Massimo Sideri, Corriere della Sera 6/7/2012, 6 luglio 2012
SOCIAL NETWORK, I VOTI AI GIORNALI DI SEI PAESI
Non vale come rivincita morale sul malandato bilancio pubblico italiano. Ma il segnale è lo stesso molto significativo: quattro quotidiani italiani, il Corriere della Sera, la Repubblica, La Stampa e Il Fatto quotidiano, possono vantare un rating A sulle capacità strategiche di relazioni su Facebook. I giudizi in stile agenzia di rating vengono dati da Innova Et Bella, società di consulenza italiana nata 25 anni fa, controllata dal management e presieduta da Francesco Guido Bonetti.
Due le pubblicazioni con la tripla A: il Washington Post e il New York Times (primo per numero di likers con 2,2 milioni cresciuti in maniera esponenziale sugli 1,2 del 2011). E due quelle con una A doppia: la tedesca Bild e il francese Le Parisien. Il campione comprende i principali giornali quotidiani nazionali stampati in Italia, Francia, Spagna, Germania, Gran Bretagna e Stati Uniti. Per ogni nazione sono stati posti sotto osservazione 10 fra i quotidiani più diffusi. Dodici i criteri per valutare i giornali sul fronte partecipativo, tra cui l’aver sviluppato un’applicazione per il social reading e l’aver integrato le strategie editoriali su più canali, tra cui Twitter.
In totale la fotografia fatta da I&B rappresenta al 30 giugno 2012 oltre 12,8 milioni di likers, con una crescita di 8,1 milioni rispetto ai 4,7 milioni fatti registrare nel 2011. Il dato sul social network si confronta nel 2012 con una diffusione media complessiva di 29,7 milioni di copie, in diminuzione di circa 1 milione di copie rispetto alla diffusione di 30,7 milioni di 12 mesi prima. Il like, la preferenza data con un click su Facebook a un prodotto o azione di un utente, potrebbe sembrare un segnale superficiale. Una preferenza umorale e passeggera. Ma basta guardare all’importanza che gli viene data da Facebook per capire che non è così: proprio in questi giorni negli Stati Uniti si sta discutendo per rendere più trasparente l’uso ai fini della pubblicizzazione delle qualità di un prodotto dei nostri like (è come se l’utente venisse mandato in tv a sua insaputa per dire che un detersivo è buono). «Il like — spiega Guido Bonetti — è un indicatore importante perché dando la propria preferenza di fatto l’utente entra a fare parte del Corriere e il giornale "acquisisce" il suo profilo. Facebook stesso sta introducendo una maggiore tracciabilità sui comportamenti di lettura degli utenti tramite i social reader». Il rating A, dunque, è un messaggio da non sottovalutare: l’Italia combatte sul fronte dell’innovazione. E riesce a dire la propria. Non c’è nessuna maledizione che grava su di noi relegandoci a un ruolo di serie B nel mondo del web che non sarà veloce come il bosone di Higgs ma che comunque richiede gambe e menti veloci per stargli dietro. Anzi, dalla ricerca emerge una curiosa anomalia: l’Italia è l’unica ad avere più likers che copie diffuse (rilevate ad aprile con i nuovi criteri adottati da Ads): 3,6 milioni di likers su 2,2 milioni di copie. Qualche confronto permette di capirne la portata: per ogni copia diffusa in Italia si registrano 1,67 likers. In Spagna il rapporto è 0,65, in Francia lo 0,59, negli Usa lo 0,41, in Gran Bretagna lo 0,21 e in Germania lo 0,17.
Massimo Sideri
@massimosideri