Roberto Giardina, ItaliaOggi 6/7/2012, 6 luglio 2012
ELSA E URSULA, DONNE DEI PREMIER
Ursula accanto a Elsa, il confronto personale a volte serve a capire. Sono due signore, il ministro del lavoro del professor Monti e l’Arbeitsminister di Angela Merkel, che mercoledì nell’incontro di Roma sono apparse fianco a fianco, a prima vista molto simili: piccole, nervose, scattanti, diverse da come pretenderebbero i rispettivi luoghi comuni, italiane prosperose alla Loren e tedesche statuarie alla Claudia Schiffer.
Il gioco delle contraddizioni continua: la professoressa Fornero ama essere spietata, o pragmatica secondo quanto sostiene lei, come noi ci immaginiamo siano i prussiani, e la sua collega berlinese invece è comprensiva e tollerante. Una insegna economia a Torino, l’altra ha studiato sempre economia e medicina: già questa accoppiata incuriosisce.
Non si dovrebbe dire l’età delle signore, ma i politici non hanno sesso: la collega di Monti è del 1948, Frau Ursula del ’58. Dieci anni decisivi: una è nata in pieno dopoguerra, l’altra quando in Germania stava per iniziare il miracolo economico. Fornero, che non ama il «la» prima del cognome, si è fatta da sola, da condizioni di partenza non molto felici. Frau Ministerin von der Leyen, che non ha problemi sul femminile come consente la lingua tedesca, è una figlia d’arte: suo padre Ernst Albrecht fu premier in Bassa Sassonia, è milionaria e ha sette figli.
Una privilegiata che, quindi, si preoccupa di quanti sono meno fortunati. L’italiana, invece, è dura: io ho vinto, nonostante tutto, colpa vostra se voi rimanete al palo.
Nel carattere delle due signore c’è qualcosa dei loro paesi. Frau Fornero è cattolica, la ricchezza (degli altri) è sempre sospetta, diciamo un peccato. La signora Ursula è luterana: i soldi non sono una colpa in sé, non si sospetta sempre che siano frutto di ribalderie, ma si ha il dovere di spenderli per il bene sociale.
Anche il nostro ministro dice a volte cose giuste, ma quasi sempre nel modo sbagliato, cattivo, offensivo. Un problema di comunicazione che mi meraviglia in un professore. Ha dichiarato che il lavoro non è un diritto. E intuisco cosa intendeva. Lo è, ma non sempre lo si ottiene. Tutti abbiamo il diritto di poter ambire al titolo di dottore, ma non tutti giungono alla laurea, per sfortuna, per motivi economici o perché non hanno le doti. Anche nella Ddr comunista, dove è cresciuta Frau Merkel, la scuola era selezionatrice. Chi non riesce a ottenere un lavoro vede leso un suo diritto e deve essere compensato, non costretto a morire di fame. C’è anche un diritto a non lavorare, e anche gli asociali vanno aiutati. Questo, almeno, in Germania. Il minimo vitale non sarà un diritto del singolo, ma è un dovere di una società civile. Ma la Fornero, a un gruppo di giovani donne che lo sosteneva, rispose che da noi c’è il sole, e nessuno lavorerebbe più per gustarsi a sbafo un piatto di spaghetti al pomodoro. Qualcuno certamente, persino in Prussia ci sono truffatori, però si controlla. I 367 euro mensili, più la casa, per sopravvivere sono garantiti, anche per chi non ha mai voluto lavorare un solo giorno nella sua vita.
La Merkel a Roma ha elencato i sacrifici necessari per risanare l’economia, ma non era suo compito scendere nei dettagli, e noi abbiamo voluto fraintendere. Ha aumentato l’età pensionabile da 65 a 67 anni, ma in vent’anni. I diritti acquisiti non si toccano. Si è ridotto l’assegno di disoccupazione, e così via, ma qui era possibile tagliare, e comunque lo stato sociale della Germania rimane il più generoso al mondo. Il sistema economico tedesco è anche un sistema morale, e le prime misure per proteggere i lavoratori furono introdotte da un conservatore come Bismarck. «La» Fornero, a volte, invece che al Cancelliere di ferro, sembra ispirarsi a Stalin. Contraddizioni sabaude.
Frau von der Leyen, quando era ministro della famiglia, ha proposto di raddoppiare i posti negli asilo nido (in rapporto alla popolazione sono la metà che da noi) ed è stata attaccata dai sindacati e dalla chiesa cattolica: le donne stiano a casa a badare ai figli. Ora è sempre sotto accusa perché vuol pagare un assegno alle madri che rinunciano al lavoro per badare ai pargoli. Una contraddizione? Lei pensa di no, forse sbaglia, non importa. Frau Ursula milionaria e supermamma ritiene che il lavoro vada compensato ovunque, non solo in ufficio o in fabbrica.