iva del 10 e 21%, e finanziare le nuove "indifferibili" spese.
Intento apprezzabile, perché l’ulteriore aumento del prelievo fiscale, concentrato sull’imposta che governa consumi e affari, provocherebbe un ulteriore effetto depressivo, ma tutto in salita come mostra il lunghissimo Consiglio dei ministri di ieri sera. Se si interviene sulla spesa pubblica a metà anno, l’impatto reale dell’intervento cresce automaticamente quasi del doppio. Quanto alle altre spese (dall’emergenza terremoto agli "esodandi"), si va anche oltre l’usuale "manutenzione" di metà anno. Il primo tempo della cura dimagrante che si intende imporre alla spesa segue un approccio che in alcuni passaggi richiama la logica dei tagli lineari e non quella della revisione strutturale dei meccanismi che la alimentano. La riduzione del perimetro entro cui si colloca l’intervento dello Stato e delle autonomie locali è una sfida impegnativa, non foss’altro perché interviene nella fase finale della legislatura, e non come sarebbe più logico ed auspicabile all’inizio.
Si prevedono altri passaggi, in autunno, che dovrebbero rafforzare la razionalizzazione agli acquisti di beni e servizi, la riduzione degli organici della pubblica amministrazione, i tagli alle uscite per ministeri ed enti locali. Al successivo piano di riorganizzazione delle strutture periferiche dello Stato e al probabile intervento sul fronte delle agevolazioni fiscali e assitenziali (le cosiddette tax expenditures) il compito di assicurare al bilancio ulteriori risorse per scongiurare del tutto l’aumento dell’Iva nel 2013. Sarà la legge di stabilità a recepire nel bilancio dello Stato gli effetti contabili delle diverse misure. Servirà auspicabilmente a rafforzare gli obiettivi di finanza pubblica.
Se quest’anno, per effetto della recessione, il deficit finirà per scivolare verso se non oltre il 2% del Pil, contro l’1,7% stimato dal Governo in aprile con il «Def», la vera sfida sarà rispettare il target del 2013. Lo ha ribadito Mario Monti, nel corso del bilaterale di due giorni fa con Angela Merkel: l’obiettivo resta quello di ottenere un avanzo strutturale (dunque depurato dagli effetti del ciclo economico) che dovrebbe attestarsi attorno allo 0,5% del Pil. Le variabili in gioco sono ancora molteplici al pari delle incognite. Se lo spread non si ridurrà stabilmente almeno al di sotto dei 300 punti base, difficilmente potrà essere rispettata la previsione di una spesa per interessi a quota 5,3% del Pil e al 5,4% nel 2013.
Se così fosse, andrebbero ricalibrati i target di finanza pubblica, e non si può escludere in via di principio il ricorso a nuove correzioni nel 2013 per centrare l’obiettivo del «quasi pareggio» di bilancio.